Berlino - Indenizzi per i danni morali, risarcimenti per quelli materiali e in più la gogna mediatica per giudici e pubblici ministeri pelandroni colpevoli di trascinare indagini e processi alle calende greche. Sono i punti forti di una riforma che verrà presto discussa al Parlamento tedesco per rendere più veloce ed efficiente l'apparato giudiziario e consentire ai cittadini che si rivolgono al magistrato di ottenere giustizia entro tempi ragionevoli.
Provvedimenti così radicali potrebbero far pensare che la giustizia tedesca si trovi in una situazione drammatica. In realtà non è così. Basti pensare che in Germania la durata media di una causa civile è di appena quattro o cinque mesi ed ancora più ridotti sono i tempi quando il giudizio passa dal primo al secondo grado. Un po' più lunghi sono i tempi dei tribunali amministrativi, dai dieci ai dodici mesi. E per quanto riguarda i reati penali le indagini vengono concluse entro gli otto mesi. Medie superiori a quelle di molti paesi europei e certamente invidiabili se paragonate a quelle italiane. Eppure la Corte costituzionale le ha giudicate in contrasto con il diritto sacrosanto dei cittadini di avere un apparato giudiziario che funzioni in tempi veloci. Di qui la riforma per processi più brevi.
Secondo la proposta di legge presentata dal ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, verrà fissata una durata di riferimento per indagini e processi che varia a seconda dei reati. Nel caso che giudici e pubblici ministeri non rispettino la durata fissata, i cittadini che si ritengono danneggiati dalla lentezza dei magistrati potranno presentare ad un apposito tribunale un'istanza denominata «verzögerungsrüge» (letteralmente «biasimo per il ritardo») e se verrà dato loro ragione otterranno a titolo di «pretium doloris» un indennizzo per il danno morale di cento euro per ogni mese di ritardo ed inoltre avranno il diritto di chiedere il risarcimento dei danni per l'attesa non giustificata. Non solo: giudici e pubblici ministeri che per motivi infondati non hanno rispettato i tempi di durata vedranno i loro nomi pubblicati sul Bundesanzeiger, il bollettino del ministero della Giustizia. Una pubblicità che non costituisce certo un bel voto nella carriera di un magistrato.
Insomma tolleranza zero per i magistrati che non lavorano entro i tempi stabiliti. E a nulla varrà invocare il tradizionale pretesto del troppo lavoro e della scarsità degli organici poiché la Corte costituzionale ha stabilito che tribunali e procure sono perfettamente attrezzati per far fronte alla domanda di giustizia. Con i suoi oltre ventimila giudici, pari a ventiquattro toghe per ogni centomila abitanti, la Germania è il paese con la maggiore densità al mondo di personale giudicante.
A far scattare la riforma per indagini e processi più veloci non è stata solo la raccomandazione della Corte costituzionale ma anche alcuni casi eccezionali di lentezza di alcuni tribunali decisamente in contrasto con le durate medie e che per la verità si contano sulle dita ma che hanno spinto la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo a tirare le orecchie ai magistrati tedeschi. Il caso più clamoroso riguarda una lite tra coniugi divorziati per l'affidamento dei figli.
La causa iniziò quando i due figli avevano uno otto e l'altro sei anni: si è conclusa il 21 gennaio di quest'anno dopo dodici anni quando entrambi i figli erano ormai maggiorenni e a risolvere il dilemma di chi affidarli ci aveva pensato il tempo. Un caso che ovviamente fece notizia ed alcuni giornali riferendosi alla lunga attesa per il giudizio parlarono di giustizia secondo «italienische verhältnisse», cioè all'italiana. Certamente non un complimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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