Casini prova a smarcarsi «Avanti per la mia strada»

Gianni Pennacchi

da Roma

Come lo ha visto in Transatlantico, mentre in aula ci si apprestava a votar l’indulto, è andato dritto su di lui. E con voce squillante affinché tutti udissero, il tono scanzonato che gli è abituale e un sorriso un po’ acido gli ha fatto: «Quante dichiarazioni hai rilasciato contro di me? Almeno oggi salta un turno». Un Pier Ferdinando Casini inedito, che ha sorpreso anche Silvio Berlusconi il quale è rimasto interdetto e un po’ piccato gli ha risposto: «Guarda che ho solo detto che tu non passerai mai dall’altra parte e che io non ho mai pensato che tu possa andare a sinistra. Quindi...». Una frettolosa stretta di mano, e Berlusconi ha varcato il portone dell’aula, mentre Casini s’avviava alla buvette inseguito dai giornalisti. Era l’unico spremibile, perché in aula entrano soltanto i deputati. E il leader dell’Udc non ha accennato ad una marcia indietro né tanto meno a buttarla in gioco. Possibile che non si siano parlati?, gli hanno domandato. «A Berlusconi non ho niente da dire», ha risposto rincarando la dose, «lui mi attacca tutti i giorni, io sto zitto e subisco. Ma io vado avanti per la mia strada: se ci incontreremo bene, altrimenti farò senza».
Strappo nella Cdl? All’ex presidente della Camera son saltati i nervi perché Berlusconi ha scelto come successore Gianfranco Fini? No, gli uomini di Casini assicurano che è calmo e per niente geloso di Fini, che non c’è rottura nel centrodestra, ma semplicemente voleva che lo stato dei rapporti con Berlusconi, sinora affidato a confidenze e retroscena, venisse alla luce. «Sì, siamo in fredda». E il numero in Transatlantico aveva lo scopo di «far uscire allo scoperto Berlusconi», fargli «interrompere lo stillicidio» di frecciate e battute per affrontare politicamente i problemi. «E i problemi non mancano, c’è il problema della leadership, c’è quello del partito unico...»
Non sarà la rottura, forse nemmeno la vendetta di Esaù, ma la fiammata di Casini ha intanto riacceso l’orgoglio postdemocristiano. È partito lancia in resta Michele Vietti, portavoce dell’Udc: «Mentre noi siamo impegnati in aula per contrastare la maggioranza, e Casini è in prima fila, Berlusconi continua con inutili polemiche nei confronti dell’Udc. Evidentemente è diventata ormai un’ossessione, ma noi non ci lasciamo distrarre e continueremo a impiegare il nostro tempo in una coerente opposizione parlamentare». Quindi Lorenzo Cesa, segretario del partito: «Berlusconi esagera sempre. E senza motivo, dal momento che noi stiamo qui tutto il giorno a combattere contro la maggioranza, cercando di costruire un’opposizione seria». Contro il Cavaliere e in difesa di Casini si mobilita anche la periferia, dalla Puglia tuona il capogruppo regionale: «Gli attacchi continui e reiterati di Silvio Berlusconi all’Udc, dovrebbero far riflettere anche Pier Ferdinando Casini, non necessariamente subendo in silenzio come invece lui ha inteso fare. Casini dovrebbe capire che è solo l’ultima vittima in ordine di tempo di un atteggiamento autoritaristico e antidemocratico».
I giornalisti hanno interpellato anche Marco Follini, l’ex segretario dell’Udc «antiberlusconiano» per eccellenza, il quale è ovviamente spiazzato - politicamente, s’intende - per l’interventismo casiniano nei confronti del leader della Cdl, ed ha risposto con una punta di acidità: «Berlusconi-Casini? Non commento le pantomime, la considero una disputa di panna montata».
Ma proprio e tutta una pantomima non dev’essere, se a sera Fini ha mandato avanti il portavoce di An, Andrea Ronchi, per commentare gli «screzi» tra Casini e Berlusconi con questa dichiarazione: «Alleanza Nazionale non ha dubbi che l’Udc sia lealmente impegnata, ovviamente nella sua autonomia ed identità, nella comune battaglia nel centrodestra contro il governo Prodi. An si augura che il partito di Pier Ferdinando Casini possa fattivamente contribuire al rilancio unitario della Casa delle Libertà». Un intervento sollecitato dall’Udc? Pare proprio così, perché «tanto Fini quanto Casini conoscono bene Berlusconi, per cadere nelle sue trappole» confidano. E che Berlusconi voglia fare un passo indietro se il governo dell’Unione sarà ancora al potere alla fine dell’anno, «non ci crede nessuno, tanto meno Fini e Casini».


Così a tarda sera, poiché Berlusconi agitava forte il tema del partito unico dei moderati, Casini ha mandato avanti Cesa per dire che «noi collaboreremo volentieri» con Fi, An e Lega. Però, «l’unica cosa che deve essere chiara è che nessuno ci può imporre di partecipare ad un soggetto terzo».

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