Ci siamo. O quasi. I misteri della casa di Montecarlo saranno presto chiariti. O almeno si potrà mettere qualche punto fermo sul giallo politico giudiziario di questa estate. Le autorità di Monaco hanno quasi completato la raccolta della documentazione richiesta dai pm della Capitale e presto la invieranno alla magistratura romana che ipotizza il reato di truffa aggravata. All’inizio di agosto, sull’onda della campagna del Giornale, la procura aveva chiesto alcune informazioni sull’appartamento di boulevard Princesse Charlotte: 60-70 metri quadri ereditati da Alleanza nazionale, venduti ad una società offshore dei Caraibi e oggi rifugio di Giancarlo Tulliani, il fratello di Elisabetta, la compagna di Fini.
A più di un mese dall’esplosione del caso, sono molte, troppe, le domande senza risposta; Tulliani è letteralmente sparito dalla circolazione e Fini ha sempre eluso le questioni parlando di una aggressione calunniosa da parte di alcuni quotidiani. Anche la rogatoria sembrava incagliata fra i grattacieli del Principato, ma ora si è saputo che l’attesa è finita. O quasi. I magistrati si trovano davanti ad una vicenda davvero surreale: la storia dell’appartamento non quadra. Dall’inizio alla fine. An non sembra valorizzare quelle stanze un tempo appartenenti alla contessa Anna Maria Colleoni. Quei locali, in un piazza unica al mondo come Montecarlo, fanno gola a molti. Eppure, da quel che si sa, An rifiuta scientificamente tutte le proposte e straccia offerte da 1 milione, 1 milione e mezzo di euro. Poi il colpo di scena: il partito vende, ma forse sarebbe più corretto dire svende, il bene a poco più di 300mila euro ad una società offshore dei Caraibi. Perché?
Strano. Qualche mese dopo e dopo un altro passaggio di proprietà, l’appartamento finisce dritto dritto a Giancarlo Tulliani, il cognato del leader di An. Davvero un’incredibile coincidenza, come la catalogheranno i giornali.
Come mai questi carosello di anomalie? E quanto paga di affitto Tulliani? Non si sa. Neppure questo dettaglio è filtrato dalla blindatissima Montecarlo e i cronisti che hanno battuto le strade del Principato nelle scorse settimane hanno ricevuto informazioni col contagocce. Insomma, a dispetto delle inchieste della stampa il pasticcio di Montecarlo è sempre un mistero.
Un mese e più di polemiche, neanche una risposta. Ora, forse, la svolta: presto il materiale sarà esaminato dalla magistratura di Roma, guidata dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani. Nel carteggio in partenza da Montecarlo Laviani potrebbe finalmente trovare gli elementi utili per decifrare questa storia. E per procedere ad una tornata di interrogatori: il 14 toccherà al senatore Francesco Pontone, già amministratore dei beni di An. Poi, Laviani potrebbe convocare anche l’altro amministratore di An, Donato Lamorte, e infine lo stesso Tulliani, insomma l’inquilino dell’appartamento nel mirino.
Martedì scorso, intervistato da Enrico Mentana sugli schermi di La7, Gianfranco Fini ha invitato ad avere pazienza e fiducia nella magistratura. Per il resto Fini ha definito congrua la valutazione di 300mila euro e per spiegare il passaggio che da An porta al cognato ha giocato sul filo del sarcasmo: «Crede che a Montecarlo - ha chiesto retoricamente a Mentana - sia difficile sapere di una casa in vendita? Non è certo una metropoli». E infatti neppure i condomini che da anni cercavano di acquistare l’immobile sapevano nulla. L’appartamento era in vendita ma loro non ne erano a conoscenza. Un’altra stranezza, non l’ultima nel pasticcio in attesa di chiarimento.
Forse, ancora per poco. Del resto sul tavolo dei magistrati c’è la denuncia di due esponenti de La Destra di Francesco Storace. Anche loro aspettano una risposta.
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