Massimiliano Scafi
da Roma
Il partito di plastica, assicura Sandro Bondi, quello non cè più da tempo. «Siamo già un formazione politica grande e strutturata, con delle grandi responsabilità e una classe dirigente grande e autorevole. Forza Italia, che rappresenta milioni di elettori, ha ampiamente dimostrato di essere aperta al confronto e al dibattito». Il partito «nuovo», «adulto», «pesante», quello invece potrà nascere soltanto nei prossimi mesi, dopo la riforma organizzativa che partirà in autunno.
Il via al restyling è stato dato dallo stesso Silvio Berlusconi, che ha incaricato il coordinatore nazionale Bondi di costituire un gruppo di lavoro per la revisione dello statuto con lobbiettivo dichiarato di «dotare Forza Italia di una organizzazione più radicata e una struttura interna più democratica e collegiale». La nuova bozza sarà poi «sottoposta allesame del presidente Berlusconi e portata entro il mese di novembre alla discussione allapprovazione del consiglio nazionale». Più dialettica, più condivisione delle scelte, più legami con il territorio e meno spazio ai satrapi di provincia. Queste, in pillole, le principali novità previste. Il leader non si tocca. Servono però più agilità e meno burocrazia. Soprattutto, bisogna rimuovere le incrostazioni, combattere i signori delle tessere, tagliare ledera dei potentati locali che fa da tappo a un ingresso di forze nuove dal basso. E infatti, tra i ritocchi principali messi nero su bianco nel comunicato ufficiale, spicca quello che prevede «un nuovo regolamento per lo svolgimento dei congressi comunali e provinciali».
Via dellUmiltà vuole dunque riprendere saldamente in mano le redini di Fi. La direzione nazionale, annuncia Bondi, sarà infatti rafforzata: «Saranno rappresentati i coordinatori regionali assieme agli esponenti più autorevoli del partito, per affiancare e aiutare Berlusconi nelle decisioni più difficili che ci attendono». Il Cavaliere non si discute: «Il dato politico irrinunciabile - ha spiegato il coordinatore nazionale al seminario di Gubbio - per Fi è certamente la centralità della leadership di Berlusconi, la quale però deve essere oggi aggiornata in vista della costruzione di un soggetto politico organizzato, ma non più alla maniera novecentesca». E se Forza Italia ad aprile «ha confermato di essere partito di maggioranza relativa, distanziando di ben sette punti i Ds», è comunque vero che dentro Palazzo Chigi adesso cè Romano Prodi e che «quindi dobbiamo porci alcune domande scomode e compiere pure una doverosa autocritica».
Dopo una stagione di successi, Fi «ha smesso di essere la cornice che teneva insieme le diverse Italie riassunte nella Cdl». Colpa, forse, «della lotta personalistica che è servita a mantenere inalterati potentati locali e ruoli apicali». Il partito, visto che non si può prescindere dal Cavaliere, «resterà presidenzialista», però, avverte Bondi, «non si può più salire sul tram di Forza Italia per conseguire un seggio che dia prestigio e ruolo sociale». Quanto al futuro della Cdl, la prospettiva resta quella del partito unico dei moderati.
Non è un lifting, ma un profondo make-up richiesto da tempo dal duo Bondi-Cicchitto e che trova adesso la «grande soddisfazione» di Enzo Ghigo. «È il primo importante risultato - commenta il senatore - del dibattito intenso e significativo che si è svolto nei giorni scorsi a Gubbio. Credo che sia stato giusto affidare a Bondi lincarico di rivedere lo statuto per assicurare una continuità rispetto allazione fin qui condotta. Condivido pure gli obbiettivi, dati per altro dallo stesso Berlusconi, di rafforzare la struttura territoriale del partito e renderla veramente democratica a tutti i livelli».
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