Aids, stop ai contagi con due iniezioni

Il farmaco protegge al 100% dall'infezione. I virologi: "Impensabile 10 anni fa"

Aids, stop ai contagi con due iniezioni
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Con la dovuta cautela ma si può dire che nella storia dell'Hiv siamo arrivati a intravedere la parola «fine». Ovviamente il virus non sparirà dall'oggi al domani ma i test del farmaco che protegge dal contagio - e quindi spezza la catena - hanno dato risultati sicuri al 100%. Cioè sono efficaci su tutti. Cosa vuol dire? Significa che in futuro gli unici contagi possibili saranno quelli tra persone che non sanno della presenza della malattia, il cosiddetto «sommerso». Tutti gli altri avranno uno scudo. Per prevenire l'infezione sarà sufficiente un'iniezione che si somministra due volte all'anno. «A lungo la diagnosi di Hiv è stata una condanna a morte certa e ora non è più così» interviene Roberto Burioni, professore di Microbiologia e Virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

«È un enorme passo avanti. Una terapia del genere, solo 10 anni fa, sarebbe stata impensabile. Grazie alla scienza abbiamo raggiunto un risultato eccezionale - commenta Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università del Salento - Non siamo riusciti a creare un vaccino ma la scienza è riuscita comunque a trovare una soluzione per tenere il virus sotto controllo».

Lo straordinario risultato è stato presentato dalla ricercatrice sudafricana Linda-Gail Bekker alla conferenza Aids 2024: tra le oltre duemila donne africane che avevano ricevuto un'iniezione semestrale dell'antivirale lenacapavir come profilassi pre-esposizione, nessuna ha contratto l'Hiv. «Immaginate se aveste un vaccino efficace al 100 per cento nelle donne cisgender e aveste bisogno di un richiamo ogni sei mesi» spiega Chris Beyrer, epidemiologo del Duke Global Health Institute. «Direste: ecco fatto, finalmente abbiamo uno strumento che può porre fine a questa epidemia».

Il produttore del farmaco, Gilead Sciences, aveva presentato i principali risultati della sperimentazione a giugno, ma alcuni ricercatori avevano riservato il giudizio fino a quando non avessero visto maggiori dettagli, ad esempio sugli effetti collaterali e sulla metodologia dello studio. I risultati completi, descritti da Bekker e pubblicati anche sul The New England of Journal of Medicine, «sono migliori di quanto chiunque avesse sperato» afferma Vincent Kioi, ricercatore di vaccini Iavi con sede a Nairobi.

Per la fine dell'anno sono attesti i risultati di un secondo studio di efficacia negli Stati Uniti e in altri sei Paesi, su uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini, ma le premesse sembrano buone.

Non è chiaro neanche quanto velocemente il farmaco potrà essere approvato dagli enti regolatori e prodotto, quanto costerà, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, e quanto velocemente il virus svilupperà resistenza. Tuttavia, i risultati forniscono speranza in un momento cruciale.

Le nuove infezioni da Hiv sono scese da oltre 2 milioni a livello globale nel 2010 a 1,3 milioni l'anno scorso. Ma un rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Programma congiunto delle Nazioni Unite mostra che i progressi si sono bloccati e il mondo sembra destinato a mancare l'obiettivo del 2025 per appena 370mila infezioni.

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