Dischi, Triumph, cittadella della musica. Mogol: “Ho la ricchezza dello spirito”

Il più grande autore italiano di canzoni confida a Il Giornale.it: "Non so neanche se ho soldi in banca o meno, ma comunque sono solo numeri. È molto più importante come ci si comporta con il prossimo"

 Giulio Rapetti Mogol
Giulio Rapetti Mogol
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Vuol parlare di denaro e investimenti? Mi spiace per lei, ma la verità è che io non so nemmeno se ho soldi in banca o meno. In questo momento sono ottimista, perché altrimenti mia moglie mi avrebbe detto qualcosa. Ma io sono così: non ho mai gestito contratti, denari e altro. Per fortuna c’è mia moglie che si occupa di tutto.

Esordisce così Giulio Rapetti Mogol, il più grande e noto autore italiano di testi di canzoni, da tutti conosciuto semplicemente come Mogol. Ricordato soprattutto per il fortunato sodalizio con Lucio Battisti, Mogol ha in realtà dato un contributo molto più ampio alla cultura italiana. E anche se il denaro non è un tema al quale dedichi grossi pensieri, sulla ricchezza - intesa in senso lato - ha molto da dire e da insegnare.

Davvero non si è mai occupato di questioni economiche?

"Io sono sempre stato così, tanto che non ho avuto mai nessun tipo di problema legato al denaro. Eppure sono anche stato imbrogliato qualche volta per tanti soldi, da persone di cui preferisco non fare i nomi perché magari sono pure conosciute. Ma non serbo nessun rancore. Diciamo che sono al di là di queste cose."

La sua vita però è stata scandita da tantissimi successi. E con quelli sarà arrivato anche il denaro.

"Sì. Da quando ho vinto il festival di Sanremo a 24 anni, con la canzone “Al di là” (cantata da Luciano Tajoli), che ha venduto 6 milioni di dischi in 27 Paesi, non mi sono mai fermato (arrivando a superare le 1.500 canzoni pubblicate, Ndr). E con il tempo ho capito che i soldi arrivavano."

C'è stato un episodio in particolare?

"Mi ricordo che avevo questa passione per una Triumph, un’automobile a due posti bellissima. Pensavo che mi sarebbe piaciuto molto averne una e, a un certo punto, ho scoperto che potevo permettermi di comprarla."

Altri piccoli o grandi sfizi che si è tolto?

"Non ho grossi desideri voluttuari. Diciamo che i dischi che ho venduto e il resto del mio lavoro hanno portato denaro e mi hanno consentito di costruire il Cet (Centro Europeo di Toscolano), che è un Centro di eccellenza universitario della musica popolare. Si tratta di una vera e propria cittadella in un posto bellissimo (in Umbria, Ndr) il cui scopo è quello di valorizzare e qualificare nuovi professionisti della musica pop coinvolgendo l’interezza della persona."

Quindi è questo il suo grande investimento?

"Proprio così. La scuola è un'associazione no-profit (fondata nel 1992, Ndr), per cui rappresenta un’eredità e un regalo al mio Paese. Mi sono messo in testa di realizzarla tempo fa, in un momento di crisi, e oggi abbiamo raggiunto i 3 mila diplomati, formati da docenti bravissimi, tra i quali io sono l’unico che non prende una lira. Anzi, quando ci sono debiti, come nel periodo della pandemia, metto i soldi per pareggiare i conti. Ma questa è la cosa che mi dà davvero felicità. Se volessimo tornare all’argomento da cui siamo partiti, è la forma di ricchezza a cui guardo."

Molto spirituale come prospettiva.

"I soldi in banca sono solo dei numeri. Io, invece, la mattina esco di casa in un posto dove si respira aria pura, in mezzo ai boschi, nelle foreste tra Amelia e Todi, tra laghetti, foreste e montagne. Qui ci sono 12 paesini tutti nati due secoli prima dell’anno mille, meravigliosi e belli da vedere. Noi con il Cet siamo diventati l’ultimo borgo silente di questo percorso, che gli escursionisti concludono qui fermandosi a bere un caffè. Per quanto mi riguarda, sono queste le cose che contano davvero nella vita."

Se dovesse suggerire a chi legge come investire le proprie risorse cosa consiglierebbe?

"Posso dire che la vita va oltre quello che siamo qui e che quando moriremo tutti i soldi che abbiamo rimarranno comunque qua."

Quindi cosa fare?

"L’unica cosa che ci può salvare dalla paura della morte è la serenità, che è una cosa che non ha prezzo e che si conquista con l’autostima. Questa si costruisce agendo in modo nobile, prestando attenzione a non danneggiare gli altri quando agiamo. In base a come ci comportiamo possiamo diventare nobili o miserabili."

Da questo punto di vista i suoi investimenti hanno reso bene.

"Molto. Io sono contento, sono soddisfatto della mia vita.

Anzi, se devo dirgliela tutta, mi ritengo uno degli uomini più fortunati del mondo, perché riesco a fare delle cose che difficilmente avrei pensato di saper fare e poter realizzare, ma evidentemente ho qualche aiuto dal cielo che arriva quando serve."

Meglio di così…

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