Il problema è sempre lo stesso. Il traffico. Soffocante, impazzito, insopportabile. Muoversi nelle ore di punta al Cairo è praticamente impossibile. Sia per chi abita nei quartieri residenziali che si affacciano sul Nilo, sia nei quartieri più poveri e malfamati, sulle grandi arterie metropolitane, sulle piccole viuzze. Non si muove nessuno. Automobili, mezzi pubblici, carrettini, tutti in movimento ma alla stessa velocità, uno spostamento di pochi chilometri costa ore e ore di coda. Poi c'è il rumore, lo smog, nessuno si salva. Una megalopoli dove quindici milioni di persone e tre milioni di turisti sono costretti a vivere stretti stretti in 350 chilometri quadrati, con meno di un metro e mezzo quadrato di verde a testa, contro i venti previsti dalle leggi e dal buon senso. Tre milioni di auto in circolazione in un sistema viabilistico che a malapena ne reggerebbe mezzo milione. E poi sette università, 3.600 scuole, 460 ospedali,554 siti archeologici.
Per guarire una città al collasso ci hanno provato in mille modi: costruendo città satellite, ma non supportate da servizi e infrastrutture adeguati, o decentrando fin dove è stato possibile, istituzioni e uffici pubblici. L'unica soluzione è costruire una nuova capitale. Un centro moderno dove ricollocare governo, ministeri, banche, ambasciate.
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