Sembra ieri che è iniziato, ma anche questo Mondiale ce lo siamo messo alle spalle. Iniziato tra mille polemiche ed il dolore sordo di doverselo ancora una volta vedere da casa, senza poter tifare gli Azzurri, il primo Mondiale invernale (nell’emisfero settentrionale) ci ha regalato una serie di momenti che rimarranno a lungo nella memoria degli appassionati di calcio. Ve li riproponiamo qui, senza un ordine particolare. A voi e al tempo decidere quale entrerà nella storia della Coppa del Mondo.
Il palo sulla rovesciata
Seconda semifinale del mondiale, si decide chi andrà a far compagnia all’Argentina di Messi nella finalissima. Il gol di Theo Hernandez ha portato avanti la Francia campione del mondo in carica ma il Marocco, vera sorpresa del mondiale, non ci sta proprio per niente. Calcio d’angolo, palla che viene spizzata di testa e cade dalle parti di Jamal El Yamiq, difensore del Real Valladolid. Fare gol non è certo il suo mestiere ma prova una roba che non sfigurerebbe nell’album dei momenti migliori di Pelè: salta quanto basta per coordinarsi e mettere una rovesciata clamorosa. La potenza non c’è, ma andrebbe in porta se non fosse per l’attento Lloris, che la devia sul palo. Un momento di grande spettacolo che avrebbe potuto rimettere in corsa i Leoni dell’Atlante. Invece dei tanti gol è forse questo il momento più memorabile della corsa dell’undici nordafricano, una favola finita male che aveva appassionato il mondo.
Il debutto da incubo dell'Albiceleste
Le sorprese nelle partite inaugurali di un mondiale non sono certo una novità, ma alzi la mano chi si sarebbe aspettato che l’Argentina, reduce da una striscia di risultati utili da record, sarebbe uscita dal campo sconfitta dall’Arabia Saudita. Il calcio asiatico di passi avanti negli ultimi decenni ne ha fatti parecchi ma, inevitabilmente, quando affronta le vere superpotenze del calcio i risultati sono raramente esaltanti. Stavolta, invece, i Falconi guidati da un maestro del calcio offensivo come il francese Hervè Renard, mettono la partita perfetta, rimontano dopo essere andati sotto per l’inevitabile gol di Leo Messi ed escono dal campo sommersi dagli applausi del pubblico presente. Da lì in avanti, a dire il vero, i sauditi non è che combinano molto ma la loro vittoria contro gli strafavoriti sudamericani sarà ricordata per sempre a Riyad e dintorni.
I recuperi chilometrici
Per qualche strano motivo le autorità del calcio mondiale scelgono da qualche tempo proprio l’evento più importante, quello che tutto il pianeta guarda, per introdurre novità tecniche o regolamentari. Se alla vigilia l’attenzione di tutti era andata all’ennesima diavoleria tecnologica, il fuorigioco semi-automatico, sono bastate poche partite per rendersi conto che la novità che cambierà di più il futuro del calcio sarebbe stata un’altra: il recupero rivisto e corretto. Visto che, per ora, di introdurre il tempo effettivo non se ne parla nemmeno morti, l’indicazione data da Collina agli arbitri era stata chiara: recuperare tutto il tempo perso. Tradotta in pratica, questa nota a margine si è trasformata in recuperi chilometrici mai visti prima. Dieci, talvolta quindici minuti oltre i 90 regolamentari non si erano davvero mai visti. Ai posteri giudicare se si è trattata solo di una stranezza di questo singolare mondiale o se il calcio procederà davvero in questa direzione.
Le lacrime di Cristiano
Prima del calcio di inizio di questo mondiale era chiaro a tutti che tra gli eventi più memorabili di questa edizione ci sarebbe stata l’uscita di scena di qualche pezzo da novanta del calcio degli ultimi 20 anni. Pochi, però, si sarebbero immaginati che a costringere ad una fuga ingloriosa negli spogliatoi il cannibale del calcio moderno sarebbe stata una nazionale africana. L’era di Cristiano Ronaldo si chiude con le lacrime in mondovisione, catturate da una steadycam che lo segue fino all’ingresso dello spogliatoio, dopo che il suo Portogallo si è aggiunto all’elenco delle grandi fatte fuori dal catenaccio rivisto e corretto del Marocco. Avevamo già visto le lacrime di altri grandi, dalla generazione d’oro del Belgio, ai campioni della Germania, al pianto disperato di Neymar ma il finale di CR7 rimarrà a lungo impresso nella memoria dei tifosi. Sic transit gloria mundi.
L'Iran non canta l'inno
Gli incroci tra politica e mondiali non sono una novità, dalla polemica qualificazione del Cile a Germania ‘74 all’incrocio tra Iran e Stati Uniti a Francia ‘98, ma il clima arroventato che circondava la nazionale iraniana si è visto raramente in una Coppa del Mondo. Con il paese spaccato in due dalla rivolta successiva all’uccisione di una giovane donna da parte della polizia religiosa, tutti gli occhi erano puntati sugli undici del Team Melli. Nonostante le incredibili pressioni del regime teocratico, al debutto con l’Inghilterra quasi tutti i nazionali messi in campo da Queiroz si sono rifiutati di cantare l’inno della repubblica islamica, mostrando la propria solidarietà nei confronti dei giovani che si stavano battendo per la libertà. Alla lunga le minacce di ritorsioni degli ayatollah hanno riportato l’ordine ma il cammino di una delle possibili sorprese di questo mondiale è stato reso quasi impossibile dal contesto politico. Peccato, visto che la nazionale persiana avrebbe potuto fare molto meglio.
La prima donna arbitro
In un mondiale dove le polemiche non sono certo mancate, il debutto di una donna arbitro nella manifestazione più importante del calcio poteva quasi passare inosservato. Se i media occidentali hanno speso ettolitri di inchiostro per la famosa fascia arcobaleno e l’intervento a gamba tesa della FIFA che ha impedito a diverse nazionali di vestirla in campo, la prima volta di Stephanie Frappart è probabilmente l’evento che lascerà la traccia maggiore nella storia del calcio. La 39enne arbitro francese era stata chiamata ad arbitrare una gara non semplice, Germania-Costa Rica, ultima giornata di un gruppo che si era complicato maledettamente per la Mannschaft. Le tensioni in campo non sono mancate ma il fischietto transalpino ha tenuto in pugno la situazione, arbitrando in maniera quasi impeccabile. Questo, forse, è il mondo migliore per promuovere la causa femminile in paesi che, da questo punto di vista, hanno parecchio da recuperare. Nessuna censura ha potuto impedire a milioni di ragazze arabe di vedere una donna che si fa rispettare in campo.
Kane la spara sopra la traversa
Ormai è diventato un classico del calcio: ad ogni torneo importante, a Londra e dintorni basta una prestazione convincente perché i tifosi ritirino fuori la canzone degli Europei del ‘96 ed il suo ritornello “It’s coming home”. La canzone parlava del calcio ma per i sudditi di Sua Maestà quella che deve tornare è la coppa più bella, quella che hanno alzato con non poche polemiche solo nei mondiali di casa di 56 anni fa. I Three Lions partono forte, fanno sognare tutti per poi spegnersi sul più bello, spesso e volentieri dagli undici metri. Dopo la delusione atroce dell’Europeo perso ai rigori a casa loro, ci si aspettava che almeno questo fondamentale l’avrebbero allenato come si deve. Forse per questo che, quando l’arbitro ha assegnato il rigore che avrebbe portato sul 2-2 il sentitissimo quarto di finale contro i poco amati cugini francesi, si è presentato il capitano Harry Kane. Nel primo tempo il suo rigore non aveva lasciato speranze ad Hugo Lloris, suo compagno di squadra al Tottenham, quindi molti pensavano già ai supplementari. E invece no. Kane stavolta calibra male la potenza e, come Baggio a Pasadena, la manda ben oltre la traversa. Avanti la Francia, Inghilterra a casa con la valigia in più portata per la coppa vuota. Better luck next time.
Il Camerun batte il Brasile
Parecchi anni fa, Pelè dichiarò che non mancava molto prima che una nazionale africana alzasse al cielo la Coppa del Mondo. In questo caso, O’ Rey si è rivelato fin troppo ottimista. A parte qualche vittoria, le nazionali del continente nero hanno deluso. Anche stavolta, a parte la corsa dell’africana che nessuno si aspettava, il Marocco, le altre hanno fatto poco o niente. Nessuno si aspettava che proprio contro la favorita d’obbligo di ogni mondiale, la Seleçao di Neymar, i Leoni Indomabili del Camerun si ricordassero di avere con sé un continente intero. Partita piuttosto dimenticabile, con il Brasile già primo e gli africani già fuori, occasioni per i sudamericani che si sprecano ma niente gol. Poi, quando tutti già avevano messo mentalmente a referto lo 0-0, il colpo ad effetto: Aboubakar trova lo spiraglio giusto e porta in vantaggio gli africani. Siamo già nel recupero, quindi zero tempo per recuperare. L’attaccante si toglie la maglia e viene espulso dall’arbitro ma la festa continua come se niente fosse. La vittoria che nessuno a casa dimenticherà presto era già in saccoccia.
L'inchino di Hajime Moriyasu
Se nell’immaginazione di molti sarà la cavalcata commovente del Marocco a rimanere impressa, quello che i Samurai Blue hanno raccolto in questo mondiale asiatico non è stato da meno. Inserito in un girone che definire complicato è un eufemismo, la nazionale del Giappone è riuscita in un’impresa all’apparenza impossibile: battere due squadre campioni del mondo come Germania e Spagna. I nipponici sono cresciuti molto negli ultimi anni ma nessuno si aspettava molto da loro. Quando agli ottavi si trovano di fronte i vicecampioni in carica della Croazia, parecchi a Tokyo ci credono davvero. Ennesima prestazione maiuscola dell’undici asiatico ma contro gli ostici slavi non si va oltre all’1-1. Ancora una volta a decidere del destino del Giappone saranno i rigori. Se possibile, il Giappone è più allergico ai rigori dell’Inghilterra. Livakovic si supera e manda a casa i Samurai Blue. Come reagisce il Ct della nazionale, quello che in patria criticano spesso e volentieri? Fa un inchino profondo nei confronti dei tifosi che non hanno mai fatto mancare il loro supporto ai suoi uomini. Ce li ricorderemo per gli spogliatoi lasciati intonsi e per la loro gentilezza ma di qui a non molto il Giappone saprà dire la sua anche ai mondiali. Manca davvero poco.
Il Var decide sul gol di Tanaka
In quello che doveva essere il mondiale più tecnologico di sempre, non sono mancate le polemiche o le decisioni discutibili. Poche volte, però, la distanza tra il sentire comune dei tifosi ed il verdetto delle macchine è stato così ampia come sul gol che è valsa la vittoria del Giappone nella gara contro la Spagna. Col punteggio bloccato sull’1-1 azione di Ritzu Doan, palla che sembra troppo lunga per tutti tranne che per Mitoma, che la mette indietro. Tanaka è tutto solo e la mette alle spalle di Unai Simòn. Metà dello stadio festeggia, l’altra metà ha visto la bandierina del guardialinee alzata. I replay sembrano abbastanza chiari: la palla sembra uscita del tutto, gol da annullare. L’arbitro, però, non decide subito: ci vuole un lunghissimo controllo del VAR per dare il verdetto. I vari angoli di ripresa sembrano dire che il pallone era fuori del tutto ma non quello che conta di più, la telecamera del sistema della goal line technology, il cosiddetto “gol-non gol”. L’arbitro convalida facendo gridare allo scandalo i tifosi di mezzo mondo. Ci vuole del tempo ma alla fine arriva l’immagine giusta: la palla da regolamento deve uscire del tutto e, per pochi millimetri, non lo era. Gol valido, nonostante sembrasse a tutti fuori. Può sembrare un episodio da niente, ma il futuro del calcio si deciderà anche grazie a queste cose. Piaccia o meno, la tecnologia fa parte del calcio. Indietro non si torna.
Di momenti memorabili ce ne sono stati molti altri, dagli splendidi gol del brasiliano Richarlison contro la Serbia, alla rimonta storica del Giappone sulla Germania, dai balletti eccessivi del Brasile contro la Corea del Sud alla danza del pinguino di Hakimi contro la Spagna.
Molti ricorderanno il tifo sfegatato del “muro rosso” marocchino o l’incredibile doppietta del carneade Weghorst contro l’Argentina, ma è presto per dire cosa rimarrà davvero nella storia. In fondo, questo Mondiale è andato meglio di quanto pensavamo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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