Il Gruppo Marcegaglia scende in campo accanto all’ex Ilva e cogliendo un appello del ministro delle Imprese Adolfo Urso annuncia che pagherà in anticipo alcune fatture (ordini di coil) permettendo così all’azienda attualmente in amministrazione straordinaria (ma non ancora dichiarata insolvente dal tribunale) di potere avere la liquidità necessaria a sostenere la produzione. «L’assegno in arrivo da Mantova ammonta a 20 milioni e permetterà alle navi - spiega una fonte a il Giornale – di scaricare le materie prime, ferme da tempo per le fatture insolute, e tenere così vivo l’altoforno 4, l’unico in funzione».
«Il commissario ha fatto una prima due diligence e penso che martedì dirà cosa ha trovato», ha detto ieri Urso rivelando di aver fatto «appello alle aziende siderurgiche italiane, clienti dello stabilimento ex Ilva, chiedendogli di pagare in anticipo le fatture in scadenza nei prossimi mesi, per consentire al commissario di avere una cassa. Mi hanno risposto positivamente. Il gruppo Marcegaglia ha già dato ordine di pagare subito. Mi auguro che lo facciano anche gli altri gruppi, dimostrando che esiste un sistema Paese coeso per rilanciare il più grande asset siderurgico». Nelle prossime ore, dunque, altra liquidità potrebbe arrivare nelle casse del gruppo di Taranto e garantire continuità aziendale e rilancio. Un impegno, quello del gruppo guidato da Emma Marcegaglia, storico e primo cliente dell’ex Ilva che può essere letto anche come un segnale: la mossa potrebbe riservare alla società una “opzione“ nella nuova Ilva risanata. Di fatto il gruppo di Gazoldo ha tutto l’interesse a contribuire al salvataggio del polo tarantino.
Guardando ai prossimi giorni, Urso sarà in Puglia martedì e farà il punto con lavoratori, sindacati, indotto ed enti locali, insieme al commissario Giancarlo Quaranta, che ha già preso possesso dell'azienda ed è al lavoro su una due diligence. Nelle prossime ore invece a Copenaghen Urso parlerà con la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, del prestito ponte statale da 320 milioni, condizione indispensabile per salvaguardare gli impianti e sostenere l'ex Ilva. La partita per il futuro di Acciaierie d’Italia si giocherà anche in Europa. Il prestito ponte da 320 milioni «per non essere sottoposto al vincolo degli aiuti di Stato dovrà essere restituito», quindi dobbiamo «documentare questa possibilità ma, per farlo, l’impianto deve essere rilanciato», sottolinea Urso. Su questo ha iniziato a lavorare il commissario Quaranta, che spiega come l’obiettivo sia «riportare l’azienda nelle condizioni ottimali dal punto di vista dell’affidabilità produttiva e di sicurezza degli impianti».
Lunedì mattina il neo commissario di AdI incontrerà a Taranto i sindacati di categoria per fare il punto. E sui tempi necessari per il rilancio definisce l’orizzonte: «Sicuramente parliamo di mesi, non di anni».
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