Marcello Chirico
«Il caso Cè è chiuso». Prima ancora che ieri sera ad Arcore i commensali (Berlusconi e Bossi, ndr) si sedessero a tavola e iniziassero a discuterne, ieri pomeriggio il governatore lombardo Roberto Formigoni annunciava larchiviazione - quanto meno da parte sua - della querelle politica dellestate, quella riguardante appunto lassessore leghista Alessandro Cè, ufficialmente «sospeso» dalle proprie funzioni amministrative a seguito dei suoi discutibili comportamenti in giunta e delle dichiarazioni al vetriolo a mezzo stampa sul modo in cui è stata gestita finora la sanità lombarda.
Parole che il governatore ha pronunciato a tutti i componenti azzurri della Regione, presentandosi ieri pomeriggio - a sorpresa - durante una loro riunione di gruppo in via Filzi proprio per fare questo annuncio e decidere con loro lagenda dei prossimi giorni, a cominciare dai lavori di commissione di oggi. Sanità in testa: quello odierno è infatti lultimo giorno utile per approvare il piano sanitario previsto dallultimo Dprf, votazione slittata già di una settimana causa rinvio richiesto proprio dagli uomini del Carroccio, desiderosi di capire prima come si sarebbe risolto il caso Cè. Formigoni desidera che lok della commissione arrivi già oggi, perché appunto «il caso Cè è chiuso». E, a corredo di questa sua convinzione, sempre ieri mattina - partecipando ad un convegno sulla sanità organizzato da Assolombarda - aveva già, attraverso un divertente gioco di parole, detto che «lassessore alla sanità cè: sono io e sto svolgendo il compito in piena unità con la giunta». Dopodiché si era dichiarato alloscuro della cena a Villa San Martino, «anche perché non sono io che lho organizzata» ha spiegato.
La cena si è svolta regolarmente, come capita ormai ogni lunedì da quando Umberto Bossi ha ripreso a svolgere attività politica. Eppoi, oltre al caso Cè e alle solite grane della maggioranza, ieri sera cera un altro motivo valido per non rinviarla (comera appunto già accaduto la settimana precedente): il compleanno del Senatùr, che ieri compiva 64 anni. Il clima festoso non era quindi quello più indicato per risolvere in via definitiva una questione così delicata.
La posizione di Bossi riguardo la querelle regionale è comunque nota: vorrebbe che rientrasse e che fosse proprio il premier a far ingoiare a Formigoni la pillola Cè obtorto collo. Ma Formigoni non pare intenzionato a recedere di un solo passo e le dichiarazioni fatte ieri confermano questa sua determinazione. Soprattutto non sembrano indicare nemmeno più un possibile compromesso, alla luce soprattutto di quanto verificatosi negli ultimi giorni: nessuna lettera di scuse da parte di Cè e (la goccia che ha fatto traboccare il vaso, già colmo) la storia della pistola.
Dal canto suo, il gruppo regionale del Carroccio si è riunito anchesso ieri ma le bocche dei lùmbard sono rimaste cucite.
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