Antonello Mosca
Star delle più belle spiagge e dei locali trendy d'Italia, attrici indiscusse nel mondo della moda e dello spettacolo, sintesi di colore e di design... Tutto questo si può riassumere in un solo nome: Havaianas. Dal Brasile, dove le calzature infradito sono ai piedi di tutti, indipendentemente dal reddito, fascia sociale o età, all'Italia, dove da tempo Havaianas è diventato un fenomeno esplosivo e un oggetto di culto. Si è passati da un prodotto democratico quindi ad un irrinunciabile accessorio di moda, ad un vero status symbol. E responsabili di questo brand che sta offrendo oggi decine di versioni di grande glamour, sono Alberto Regis e Alessandra Pivato. Personaggi estremamente dinamici e attenti alle evoluzioni della moda e dei trend di consumo, da tempo veri «esperti» di questo settore merceologico, li abbiamo ascoltati nella loro casa, per registrare una voce certamente insolita in questo grande mondo e sapere come vivono i loro spazi.
«Crediamo che in fondo la casa sia qualcosa di ben preciso - esordiscono gli stilisti - vale a dire un modo di essere e un modo di pensare. Solamente in questa maniera si giustificano le diversità delle abitazioni, il loro arredo, la loro ubicazione. Ciascuno di noi ha negli occhi un suo mondo, una maniera di concepire la vita, e tutto questo si riflette perfettamente nella casa. Di certo, e questo pensiamo sia una matrice comune, la casa è un punto fermo, un luogo al quale si ritorna sempre, in cui ci si può togliere le soddisfazioni dell'intimità, dei segreti, del parlarsi, dell'ascoltare la musica, leggere un libro e così via».
Avete seguito un filone ben preciso nell'arredarla?
«Non abbiamo voluto cercare uno stile o una tendenza, piuttosto abbiamo realizzato quello che per noi era più spontaneo, il mischiare i tanti mobili di famiglia che avevamo in posti diversi con alcuni di recente produzione o di puro design, il tutto rafforzato dalla presenza di opere d'arte».
Ma c'è uno stile che predomina in questi pezzi?
«Certamente il barocco italiano, quello che si sviluppò in tante regioni del nostro Paese e pure il design, ma quello che potremmo definire il più importante, vale a dire i pezzi creati negli anni Sessanta».
E come opere d'arte e autori, quali sono i preferiti?
«Certamente le elaborazioni concettuali di Alighiero Boetti, le sculture di Constantin Brancusi, e le ideazioni degli Oratori Brasiliani del Seicento. Una gamma quindi di esperienze e di sensazioni che è in fondo legata al nostro modo di vedere sia il mondo che il nostro lavoro».
Com'è il vostro soggiorno?
«Rappresenta la parte centrale della nostra casa ed è certamente la parte più accogliente: tante sedute, un grande tavolo per ospitare molti amici, pareti ricoperte di libri e gli apparecchi per ascoltare la più bella musica».
E la cucina?
«Come può vedere è davvero un locale immenso, perché la riteniamo davvero il cuore dell'abitazione, il locale dove si possono svolgere le più diverse attività, stare insieme con la famiglia, consumare i pasti ed anche coltivare gli hobbies».
E le camere da letto?
«Sono tutte realizzate all'insegna della sobrietà, cercando l'intimità attraverso le espressioni più comuni, senza per questo scadere nel banale».
Siete creatori di moda, disegnate e progettate, avete mai pensato di realizzare pezzi per la casa?
«Ogni tanto la tentazione ci sorride, ma riteniamo che i mondi siano diversi ed occorre tempo e attenzione. Ci siamo limitati ad un piccolo tavolo sistemato sotto la pergola. Certo che ci piacerebbe realizzare anche qualcosa di più impegnativo».
E dello stile etnico che "fa" molto moda?
«Non lo amiamo in casa nostra, ci piace viverlo nei viaggi cui ormai siamo condannati in giro per il mondo».
Ma esiste una casa che vorreste vivere fino in fondo?
«Ce lo siamo chiesti spesso, ma lei deve sapere che abbiamo un grande attico a San Paolo, in Brasile, una cascina sul fiume a Treviso, un appartamento a Torino. Cosa dovremmo vivere con più passione?».
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