I numeri delle maglie che diventano tabù

Dal ct Zagalo che assegnò d'imperio la 10 a Pelè, al no per la 88 considerata un richiamo al nazismo. Con le "cifre" dall'1 all'11 i meno istruiti impararono le tabelline

I numeri delle maglie che diventano tabù

Come sia andata veramente è sempre rimasto un mistero.

Il 17 marzo del 1970, a pochi mesi dal mondiale messicano, Joao Havelange esonera Saldanha e alla guida della Cbf mette Mario Zagallo. Non è la vastità infinita di campioni che deve lasciare a casa a preoccuparlo, il vero problema è come far passare senza far troppo chiasso la decisione che la numero dieci la può mettere uno solo, e si chiama Pelè, quindi gli altri la infileranno nuovamente quando torneranno a casa. E sono in cinque a indossarla, Pelé nel Santos, Gerson nel San Paolo, Rivelino nel Corinthians, Tostão nel Cruzeiro, Jairzinho nel Botafogo. E Zagallo ha intenzione di schierarli tutti contemporaneamente.

Poi ce n`è un sesto, è il più piccolo della compagnia, si chiama Clodoaldo e chi lo conosce giura che un dieci così non si è mai visto. Con lui Zagallo va per le spicce, gli dà la 5, il numero del regista arretrato che da quelle parti si chiama volante, non certo lo stopperone che va per la maggiore da noi in Europa.
Come abbia fatto Zagallo rimane un mistero, la stampa brasiliana si è fracassata il cervello per capire come sia avvenuta l`assegnazione dei numeri agli altri quattro, alla fine si è convenuto che ci sia stata un`estrazione e ognuno si è preso quello che gli è capitato senza battere ciglia.

Tutta colpa di quel genio di Herbert Chapman, un modesto calciatore di Kiverton, area metropolitana di Rotherham, dove è nato il 19 gennaio del 1878. È lui, poi leggendario allenatore dell`Arsenal per dieci anni e non a caso ingegnere, a stabilire che gli undici in campo dovessero portare un numero sulla casacca, andando anche oltre perché al portiere di riserva assegna il 12. E non è neppure casuale che le prime maglie numerate fanno la loro comparsa nel 1928 in un incontro fra Arsenal e Sheffield.
La leggenda vuole che la sua mossa abbia insegnato a milioni di semianalfabeti a contare e riconoscere i numeri dall`1 fino all`11.

Tutto questo giro di parole per arrivare alla decisione presa martedì dal ministero dell`Interno, da quello dello Sport e dalla Federcalcio italiana, per contrastare l`antisemitismo nel mondo del calcio.
Tra le misure concordate l`impegno da parte dei club a non assegnare ai giocatori la maglia numero 88 per i significati neonazisti a cui può alludere. Ciascun otto può indicare l`ottava lettera dell`alfabeto, e due vicini vengono usati dai gruppi di estrema destra per indicare il saluto nazista Heil Hitler.

I numeri nel calcio mai una storia banale, all`inizio quasi tutto semplice, il portiere con l`1, il 2 e il 3 ai terzini, stopper col 5, il libero col 6, 7 e 11 le due ali, le mezze con l`8 e il 10, il 9 al centravanti. Tutto liscio fino alla stagione 1995/96, con qualche deviazione, l`Argentina nel `78 non bada ai ruoli ma li assegna in ordine alfabetico e Ardiles si prende l`1, poi nell`82 arriva Diego Armando, mette tutti in cesta e si prende il 10. Nei club il primo a sparigliare è Johan Cruijff, mette il 14 e fa vacillare perfino la magica 10 che fino a quel momento è la maglia del migliore. Poi neanche trent`anni fa spazio alla creatività, ognuno se lo sceglie e guai a toccarglielo, certe storie non sono mai uscite ma sono successe, il numero è mio, cambio squadra e lui viene con me. Gatti col 44, ma questo solo noi siamo in grado di arrivarci, Fortin il 14, più internazionale. Monoliti eterni, chiedere chi se la sente a Napoli di infilare la 10 di Maradona o a Roma la 10 di Francesco Totti, ritirata la 3 di Giacinto Facchetti.

Anche Dybala non se l`è sentita, la maglia di Michel Platini, Roberto Baggio e Alessandro Del Piero è pesantissima, poi è arrivato Paul Pogba, l`ha vista li e se l`è messa. Più o meno quanto ha fatto nella Nationalmannschaft Thomas Muller che si è preso la 13 mai più indossata dai tempi del fantastico Gerd Muller. Intoccabili la 10 di Messi e di Neymar, la 7 di Cristiano Ronaldo.

Chi arriva la prima cosa che chiede è quali numeri sono liberi e dietro spesso c`è anche amore. Lorenzo Insigne ha scelto la 24 perché è il giorno di nascita della moglie, come Ciro Immobile che ha sfidato la cabala e mette la 17 sempre in onore della signora. Cuore e profondo affetto la scelta di Fabio Quagliarella che ha scelto la 27 che indossava Niccolò Galli suo compagno nelle giovanili azzurre, scomparso in un incidente stradale mentre tornava dall`allenamento in motorino a 17 anni. Mai smessa. Ci sta anche la scelta del Burnley che contro il Liverpool è sceso in campo con le maglie dall`1 all`11 conquistando il cuore vintage dei nostalgici ma non la vittoria.

Tornando alla indigesta 88, da noi la indossavano Mario Pasalic nell`Atalanta e Toma Basic nella Lazio. Al di là della nomea non così fantastica che vuole la Croazia su posizioni scomode, i due club hanno già annunciato che la maglia verrà ritirata. La Lazio ha già dato prove concrete di muoversi in direzioni chiare aiutando le autorità ad individuare quel simpatico tifoso con la maglia 88 e la scritta Hitlerson indossata durante l`ultimo derby.


Dal canto suo Basic ha spiegato che la scelta di quel numero è dipesa dalla mancanza della numero 8, la sua preferita, indossata da Akpa Akpro.
La messa al bando di un numero però resta solo un piccolissimo passettino.

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