Burtone si difende davanti al gip: «Non mi sono reso conto di nulla»

Interrogatorio di garanzia per il giovane che lo scorso 8 ottobre ha colpito con un pugno, uccidendola, una donna romena. A Regina Coeli Burtone è in isolamento per evitare ritorsioni da parte dei detenuti romeni. La suocera della vittima: «Punizione esemplare per l'aggressore»

Lo ha ribadito al giudice che è pentito, che se potesse tornare indietro si farebbe menare piuttosto che reagire a qualsivoglia provocazione. «Se potessi, riavvolgerei questo film che sto vedendo per agire in modo diverso», ha detto Alessio Burtone al gip Sandro Di Lorenzo durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli. È lì che è rinchiuso da lunedì con l'accusa di omicidio preterintenzionale dopo la morte dell'infermiera romena che ha colpito con un pugno in faccia lo scorso 8 ottobre alla stazione Anagnina della metro. Si trova in isolamento, Burtone. Questo perché si temono ritorsioni da parte dei detenuti romeni. «Alessio - sostiene il suo avvocato, Fabrizio Gallo - sta subendo una detenzione gravosa, è in isolamento come quelli del 41 bis ed è guardato a vista. Anche per questo ho chiesto al gip di valutare l'ipotesi degli arresti domiciliari». Il legale ha sollecitato anche la modifica del capo di imputazione alla luce di una perizia medico-legale, effettuata da Gianluca Albertacci, nella quale si evidenzia che Maricica Hahaianu non è stata colpita con un pugno ma con una manata. «La nostra perizia - spiega l'avvocato Gallo - chiarisce che si tratta di una manata o di una spinta, perché sul corpo della donna non sono state riscontrate ferite al volto ma solo una piccola lesione al labbro. Chiediamo quindi che sia cambiata la frase nell'ordinanza nella quale si parla di "violento pugno sul capo"». Burtone si è difeso davanti al gip sostenendo di non essersi fermato dopo aver colpito la donna perché non si era reso conto, al momento, di quello che stava accadendo, cioè che Maricica era rimasta in terra agonizzante tra l'indifferenza dei passanti.
Lasciando Regina Coeli il pm Antonio Calaresu non ha rilasciato dichiarazioni, se non per per invitare i giornalisti ad una maggiore moderazione: «Troppo rumore e troppo clamore non aiutano le indagini e non vorrei correre il rischio di mancare di rispetto alle sofferenze che sono coinvolte in un procedimento giudiziario per omicidio». Non sarà allestita a Roma la camera ardente per Maricica. I familiari hanno preferito tornare subito in Romania per preparare il funerale che si terrà tra qualche giorno.

Dalla Romania arrivano, durissime, le parole della suocera della donna, Rodica Fodoroiu: «Vogliamo che chi ha ucciso Maricica sia punito in modo esemplare: 18 anni sono pochi. Ha lasciato orfano un bimbo di tre anni e ha ucciso un essere umano con un destino infelice, che aveva dedicato la vita ad aiutare il prossimo».

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