Mal di montagna: diagnosi e trattamento

Il mal di montagna acuto è una condizione che si verifica quando ci si trova ad alta quota e può influire in modo significativo sul proprio corpo. Può colpire tutti gli atleti nel bel mezzo di trekking in alta quota o di una salita alpinistica e non va sottovalutato

Mal di montagna: diagnosi e trattamento

Il mal di montagna acuto colpisce le persone che salgono in alta quota. È causata dalla scarsa ossigenazione del corpo (ipossia) legata alla diminuzione della pressione dell'ossigeno nell'aria (maggiore è l'altitudine, minore è la pressione dell'ossigeno). I segni si manifestano generalmente ad altitudini maggiori o uguali a 3.000 metri ed in soggetti particolarmente sensibili sottoposti ad attività fisica intensa e prolungata.

Le cause

Il mal di montagna è causato dal calo della pressione atmosferica in quota, che a sua volta porta a una mancanza di ossigeno. Maggiore è l'altitudine, minore è la densità dell'aria. Diversi sono i fattori che favoriscono il mal di montagna: la velocità della salita, l'uso dell'aereo o dell'elicottero per raggiungere zone di alta quota e l'attività fisica nei primi giorni che deve evitare alla muscolatura sforzi troppo intensi: l'esercizio fisico deve essere infatti progressivo e preceduto dall'allenamento prima della spedizione. Anche il freddo e il vento aumentano gli effetti negativi dell'altitudine.

I soggetti colpiti sono generalmente giovani e senza particolari patologie. Se è prevista una permanenza in quota, è importante effettuare una valutazione cardiopolmonare. Esiste una suscettibilità individuale, vale a dire che le persone che hanno presentato questi sintomi tenderanno ad avere ricadute ad una quota equivalente.

Il disturbo si manifesta soprattutto nei primi 4 giorni successivi all'arrivo in quota, eccezionalmente dopo il 10° giorno.

I sintomi

Il mal di montagna acuto presenta diversi sintomi. L'organo più sensibile è il cervello: i segni della sofferenza sono mal di testa con insorgenza improvvisa, aggravata dallo sforzo o dal sonno; può associarsi inoltre a vertigini, ronzio nelle orecchie, disturbi visivi, notevole affaticamento, crampi ma anche problemi di memoria, disorientamento, rallentamento delle idee, disturbi del sonno. Si può notare anche uno stato di euforia che può essere fonte di incidenti. Oltre a questi possono palesarsi problemi digestivi come perdita di appetito, nausea, vomito. Sono evidenti anche manifestazioni cardiache o polmonari quali mancanza di respiro a riposo, aumento della frequenza cardiaca. Il sonno è una situazione durante la quale i disturbi si manifestano con maggiore frequenza in connessione con il riposo dei centri respiratori.

Altre condizioni legate all'alta quota sono:

  • l'emorragia retinica solitamente asintomatico e che si risolve spontaneamente entro poche settimane dalla discesa;
  • l'edema periferico che colpisce soprattutto le donne;
  • la cheratite da radiazioni ultraviolette (cecità da neve) che guarisce in meno di 48 ore

I rimedi

In generale si consiglia di interrompere l'arrampicata alla comparsa dei primi sintomi. In caso di lieve mal di montagna non è necessario scendere subito. Le soluzioni consigliate sono riposare molto spesso e assumere pastiglie analgesiche contro il mal di testa (paracetamolo). I sonniferi non sono raccomandati in quanto aggravano la depressione respiratoria e possono interferire con lo sforzo fisico.

Se le difficoltà persistono o peggiorano, il riposo è indispensabile ed è consigliabile scendere ad un livello inferiore (il fatto di scendere di 400/500 m è spesso sufficiente per un miglioramento repentino delle difficoltà respiratorie).

Se l'evoluzione ha una connotazione negativa si può presentare una crisi respiratoria, l'edema polmonare acuto d'alta quota, e dal punto di vista neurologico può comparire l'edema cerebrale.

Nel caso dell'edema polmonare acuto (il polmone si "riempie" d'acqua), la sua comparsa dipende dalla velocità di salita, dall'altitudine e dalla predisposizione individuale e i sintomi comprendono dispnea progressiva con tosse, espettorato schiumoso o sanguinante, aspetto violaceo del viso e delle mani, polso accelerato. Il trattamento si basa su riposo, ossigenoterapia e discesa.

L'edema cerebrale (pressione alta nelle cellule cerebrali che impedisce il loro funzionamento) è l' incidente più grave, richiede la discesa il prima possibile e ci sono segnali di allarme: mal di testa molto importante, vomito, disturbi dell'equilibrio, della vista, allucinazioni, confusione, rallentamento del pensiero. La situazione peggiora spontaneamente e può portare al coma e addirittura alla morte. Il trattamento si basa su ossigenoterapia e discesa. Alcuni altri trattamenti sono stati proposti (diamox, diuretici, ecc.) come parte della gestione medica.

L'importanza della preparazione

Lo sforzo fisico previsto deve essere rapportato alla capacità fisica e quindi all'allenamento precedente. Come per ogni sforzo fisico, si raccomanda anche di mantenersi idratati, di mangiare senza eccessi, di non fumare e di non bere alcolici. L'attrezzatura per combattere il freddo deve essere adattata. Infine, la suscettibilità individuale può essere rilevata da brevi soggiorni in montagna oltre i 3.000 metri.

Per evitare il mal di montagna è quindi necessaria un'attività fisica ben preparata precedentemente, in termini di attrezzatura e di organizzazione delle tappe e compatibile anche con il livello del componente più "debole" della squadra.

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