A volte la ruota della vita gira dalla parte giusta e fa poggiare le labbra delle dea bendata sulla propria guancia. Fatto sta che l'impegno, la buona volontà, la caparbiertà e, ovviamente, il talento devono fare il resto. La storia di Giovanni Michelotti è l'esempio più lampante possibile, perché da semplice garzone è riuscito a diventare un affermato designer di auto. Certo, si è trovato al posto giusto e al momento giusto, ma una volta ricevuta l'opportunità ha saputo sfruttarla a dovere, diventando una delle firme più illustri dell'automobilismo del Novecento. La sua storia merita di essere ripercorsa, perché talvolta l'impensabile sa trasformarsi in realtà.
La scalata agli Stabilimenti Farina
La prima grande fortuna, se così si può dire, di Giovanni Michelotti è quella di nascere, nel 1921, nella città giusta per respirare i motori giorno e notte: Torino. Sotto alla Mole Antonelliana si è sviluppato un universo produttivo, instancabile e in continua espansione, con molteplici e variegate realtà, tutte impegnate nella grande industria delle quattro ruote. All'eta di sedici anni, il giovane Michelotti entra negli Stabilimenti Farina, con il ruolo di garzone. Un impiego umile, manuale e di certo non creativo. Il ragazzo è costretto alle mansioni più basiche, come stendere i fogli sul tecnigrafo o temperare le matite. Lui però è bravo a osservare e a far sua l'arte dei grandi maestri che riempiono le stanze e gli uffici di un polo geniale. Michelotti vede e capta tutto, poi intorno a sé può specchiarsi nel lavoro di magnifici interpreti.
Improvvisamente la grande occasione bussa alla sua porta. Attilio Farina, figlio del titolare, conosce un segreto che riguarda Michelotti e i suoi bozzetti di auto, che egli improvvisa con abilità al di fuori dell'orario di lavoro. Così, quando il disegnatore al quale Michelotti faceva da garzone esce dall'azienda, Farina junior promuove il ragazzo, offrendogli una grande opporunità, ma infarcità di responsabilità. La bravura di Giovanni Michelotti è quella di non spaventarsi, di andare avanti per la propria strada adoperando tutte le proprie armi a disposizione. Grazie alle sue doti, riesce a imporsi e a farsi strada in una delle carrozzerie più importanti dell'epoca già in pochi giorni, quando crea un un disegno in scala 1:1 per l'autotelaio di una Alfa Romeo 6C 2500, ricevendo i complimenti di un ammirato Mario Revelli di Beaumont.
Michelotti, pioniere del ruolo di designer "freelance"
Giovanni Michelotti diventa in breve tempo una delle figure più eminenti della carrozzerie piemontese, tuttavia capisce ben prima di molti altri che il ruolo del "car designer", come si direbbe oggi, sarebbe diventato preminente e fondamentale all'interno dell'industria dell'automobile, a tal punto che l'inquadramento da dipendente non sarebbe stato più congegniale, né per lui né per gli altri della sua categoria. Per questo motivo, si mette in proprio e apre un studio dedicato a questa attività, nel centro di Torino. È il primo a farlo, rilevandosi un pioniere assoluto.
Non a caso la sua attività esplode e comincia ad allargarsi, tanto che acquista un capannone per lo realizzazione di maquette di auto a grandezza naturale. A quel punto iniziano a fioccare al suo indirizzo incarichi provenienti dai più importanti carrozzieri italiani, da Ghia a Bertone, da Vignale ad Allemano, con i quali instaura un rapporto di eccezionale collaborazione. Inoltre, questo approccio al mestiere di designer apre a Michelotti le porte di realtà straniere come BMW, Triumph e tante altre. Per la casa bavarese sforna alcuni capolavori che danno slancio a un brand in autentica difficoltà, mentre per i britannici regala le linee dei modelli più gloriosi di sempre.
Un'immensa capacità di ideare
Nel 1967 la sua attività tocca l'apice ed è costretto ad aprire uno stabilimento a Orbassano. Sempre in quel periodo anche la Fiat, al pari della Matra e della Daf, si avvalgono dei suoi servigi. La mente di Michelotti è un fiume in piena, con una cascata di idee da mettere continuamente in tavola.
La sua forza è che ogni bozzetto è differente, Michelotti non si inquadra dentro a uno schema ben definito, non segue delle regole prestabilite, cosa che lo porta a rifiutare anche incarichi prestigiosi che lo avrebbero visto al timone di qualche centro stile di chiara fama. Si pensa che abbia disegnato oltre 1.200 macchine, un dato che purtroppo si ferma al 1980, anno della sua prematura scomparsa, in quella stessa Torino che gli aveva dato i natali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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