Lo spirito russo, in certi casi, equivale a quello che da noi animava i cosiddetti «scherzi da prete». La prima visita ufficiale britannica in terra russa, dopo il caso Litvinenko- l'ex spia del Kgb sovietico riparata a Londra e assassinata nel 2006 con il polonio - doveva preludere a un disgelo.
Ma se sull'affaire il premier inglese Cameron ha sentito risuonare il più classico e tranchant dei nyet, il «gelo» è stato risolto dal presidente russo Medvedev con il ricorso, appunto, al tipico umorismo russo durante la conferenza stampa. David Cameron? «Sarebbe stato un ottimo agente del Kgb. Certo in questo caso non poteva diventare premier britannico», la battuta del presidente, accolta da un più che britannico self control.
Il tema delle spie era emerso anche quando Cameron aveva raccontato agli studenti universitari russi di essere stato contattato dal Kgb nel 1985: «Due russi che parlavano u perfetto inglese mi fermarono mentre ero su un treno e mi portarono a cena facendomi molte domane della vita politica britannica». Cameron raccontò l'episodio al suo tutor che gli chiese se fosse stata un'intervista e il premier risposte: «Se lo era allora non mi hanno preso!». Se sarei stato un buon agente Kgb? Ha quindi risposto il premier a uno degli studenti: «Non credo. Su questo bisogna essere chiari».
Momenti di distensione all'interno di un incontro piuttosto difficile. Medvedev aveva infatti gelato Cameron sull'estradizione di Andrei Lugovoi, l'ex spia sovietica considerato dagli inquirenti britannici il principale sospettato per l'omicidio di Litvinenko. «Non è possibile», ha tagliato corto il presidente russo durante la conferenza stampa congiunta, ricordando che «l'articolo 61 della Costituzione russa stabilisce espressamente che un cittadino russo non può essere estradato o consegnato a uno Stato straniero». «Succeda quel che succeda, una cosa del genere non accadrà mai», ha concluso.
Sulla possibilità di inasprire le sanzioni sulla Siria, il capo del Cremlino aveva detto di non vedere alcuna necessità per imporre sanzioni supplementari al regime di Bashar al-Assad ttraverso l'Onu.
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