Campidoglio Meno spese senza salassi

Le spese comunali caleranno e le tasse non aumenteranno. Due risultati da ottenere attraverso una serrata lotta all’evasione tributaria e all’aumento delle entrate (come quelle derivanti dalle affissioni pubblicitarie). Sono questi i punti di forza di un Documento di programmazione economica e finanziaria dai contorni più definiti dopo il confronto di ieri pomeriggio tra il sindaco di Roma Gianni Alemanno e le parti sociali, che ha seguito quello della mattinata con i presidenti di municipio.
In primis il contrasto all’evasione, quindi, per recuperare quei 4,2 miliardi di euro che oggi non si trovano nelle casse del Campidoglio: il frutto avvelenato di mancati introiti derivanti da voci quali Ici e Tari non pagate (1,2 miliardi di euro) e condoni vari (750 milioni di euro). Un Dpef che non toccherà la spesa sociale (nonostante le critiche della Cgil al principio di sussidiarietà) e che sul piano dello sviluppo conterrà opere importanti quali il nuovo piano case (25mila alloggi popolari da realizzarsi in tre anni, senza toccare l’agro romano ma solo le cosiddette «aree di ricucitura») e il nuovo piano parcheggi che sarà varato la settimana prossima - altra novità di ieri - e che incrementerà il numero dei parcheggi a rotazione rispetto ai pertinenziali. O come il protocollo sul decentramento che verrà allegato al Dpef e che si pone come obiettivo finale quello di concedere ai municipi autonomia di bilancio, senza tuttavia creare disparità tra i cittadini.
Non ci sarà invece quella tassa sul soggiorno di un euro per chi alloggia in un albergo a una stella, due per chi dorme in un «due stelle» e così via, proposta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e definita come «ultima risorsa» da Alemanno. «Prima di introdurre tasse di scopo, magari rivolte ai turisti, dobbiamo lavorare su altri fronti. Con questo documento abbiamo messo in cantiere - ha poi dichiarato il sindaco ai giornalisti in aula Giulio Cesare - una serie di azioni che devono portare alla riduzione del debito e all’aumento delle entrate, e che con l’aggiunta dei 500 milioni stanziati dal governo ci permetteranno di avere un bilancio risanato e di guadagnare un margine di 150 milioni per nuovi investimenti». Un Dpef, spiega ancora l’inquilino del Campidoglio, che è cambiato sensibilmente rispetto alla bozza licenziata dalla maggioranza al termine della due giorni dell’Eur, «ma che rimane uguale nelle impostazioni di fondo».
Dopo tre settimane di tavoli settoriali mancano ancora le cifre ufficiali della manovra, che arriveranno a corredo mercoledì prossimo, quando il documento verrà approvato dalla giunta prima di approdare in consiglio comunale per il via libera definitivo.
Parere favorevole al Dpef anche da parte della Consulta delle imprese di Roma. «Abbiamo condiviso - commenta il coordinatore e portavoce dell’associazione, Luigi Abete - l’analisi della situazione dell’economia romana espressa sia sul piano dei risultati importanti raggiunti negli ultimi anni, sia sulla situazione di debolezza manifestatasi nell’ultimo periodo, proponendo otto macroprogetti - su temi quali mobilità, Prg, beni culturali - come prioritari nel prossimo futuro». Alla fine Alemanno interviene anche sulla questione Centrale del Latte, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ieri ha annullato la sentenza del 2007 del Tar del Lazio con cui era stata dichiarata nulla la vendita della Centrale alla Cirio e, di conseguenza, la rivendita della stessa a Eurolat-Parmalat, sancendo così che l’azienda rimane di proprietà del gruppo Parmalat.

«La settimana prossima - conclude il sindaco - convocheremo le associazioni agricole per valutare l’impatto di questa sentenza che conferma la continuità dell’amministrazione e quindi ci va bene, ma non deve essere uno strumento per sradicare la Centrale del latte dal contesto allevatoriale di Roma».

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