Gli avversari di DSK temono la sua resurrezione Così una prostituta ha tenuto in scacco il mondo

Il bluff dei socialisti francesi: "Aspettiamolo per la corsa all’Eliseo". Ma la speranza è che all’udienza di luglio il banchiere non venga assolto. I personaggi: Super Benjiamin, l'avvocato delle cause vinte - Ophelia, la cameriera-prostituta che ha tenuto il mondo in scacco

Gli avversari di DSK temono la sua resurrezione
 
Così una prostituta ha tenuto in scacco il mondo

L’hanno già ribattezzato la «Fenice di New York», ma il Dominique Strauss Khan risorto dalle proprie ceneri, è in verità il peggior incubo della politica francese. Una spada di Damocle sospesa sulla testa di Nicolas Sarkozy. Un boomerang capace di scuotere il partito Socialista, ribaltarne giochi ed alleanze interne, far saltare le candidature per quelle primarie d’ottobre indispensabili per designare il candidato alle presidenziali del 2012. I primi a saperlo sono gli ex «compagni». «Tutti quelli che puntavano sulla sua scomparsa politica – ricorda l’amico socialista Jean Marie Le Guen - dovranno far i conti con un uomo nuovamente libero di muoversi e guardarli negli occhi». A Parigi, insomma, si stava meglio quando si stava peggio. Si stava meglio quando l’uomo nero, il violentatore di cameriere, il vizioso pervertito se ne stava alla sbarra e l’onore della Francia affondava nello Stige. Stava di sicuro meglio il Sarkò nazionale, muto, ma gioioso per essersi levato di torno quello sfidante dato come sicuro vincitore della sfida per l’Eliseo. Ora comunque vada, e dovunque la Fenice voli, tutto per Sarko sarà più difficile. Quasi impossibile se Dsk tornerà riabilitato, assolto dall’accusa di aver stuprato quella che, stando a rivelazioni dell’ultima ora del New York Post, non era una semplice nettacamere, ma una escort d’albergo. Un’escort spedita, guarda caso, proprio a rifar le stanze di un Strauss Khan con un debole per il sesso. Allora le voci, i sussurri, le ipotesi di un complotto architettato per far scivolare uno sfidante troppo pericoloso torneranno a sollevarsi. Torneranno a lambire le mura dell’Eliseo. E se anche Sarkò non ne fosse toccato dovrà comunque spiegare quel silenzio così disponibile di fronte ad una giustizia americana tanto solerte nell’ammanettare un simbolo della Francia e del suo orgoglio nazionale. Ma se Sarkò piange la casa socialista non ride. La caduta nell’abisso di Dsk era in fondo la manna delle comparse, lo zuccherino inatteso sulla lingua lunga e trafelata delle seconde scelte. Francois Hollande, il socialista populista, il Rutelli d’oltralpe felice di contrapporre un austero motorino alla rombante Porsche Panamera da 100mila euro su cui sgommava lo Strauss Khan icona della «gauche caviar» era sicuro di aver in tasca la candidatura alle presidenziali. A fargli ombra era rimasta solo Martine Aubry, la sgraziata segretaria socialista costretta a far i conti, nella fascinosa Parigi di Carla e Segolene Royale, con un’immagine personale costatale il titolo non proprio inebriante di Angela Merkel francese. La partita a due sembrava cosa fatta. Il 13 luglio Hollande e l’Aubry avrebbero iscritto la loro candidatura, si sarebbero preparati per il duello del prossimo ottobre. Un duello in cui l’eventuale terzo incomodo Segolene Royale aveva ben poche speranze. Ora invece tutto è da rifare. Hollande cerca di reagire mostrandosi nobile e coraggioso. «Non ho nulla in contrario - ripete - all’idea di rinviare il termine per la formalizzazione delle candidature». È un bluff nobile, ma disperato. E Holland lo sa. L’udienza prevista per il 18 luglio a New York potrebbe non assolvere completamente Dsk, ma l’ombra di qualche residua malefatta sessuale resterà ben poca cosa rispetto all’indignazione che gli errori della Grande Mela scateneranno in un elettorato socialista tradizionalmente anti americano. In verità Holland punta sull’orgoglio di Madame Aubry, di un segretario socialista tormentato dall’idea d’apparire - dopo l’apparente uscita di scena di Dsk - come un candidato di rimpiazzo. Non a caso l’Aubry pur dichiarandosi «immensamente felice» per la svolta nelle indagini si è ben guardata dall’appoggiare un rinvio delle candidature alle primarie. La grande speranza della prima donna socialista - ben più grande dell’«immensa gioia» fin qui ufficialmente manifestata - è che il fango delle scorse settimane impedisca comunque a Dsk di ricandidarsi spingendolo invece a giocare un ruolo di grande eminenza grigia elettorale.

In quel caso l’ex presidente del Fondo Monetario Internazionale potrebbe trasformarsi nel grande demiurgo della stessa Aubry regalando alla «Merkel d’oltralpe» l’immagine e la propulsione politica indispensabili per superare Holland e mettere poi alle corde Sarko. Con, in cambio, la promessa di trasformare il perseguitato di New York in influente e rispettato ministro della Repubblica.

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