È bello, bellissimo, apprendere da un'agenzia di stampa internazionale di non essere più malato. Il narcisismo, infatti, fino a ieri veniva ufficialmente catalogato come malattia. Oggi i soliti esperiti americani stanno preparando la nuova edizione del Dsm (Diagnostic Statistical Manual), il sacro testo che definisce i principali problemi psichiatrici, e il narcisismo viene declassato a «tratto» di un problema psicologico più vasto.
Per la verità, la notizia di essere un malato dell'ennesima malattia - anni fa - mi aveva appena sfiorato la mente, producendo immediati pensieri liberatori, da buon narciso: la prima reazione, dunque, fu che io non ero mica un narciso, ero semplicemente e legittimamente conscio delle mie virtù; la seconda reazione fu d'antropologia tagliata con l'accetta: guai a chi narciso non è, oltre alla stima di sé gli mancherà anche quella degli altri; la terza reazione fece appello alla letteratura e a quel geniale creatore di aforismi che è stato Karl Kraus: «Il narcisismo è indispensabile alla bellezza e allo spirito»; già, perché se non si parte con il trovare belli e intellettualmente vivaci se stessi, difficilmente si coglieranno la bellezza e l'intelligenza del mondo.
Intendiamoci, tutt'altra cosa è il narcisismo patologico di cui parlano Freud e i suoi sempre più complicati seguaci, robe che conducono all'autoerotismo come unica forma di sessualità, a non amare individui dell'altro sesso, a non saper stabilire relazioni normali. Qui si parla di qualcosa di molto più quieto e diffuso, di quella specie di vanitoso compiacimento di sé che ci fa magari sopravvalutare, ma che dà anche tanto, tanto benessere. Altro che malattia. Il narcisismo, in dosi q. b. (quanto basta) è uno stimolo al lavoro e al successo. È vero quel che sostiene Willy Pasini, ovvero che uno degli aspetti negativi della personalità dei narcisi può essere la strumentalizzazione, perché, nei casi più gravi, «manipolano eventi e persone in funzione della valorizzazione del proprio ego». Ma chi è che non lo fa? Se questa viene presa come caratteristica fondamentale, il mondo è un unico, sterminato campo di narcisi.
C'è da chiedersi, piuttosto, come mai gli esperti americani siano arrivati alla nuova conclusione. Ecco la risposta: «Il narcisismo è ormai così diffuso nella società che non può essere più considerato una malattia», bensì una caratteristica sociale. È vero e c'entrano, probabilmente, due tecnologie che hanno dato sviluppo cosmico al narcisismo. Come sostiene ancora Pasini, che al tema ha dedicato parecchie pagine (in particolare su L'autostima, Mondadori), il telefonino, con la sua litania «Io sono qui, tu dove sei?» (e Lorenz mi perdoni), è lo strumento tipico di una «comunicazione narcisista», indispensabile per essere sempre raggiungibili e per sentirsi nel cuore di una rete pulsante di parole e di messaggi. Inoltre la cultura attuale dell'apparire, che ci viene trasmessa in particolare dalla televisione, è una cassa di risonanza del narcisismo.
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