Roma - Se le aziende trovano difficoltà nell’accesso al credito, non è soltanto colpa della crisi economica ma è il fattore-crimine ad avere un’influenza negativa determinante. È quanto emerge da un occasional paper di Bankitalia dal titolo Presenza della criminalità e caratteristiche dei prestiti bancari.
La denuncia di Bankitalia Il documento individua prima di tutto le tipologie di crimine che possono avere un effetto distorsivo sul mercato del credito. I crimini contro la persona e la proprietà, pur facendo crescere le spese per la sicurezza, risultano avere un’importanza marginale, mentre ben più significativo è l’impatto dei reati legati alla criminalità organizzata e alle frodi, che fanno crescere il costo del credito rispettivamente di 21 e 7 punti base. Non sono però i costi operativi, osserva Bankitalia, l’aspetto dove si esplica maggiormente l’effetto del crimine sul credito, bensì le forme di prestito. In aree ad alto tasso di criminalità, spiega Palazzo Koch, le banche fanno infatti maggior ricorso ai prestiti assistiti da garanzie reali, e i crediti rotativi risultano più frequenti rispetto agli accounts receivable.
I rischi di credito La criminalità influenza poi i rischi di credito. Se un’azienda con sede in un’area ad alto tasso di criminalità va in bancarotta, spiega lo studio, è più elevato il rischio che, durante la procedura fallimentare, i suoi asset finiscano in mano a creditori che, complice la lunghezza dei tempi della pratica e l’inefficienza dei tribunali, adottano strumenti di pressione illegali per prevalere sugli altri creditori. In presenza di un alto tasso di criminalità è inoltre più difficile per le banche calcolare le possibilità di insolvenza, a causa dell’instabilità delle condizioni di business e dai rischi non sistemici rappresentanti dalle frodi.
Le asimmetrie informative Un altro problema è costituito dalle asimmetrie informative. In un’area dove la criminalità e fortemente presente, gli operatori locali hanno una conoscenza dell’ambiente tale da poter ottenere più facilmente informazioni sulle condizioni economiche e finanziarie della potenziale clientela, laddove, in un contesto di scarsa trasparenza, un operatore esterno avrà maggiori difficoltà. La conoscenza dell’ambiente operativo, spiega l’istituto di via Nazionale, non sembra comunque avere effetti positivi, probabilmente perchè in tali aree l’accesso al credito potrebbe essere limitato da altri fattori, come la minore domanda da parte delle aziende.
La discriminazione sui clienti Infine, si legge nello studio, si può supporre una maggiore discriminazione da parte delle banche nei confronti dei clienti provenienti da aree dove la
criminalità e molto diffusa. Secondo Bankitalia ciò non dipende però da una maggiore diffidenza degli istituti di credito, bensì dalla fragilità dei clienti, che concorrono con operatori che utilizzano metodi fraudolenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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