Ossessione Champions. Chi è e quanto vale il padrone del Man City

Nonostante abbia speso un miliardo e mezzo in 15 anni, lo sceicco Mansour non è riuscito ancora a vincere una Champions con il suo City. Chi è, quanto è ricco e come è posizionato nel campionato mondiale dei paperoni con l'hobby dello sport

Ossessione Champions. Chi è e quanto vale il padrone del Man City

Prima che arrivasse nel mondo del calcio, ben pochi fuori dalla città di Manchester avevano sentito parlare dei Citizens, squadra che ogni tanto scivolava in seconda divisione e sembrava il contraltare sfigato del glorioso United. Quelli che i tifosi dei Red Devils definivano sprezzantemente “vicini rumorosi” hanno avuto occasione di prendersi rivincite su rivincite. A cambiare il destino di questa squadra marginale un personaggio non molto conosciuto, ricco oltre ogni immaginazione, che si è messo in testa una splendida ossessione: vincere tutto. Quindici anni dopo, gli manca ancora il trofeo più bello, la coppa dalle grandi orecchie. Ma chi è davvero il proprietario del Manchester City che potrebbe aggiungersi sabato al club esclusivo dei proprietari di una squadra campione d’Europa? Scopriamo la sua storia, i tanti soldi spesi per trasformare questo club in una superpotenza mondiale e molto altro.

Chi è lo sceicco Mansour?

La sponda blu di Manchester è il giocattolo preferito di uno degli uomini più ricchi al mondo, parte della famiglia reale del ricchissimo emirato di Abu Dhabi, ma il club non è direttamente parte del suo vasto patrimonio. Lo sceicco, infatti, controlla il City Football Group, la società che è la vera proprietaria del club: l’86,21% delle azioni è infatti posseduto da una delle sue società, l’Abu Dhabi United Group. Come succede spesso nelle monarchie del Golfo Persico, i membri della famiglia sono anche impegnati in prima persona nel governo del paese: lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, infatti, è il vice primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, mentre il fratellastro è presidente del paese arabo. Figlio dell’emiro di Abu Dhabi, è anche ministro degli affari presidenziali, oltre ad essere presidente della International Petroleum Investment Company, ditta che si occupa di gestire l’immenso patrimonio della famiglia reale, investito in una serie di aziende in mezzo mondo.

Mansour Cancelliere tedesco

Oltre ad occuparsi di proteggere la ricchezza familiare, ha anche fondato aziende come l’Abu Dhabi Media Investment Corporation, tramite la quale sta provando a fare concorrenza all’emittente all news Al Jazeera, proprietà dei poco amati vicini del Qatar, tramite Sky News Arabia. Vista la tendenza dei ricchi arabi di collezionare cariche oltre a supercar e yachts, lo sceicco è anche amministratore delegato della Mubadala Investment Company, presidente della ditta che si occupa di promuovere l’energia nucleare nell’emirato, oltre che membro del cda dell’autorità suprema che controlla l’estrazione del petrolio nell’emirato di Abu Dhabi. Nonostante siano più che altro funzioni non esecutive, lo sceicco Mansour difficilmente avrà problemi di soldi per qualche decina di generazioni: la sua ricchezza personale, secondo la rivista specializzata Forbes è attorno ai quattro miliardi di dollari.

Una galassia mondiale

Quando nel settembre 2008 lo sceicco si presentò a Manchester con 200 milioni di sterline in mano per rilevare il club meno famoso della città del nord dell’Inghilterra da un altro paperone, l’ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra, tutti scommettevano che la gestione di un club di Premier League avrebbe fatto passare la voglia di impegnarsi nel costoso e complicato mondo del calcio professionistico. Lo sceicco, invece, si è appassionato a questo difficile mestiere, tanto da continuare ad investire cifre molto importanti nel City Football Group. Invece di impegnarsi in prima persona, ha preferito affidarsi ad uno dei suoi uomini più fidati, Khaldoon Al Mubarak, per gestire questa vera e propria multinazionale del calcio, che nel corso di quindici anni ha acquistato quote di controllo in club in mezzo mondo. Sul sito del CFG si legge che il gruppo possiede “business collegati al calcio in città importanti in tutto il mondo, da squadre di club ad accademie, fino a ditte che si occupano di marketing ed offrono supporto tecnico”.

Man City titolo Etihad Fotogramma

Oltre ai campioni della Premier League, il gruppo possiede anche il New York City, il Melbourne City ed una serie di altre squadre, ultima tra le quali il Palermo, acquisito per 13 milioni la scorsa estate. Difficile sapere se il percorso dei rosanero sarà simile a quello delle altre squadre: nel 2017 il Club Atletico Torque fu trasformato nel giro di qualche anno nel Montevideo City. La regola non vale in ogni caso: il club spagnolo del Girona ha mantenuto il suo nome, come la squadra giapponese degli Yokohama F Marinos, la squadra belga del Lommel ed i francesi del Troyes, decima squadra del gruppo. Non mancano proprietà in India, Cina e Brasile, ottenute grazie ad un patrimonio a prova di bomba: lo sceicco ha ceduto progressivamente quote del CFG, nel 2015 al China Media Capital Consortium e nel 2019 alla società statunitense Silver Lake. Grazie a questi investimenti, il capitale complessivo della galassia City si aggira attorno ai 5 miliardi di dollari.

Quanto ha speso dal 2008?

Dopo essersi presentato ai tifosi degli Sky Blues portando in dote il brasiliano Robinho, negli ultimi 15 anni lo sceicco ha cambiato per sempre la geografia del calcio mondiale. Anno dopo anno sono arrivati acquisti milionari, record dopo record, con risultati più o meno positivi, come ad esempio l’arrivo del talentuoso Jack Grealish nell’agosto 2021 per la cifra mostruosa di 100 milioni di sterline, all’epoca record nella ricchissima Premier League. Ripercorrere le stagioni del regno dello sceicco sulla parte blu di Manchester è un esercizio che fa girare la testa, visto che si parla di centinaia di milioni, anno dopo anno, come se davvero ci fosse l’albero dei soldi. Naturalmente gli investimenti più cospicui, quelli che attirano l’attenzione dei tifosi rivali e le filippiche dei cantori del calcio di una volta, sono quelli per i giocatori della ricchissima rosa messa a disposizione dei tecnici ma il City Group ha anche speso parecchio tra l’academy e il patrimonio immobiliare.

Haaland signing Fotogramma

L’elenco delle spese per i giocatori è impressionante, con parecchie stagioni oltre i 100 milioni di sterline, fino al costosissimo triennio 2016-2018, quando furono spesi 491,9 milioni di sterline. Paradossalmente, le ultime due stagioni prima della cavalcata trionfale di quest’anno sono state insolitamente parsimoniose: se nel 2021-22 il City spese “solo” 36,6 milioni di sterline, la scorsa estate si è chiusa addirittura con un profitto di 18,4 milioni, evento più unico che raro. Onestamente non ci siamo persi a calcolare esattamente quanti soldi sono stati spesi per la marea di calciatori di talento ad essere transitati all’Etihad Stadium ma la differenza tra acquisti e vendite è comunque impressionante: in 15 anni la proprietà del Manchester City ha buttato qualcosa come 1270 milioni di sterline, qualcosa in meno di un miliardo e mezzo di euro al cambio attuale. Comprensibile, quindi, come il nervosismo di Guardiola e compagni sia giustificato: aver speso così tanto senza alzare al cielo nemmeno una Champions sta diventando quasi ridicolo.

Non è il più ricco nel calcio

Sebbene i numeri del City siano impressionanti, impallidiscono di fronte ai nuovi mega-ricchi del calcio, i proprietari del Newcastle. Quando nell’ottobre 2021 la squadra del nord dell’Inghilterra entrò a far parte del Public Investment Fund, un vero e proprio gigante dell’economia mondiale si è presentato sulla scena. Il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, proprietario dell’80% del club di Premier, ha investimenti in tutto il mondo ed è controllato dal principe ereditario del regno wahabita, Mohammed bin Salman. Se il principe saudita siede su un patrimonio personale di 17,6 milioni di dollari, il fondo controlla una ricchezza smisurata, valutata oltre i 430 miliardi di dollari. Messo a confronto con questo mare di denaro, il patrimonio della famiglia Mateschitz, proprietaria del 49% della Red Bull, sembra quasi insignificante: i padroni del Lipsia, del Salisburgo e di ben due scuderie di Formula 1 hanno una ricchezza valutata in 35 miliardi di dollari.

Mark Mateschitz Monaco GP Fotogramma
Il proprietario della Red Bull Mark Mateschitz al GP di Montecarlo

La famiglia Agnelli, tuttora proprietaria della Juventus, batte per circa mezzo miliardo Dietmar Hopp, fondatore della ditta di software SAP e patron dell’Hoffenheim. In Germania molti storcono la bocca per l’ingresso di un uomo così ricco ma i 400 milioni investiti hanno consentito a questa piccola squadra renana di rimanere in Bundesliga nonostante un parco tifosi davvero risicato. Gli altri super-ricchi del calcio sono piuttosto indietro: Stan Kroenke, discusso proprietario dell’Arsenal e di altre squadre americane come i Denver Nuggets finalisti della NBA, ha una ricchezza stimata in 13 miliardi di dollari. Molto più indietro, invece, Nasser Al-Khelaifi del PSG e lo stesso Zhang Jindong dell’Inter, anche se il suo gruppo Suning sta vivendo un momento decisamente complicato dal punto di vista finanziario.

Il paperone più paperone? In India

Eppure, scorrendo l’elenco dei proprietari più ricchi dello sport mondiale, questi numeri sembrano impallidire. I venti più ricchi ad essersi dilettati con il giocattolo più costoso di sempre valgono una cifra da capogiro: 509 miliardi di dollari, il PIL di una nazione come la Nigeria o Israele. Nonostante l’uscita di un super-ricco come Carlos Slim, magnate messicano che è uscito dalla proprietà del Club Leon, c’è spazio per una squadra che molti magari nemmeno conoscono, lo Stade Rennais. La squadra della Bretagna, infatti, è parte della galassia di LVMH, colosso del lusso mondiale proprietà della famiglia di François Pinault, il cui patrimonio è stimato in 40 miliardi di dollari. I primi tre sono veri e propri giganti dell’economia con ricchezze davvero sterminate. Ai piedi del podio Rob Walton, erede della dinastia dei supermercati WalMart, la catena più importante d’America: lo scorso giugno spese 4,65 miliardi di dollari per comprare la franchigia NFL dei Denver Broncos. Spesa non insignificante anche per uno come lui, la cui ricchezza complessiva è stimata attorno ai 57 miliardi.

Mukesh Ambani Reliance ANSA
Mukesh Ambani, il più ricco proprietario di club sportivi al mondo

Al secondo posto Steve Ballmer, ex Ceo di Microsoft, che nel 2014 spese 2 miliardi per comprare i Los Angeles Clippers: nonostante i successi siano stati davvero pochi, non si è ancora stancato, visto che sta per spenderne altrettanti per costruire un’arena super-moderna in quel di Inglewood. Se lo può decisamente permettere, visto che siede su una montagna di soldi da oltre 80 miliardi. Il paperone più paperone, però, è un personaggio del tutto sconosciuto alle nostre latitudini, un indiano malato di cricket chiamato Mukesh Ambani.

La sua creatura, le Reliance Industries, hanno un fatturato superiore ai 104 miliardi di dollari, abbastanza per sostenere una delle squadre più competitive del campionato di cricket indiano, i Mumbai Indians. Il suo patrimonio personale? Secondo Forbes, 83,4 miliardi di dollari, abbastanza per comprarsi più volte tutta la Serie A.

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