A un anno e mezzo da quella terribile giornata di aprile 2022, in cui venne colpito da aneurisma cerebrale, l'ex portiere della Juventus Stefano Tacconi racconta a Verissimo la durissima esperienza vissuta. Lo scorso 28 aprile Tacconi è stato dimesso dall'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dove si trovava ricoverato dallo scorso 21 giugno per portare avanti il suo percorso riabilitativo, ma è difficile, forse impossibile, lasciarsi tutto alle spalle.
"Pensavo di essere immortale"
L'aneurisma celebrale ha segnato profondamente l'ex giocatore, che ha dovuto fare i conti con la fragilità della vita. Quell'aprile del 2022, proprio nel giorno del compleanno della moglie, Tacconi ha accusato il malessere, ma aveva comunque deciso di recarsi a una fiera col figlio Andrea. "Stavo male quel giorno ma non avevo capito quanto fosse grave. Pensavo di essere immortale e invece… Arrivati alla fiera sono caduto non appena sceso dall'auto, è stato mio figlio a salvarmi la vita. I tifosi? Non mi hanno mai abbandonato - racconta - sono venuti fuori l'ospedale con gli striscioni".
In lacrime, seduto su una sedia a rotelle, Tacconi si è sfogato, parlando del dolore e della fatica di quei giorni terribili, soprattutto quelli dopo il coma. "Ho faticato tantissimo, nonostante sia stato un atleta, perché la riabilitazione è stata molto dura. Erano 25 anni che non toccavo una palestra, e ho dovuto ricominciare daccapo. Per mia moglie, i miei figli, sono stati importanti in quel periodo. Facevano avanti e indietro".
Fondamentale, nei primi momenti dopo aver accusato l'aneurisma, l'intervento del figlio Andrea, che era con lui e lo ha soccorso, capendo subito la gravità della situazione.
Un paziente difficile
L'ex portiere ringrazia anche i professionisti sanitari che si sono occupati di lui, primi fra tutti i fisioterapisti, che lo hanno spronato e incoraggiato a eseguire sempre gli esercizi. "In ospedale sono stato un paziente difficile, mi hanno dovuto legare al letto", rivela. "Ho avuto la tracheotomia e sono stato intubato, non mi muovevo e non parlavo. Oggi torno in ospedale due volte a settimana per i controlli, non posso smettere la palestra altrimenti peggioro", aggiunge.
Tacconi ha poi rivelato che lui e la sua famiglia sono devoti a Padre Pio e questo è stato determinante nell'affrontare quel periodo così difficile.
"In quei mesi bui la fede è stata importante, in famiglia siamo devoti a Padre Pio da sempre e mia moglie non appena potevo mi portava a pregare nel santuario del Santo", ha raccontato l'ex giocatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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