Non bastava la sentenza del tribunale che giorni fa ha accolto il ricorso dei rom del Triboniano e condannato il Comune ad assegnargli le case popolari, contrariamente a quanto avevano deciso sindaco, prefetto e ministro dell’Interno. Ieri la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta su «possibile condotte per discriminazione razziale», anche se per il momento non compaiono indagati nè precise ipotesi di reato. Ma tra i primi passi ci sarà «la richiesta di informazioni e documenti alla Casa della carità». E la Lega è sulle barricate. Dopo aver ingoiato (persino) il rospo di assegnare il 7 dicembre l’Ambrogino alla onlus diretta da don Virginio Colmegna («l’associazione viene già abbondantemente premiata dal punto di vista economico, ce ne sono tante altre che fanno del bene in città» aveva avvertito il capogruppo lumbard Matteo Salvini) ora chiede al Letizia Moratti di sgomberarlo dai campi nomadi. Già mentre infuocava la polemica sugli alloggi dell’Aler dati e poi sottratti alla Casa della carità (motivo del ricorso) Roberto Maroni aveva avvertito che in altre realtà a gestire i campi è la Croce Rossa. Una linea che prende piede a Roma, dove il mese scorso il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato che i presidi socio-educativi nelle aree nomadi della Capitale verranno affidati senza bando alla Cri. E ieri il segretario provinciale del Carroccio, Igor Iezzi, è tornato alla carica: «Basta, il sindaco non esiti ancora e “licenzi“ subito don Colmegna. É una vicenda allucinante - ha dichiarato dopo l’inchiesta aperta dalla Procura -. Ora l’amministrazione rischia anche di finire indagata per aver difeso i milanesi e a causa di un personaggio che gode di contributi provenienti dallo stesso Comune. Tutta questa vicenda, che sembrava sul punto di risolversi, è riesplosa per l’intervento di don Colmegna che ha spinto i rom a fare ricorso. Questo è davvero troppo, chiudiamo i rubinetti alla Casa della carità, impedendole di mettere piede in qualsiasi campo nomadi». E assicura, «la “giusta causa“ c’è tutta, la Moratti non abbia paura». Colmegna ribatte invece che la documentazione chiesta dalla Procura «è guà tutta nelle mani della prefettura» e insiste: «La magistratura indica di mettere in pratica i patti sottoscritti». Consegnare le chiavi alle famiglie che avevano firmato i contratti.
La Moratti è ferma sulla linea del ricorso in Appello. «Stiamo lavorando con la prefettura per verificare come procedere», conferma il sindaco.
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