Il reflusso gastroesofageo, dovuto al rigurgito dei succhi gastrici provenienti dallo stomaco, è una patologia in netto aumento. Qualcuno sostiene che è una «malattia del benessere» (è frequente, infatti, nei grandi mangiatori e negli obesi). In ogni caso, è una malattia preoccupante.
Durante il terzo Forum internazionale sul reflusso gastroesofageo, conclusosi ieri a Milano, sono stati affrontati da più di trenta relatori due grandi temi: lesofago di Barrett (temibile perché può diventare veicolo di un adenocarcinoma) e lesofagite ulcerativa. Il Forum è stato ideato e organizzato dalla scuola di gastroenterologia dellUniversità di Milano, di cui è titolare il professor Gabriele Bianchi Porro.
Ha fatto da coordinatore uno dei suoi più stretti collaboratori: il professor Fabio Pace, il quale è riuscito a portare a Milano (il Forum si è tenuto nellaula magna del Sacco) gastroenterologi di tutto il mondo, perfino il professor Prateek Sharma, indiano, che è ritenuto il massimo esperto internazionale delle patologie gastro-esofagee e dellesofago di Barrett. Tra gli italiani, sono stati molto apprezzati i contributi dei professori Costamagna (Roma), Vigneri (Palermo) e Savarino (Genova).
«Sarebbe un errore - dice il professor Pace - sottovalutare il reflusso esofageo, di cui soffre od ha sofferto il 20 per cento degli italiani. Per fortuna, questa percentuale arriva solo al 5 per cento per lesofagite; ma la situazione cambia decisamente perché lesofagite tende a diventare cronica e porta con sé la minaccia di una degenerazione cancerosa. Il tumore dellesofago è quello che ha avuto il maggiore incremento (+150 per cento) negli ultimi dieci anni».
Letà in cui questa patologia si manifesta è quella compresa fra i quaranta e i cinquantanni. La sintomatologia, dominata dal rigurgito dei succhi gastrici, prevede anche un forte bruciore retrosternale. Oggi lendoscopia è lo strumento diagnostico più impiegato. È anche possibile misurare con una piccola sonda la tipologia e la consistenza del reflusso. Pace insiste sul concetto di cronicità. Il reflusso come tale, dice, può essere transitorio; ma lesofagite vera e propria è una malattia cronica che richiede attenzioni continue. Solo in dieci casi su cento il ricorso alla terapia chirurgica risulta decisivo. Come curarsi? Il professore risponde: «Le terapie endoscopiche ablative, che agiscono sulla parte malata, sono efficaci; ma nel lungo periodo servono anche cure farmacologiche. La nostra scuola ricorre, con buoni risultati, agli inibitori della pompa protonica come lesometrazolo; ma - ripeto - le cure non vanno interrotte».
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