È morto Roberto Colaninno: da Olivetti a Piaggio, protagonista dell'economia italiana

Aveva compiuto ottant'anni pochi giorni fa. Ha guidato alcune delle più importanti aziende del made in Italy. Fu l'artefice del rilancio di Piaggio

È morto Roberto Colaninno: da Olivetti a Piaggio, protagonista dell'economia italiana
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A ottant'anni appena compiuti si è spento Roberto Colaninno, presidente di Piaggio. È stato uno dei più straordinari protagonisti del boom economico italiano del secondo dopoguerra, un manager visionario che ha saputo interpretare i cambiamenti del mercato in tutte le aziende di primo livello in cui ha prestato la sua opera. Ha iniziato la sua attività nel 1969 alla alla Fiaam e in 50 anni di attività ha operato in Olivetti, Telecom e Alitalia, tre delle aziende simbolo del Made in Italy. Dal 2003 era presidente di Piaggio e si deve a lui il rilancio del marchio degli ultimi 20 anni e alla sua capacità di innovare e di gestire con un occhio sempre attento al mercato.

Il "primo tempo" dagli esordi a Olivetti

Dall'avvio in Fiaam nel 1969, Colaninno nel 1981 fonda, sempre a Mantova e sempre nel settore componentistica per auto, la Sogefi che sarà poi assorbita dalla Cir, la holding della famiglia De Benedetti. Ma se è vero che la sua fama imprenditoriale ha travalicato i confini nazionali con l'incarico in Piaggio nei primi anni Duemila, è vero anche che la nomina come amministratore delegato di Olivetti nel 1996 lo porta alla ribalta delle cronache economiche nazionali. Erano anni di grandi innovazioni per l'azienda leader nel settore delle macchine per ufficio, perché proprio in quel periodo, Olivetti ha dato vita a Omnitel, la prima compagnia di telefonia mobile privata, e a Infostrada, che invece gestiva la rete fissa in alternativa a Telecom, che all'epoca era monopolista. È stato il suo "Primo tempo", come ha intitolato la sua autobiografia.

Il suo "secondo tempo" da Piaggio ad Alitalia

Negli ultimi giorni, infatti, c'era grande soddisfazione nella casa motoristica con sede a Pontedera, che lui stesso aveva deciso di quotare in Borsa nel 2006 e che il cui titolo era stabilmente vicino ai massimi storici. Piaggio, parafrasando il libro pubblicato proprio nel 2006, rappresentava il suo "secondo tempo" professionale, l'azienda che l'ha reso un manager e imprenditore di fama internazionale. Il libro autobiografico rappresenta la prima occasione in cui Colaninno ha esposto al pubblico la sua visione industriale. Ma Piaggio non è stata l'unica azienda protagonista del suo "secondo tempo", perché nel 2008 viene chiamato in CAI, la Compagnia Aerea Italiana chiamata a salvare Alitalia e con il Gruppo IMMSI è tra i soci fondatori della nuova società che acquisisce le compagnie aeree Alitalia e Airone. È stato presidente e consigliere di amministrazione di Alitalia, oltre che membro del Consiglio di Mediobanca, Capitalia e altre istituzioni finanziarie, nonché del Consiglio direttivo e della Giunta di Confindustria. Ma così come accadde anche in Olivetti, il cambio di proprietà non gli ha permesso di portare a termine il suo piano industriale volto al rilancio di Alitalia.

La famiglia

La riservatezza sul suo lavoro e la famiglia hanno caratterizzato tutta la sua vita. Sposato nel 1969 con Oretta Schiavetti padre di Matteo Colaninno, vicepresidente esecutivo del Gruppo Piaggio, che per tre legislature è stato deputato, arrivando a ricoprire la carica di ministro dello sviluppo economico nel governo ombra del Partito Democratico, e di Michele Colaninno, amministratore delegato e direttore generale della holding industriale Immsi, responsabile delle strategie di innovazione prodotto e marketing del Gruppo Piaggio, e presidente di Acem. Nel 2000 è stato nominato Cavaliere del Lavoro e nel 2001, Roberto Colaninno ha ottenuto la laurea honoris causa in economia e commercio all'Università di Lecce. Poi, nel 2013, ha ricevuto il diploma di master h.c. in management, innovazione e ingegneria dei servizi dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

Nel 2014 è stato insignito Ufficiale della Legion d'Honneur da sua Eccellenza Alain Le Roy, l'allora ambasciatore di Francia in Italia, che ha commentato: "Un grande imprenditore italiano, rispettato e stimato da tutti".

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