«La bonifica è praticamente conclusa» annuncia con soddisfazione il prefetto Giuseppe Romano, nominato dal dipartimento della protezione civile del consiglio dei ministri nel gennaio 2005 commissario delegato in ordine alla situazione di crisi socio ambientale per lo stato d'emegenza nel territorio di Cengio.
Un'area di 67 ettari «fortemente violentata» dalle imprese che hanno inquinato negli anni questo polmone della Valbormida.
Ieri era presente anche il direttore del dipartimento della protezione civile Guido Bertolaso, soddisfatto per quanto si è fatto e per quanto si sta ancora facendo: «La prova provata che quando si passa dalla politica delle idee e delle discussioni alla politica del fare anche in Italia si riescono a ottenere risultati importanti». Solo che, nell'incontro che vedeva al gran completo tutte le autorità liguri, mancavano quasi del tutto le autorità piemontesi. Questo è bastato a mettere pepe sul gemellaggio del «Limonte».
Saette arrivano dall'assessore all'Ambiente della provincia di Cuneo e dal presidente dell'osservatorio ambientale della Valbormida Dino Barrera: «La Liguria continua a vedere Cengio come un centro industriale dismesso, mentre il Piemonte come area marginalizzata dall'emergenza Acna». Il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando auspica invece che il commissario che ha curato «brillantemente i lavori possa continuare a dirigere anche la fase di sviluppo industriale di Cengio».
Intanto il commissariato verrà quasi certamente prorogato fino a giugno 2008. Un lavoro interamente finanziato dall'Eni: «Oltre 250 milioni di euro» precisa l'amministratore delegato Syndial Angelo Taraborrelli.
I lavori di riqualifica ripartono in ogni senso: anche per quel muro di 2,5 chilometri, alto fino a 9 metri e profondo 6, necessario per la bonifica.
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