Che cosa stressa i milanesi? Dal clic del mouse al calorifero troppo vicino

C’è tempo fino al 31 dicembre. Poi, come vuole l’Unione europea, anche in Italia le aziende dovranno valutare lo stress lavoro-correlato subìto dai propri dipendenti. E correre ai ripari. Ogni azienda, eseguendo l’analisi di tutti gli elementi della sua organizzazione, deve stilare un protocollo per la prevenzione del rischio stress, «al fine di ottenere il miglioramento dell’autostima psicologica e della concentrazione dei lavoratori e di prevenire anche il morbo di Burnout, l’irritabilità, l’eccitazione, l’iperattività comportamentale, il mobbing, l’assenteismo, a tutto vantaggio dei dipendenti e dell’aumento della produttività».
La questione non è di lana caprina visto che secondo una ricerca dell’università Statale di Milano «il 50-60% delle assenze dal posto di lavoro sono dovute allo stress e alla bassa qualità della vita aziendale». La maggior parte delle aziende è ancora alla finestra in attesa di conoscere le linee guida da seguire. Alcune ci stanno provando. Altre, pochissime, hanno già elaborato un proprio prodotto. È il caso della Nielsen Company, azienda del terziario avanzato che si occupa di ricerche e analisi di mercato e che nella sua sede di Corsico conta 270 dipendenti. Qui non si fabbricano prodotti, si forniscono dati. Strumenti di lavoro: scrivania, pc, mouse, telefono e testa possibilmente. Quindici le fonti di stress elaborate dal responsabile della sicurezza dei lavoratori, sindacalista Cgil e una società esterna alla quale l’azienda si è rivolta per fare le interviste ai lavoratori e redigere la griglia informativa. Si va dal «microclima interno» (scrivania troppo vicina al calorifero, troppo distante dal calorifero, scrivania troppo vicina allo spiffero della finestra o troppo distante dallo stesso spiffero della finestra) al numero di click con il mouse, le cosiddette «situazioni ergonomiche che sostengono o inducono lo stress lavoro correlato». Due le situazioni «anomale». Leggiamole: «Nell’area report center l’attività al pc si svolge quasi totalmente con l’utilizzo del mouse e il numero di click unitamente al movimento dell’arto superiore e della ripetitività dei gesti potrebbe provocare uno stato di stress oltre che potenziali affaticamenti muscolo tendinei della mano». E se nell’area report center non ridono, in quella Client service probabilmente piangono perché «l'attività viene effettuata per larga parte del tempo con un coinvolgimento contemporaneo di (ben) due arti superiori (tastiera e mouse) e di collo/testa per il telefono». Tanto che l’azienda per non beccarsi una sferzata sindacale è già corsa ai ripari: «Si è infatti provveduto alla fornitura di idonee cuffie. Previa verifica del gradimento». Alla voce numero 17 si parla di «Controllo gerarchico che il lavoratore subisce come supercontrollo sui propri tempi ed i modi lavorativi». Roba seria, tanto che alla gogna ci è finito «un capo che di frequente si reca dai lavoratori 5 minuti prima che cessi la giornata lavorativa proponendogli estensioni dell’attività». Una situazione che ha fatto andare su tutte le furie più di un lavoratore visto che «il capo è stato richiamato» ed ora se ne guarda bene dal chiedere a chicchessia gli straordinari per terminare un lavoro. Ma la vera chicca è alla voce 15 dove viene segnalata la presenza di «Carico mentale importante». Quale? «Ci sono evidenze oggettive di flussi informatici (esempio mail) e processi manuali (accensione del portatile aziendale da casa) in orari anomali ovvero fuori dall'orario lavorativo». Alla voce 10 si evidenzia «uno stato di tensione emozionale tra i lavoratori della divisione media» per un’organizzazione del lavoro che «non prevede da parte del lavoratore la conoscenza del criterio con il quale viene disciplinato il carico di lavoro di ciascuno che risulterebbe sbilanciato e alle volte (guarda un po’) semplicemente intenso». Pare che l’azienda si sia risentita però quando, dulcis in fundo, tra i fattori di stress sia stato inserito anche «il lavoro ripetitivo e monotono perché i lavoratori svolgono attività di produzione e mantenimento dei dati attraverso immissione di files esistenti». Sembra anche che l’ufficio del personale abbia risposto con un secco no alla richiesta di trovare mansioni più vivaci da alternare alle monotone per le quali i lavoratori del resto erano stati assunti. All’inizio degli anni Novanta la Nielsen di Corsico vantava il quadruplo dei lavoratori (erano un migliaio).

Oggi le attività di report e analisi stanno trovando un mercato fiorente in India dove la Nielsen sta delocalizzando le proprie sedi. Pare che per gli indiani fare gli straordinari non sia fonte di stress lavoro correlato.

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