Dagli ergastoli per mafia e omicidi non è riuscito a liberarsi. Ma dall'accusa di falso, per avere fruito nel 2004 del gratuito patrocinio in quanto quasi nullatenente quello sì, si è liberato. Anche se di nome fa Leoluca Bagarella e se è uno dei boss palermitani più sanguinari e pericolosi in assoluto. Il giudice monocratico di Palermo, infatti, qualche giorno fa lo ha assolto, accogliendo in pieno la tesi del suo difensore che ha dimostrato che il suo reddito è inferiore ai 9mila euro l'anno, così come previsto dalla norma dell'epoca. Dal 2008 infatti la legge è stata inasprita, e chi è stato condannato per 416 bis (associazione mafiosa) non può avere il gratuito patrocinio anche se il reddito è inferiore ai 9mila euro.
Il verdetto è arrivato qualche giorno fa. Ad emetterlo il giudice monocratico di Palermo, Salvatore Flaccovio. La vicenda risale al 2004, quando appunto il cognato di Riina - la sorella, Ninetta, è la moglie del superboss - chiese di ricorrere al gratuito patrocinio durante un processo che lo vedeva imputato. I pubblici ministeri si erano opposti, sostenendo che il nucleo familiare di Bagarella - composto da due sorelle - superava il reddito di 10mila euro. Di qui per il superboss l'accusa di falso. Accusa caduta con la sentenza del giudice monocratico.
Soddisfatto l'avvocato del boss, Giovanni Anania, che intervistato dal Giornale di Sicilia, ha spiegato che in molti processi Bagarella, che non ha un suo reddito, è stato costretto più di una volta a ricorrere all'assistenza legale gratuita.
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