La tappa regina del Giro d’Italia 2023 ha fornito alcune risposte nel duello per la maglia rosa. L’attacco di Primoz Roglic è arrivato proprio nei chilometri prima dell’arrivo sulla Cima Coppi ma il gallese ha risposto colpo su colpo, rischiando di beffare lo sloveno proprio negli ultimi metri. A perdere ancora qualche decina di secondi è Almeida, a questo punto forse fuori dalla gara per la vittoria finale. Domani nella cronoscalata sarà ancora duello vero tra i due leader della generale, forse il finale migliore per gli amanti delle due ruote.
La tappa più temuta della corsa rosa ha visto una fuga partire presto, con Derek Gee che si è portato a casa quasi tutti i punti per la classifica scalatori per poi finire la benzina a pochi chilometri dall’arrivo, venendo staccato da Santiago Buitrago. Vittoria clamorosa quella del colombiano ma comunque gran prestazione quella del canadese. Damiano Caruso scavalca Dunbar e si riporta in quarta posizione, arrivando non molto lontano dai battistrada.
Montagne da far paura
La tappa di venerdì è forse quella più temuta dai ciclisti di questo Giro d’Italia. Basta un’occhiata all’altimetria per capire cosa preoccupi tutti: una serie di salite prese dalla storia della corsa rosa che profumano di storia, sudore e fatica. Prima di arrivare all’apoteosi delle Tre Cime di Lavaredo, ci sarà parecchio da faticare, tra rampe spaccagambe, tornanti e tanta tensione.
Se quello che si aspettano i tanti maniaci delle due ruote saliti sulle Dolomiti per fare il tifo per i propri eroi è lo spettacolo, l’obiettivo dei ciclisti sarà quello di gestire bene le forze ed evitare di andare in crisi. Il rischio di beccare ritardi clamorosi in classifica è sempre presente ed in una tappa massacrante come questa meglio non correre rischi. Ora il tempo per recuperare scarseggia.
Il gruppo dorme, partono in 15
Come previsto, chi aveva pensato di attaccare oggi si è mosso subito dopo la partenza, approfittando dei primi chilometri di pianura. I primi a partire sono stati Warbasse e Stojnic, che si portano a circa 30” dal gruppo. Ci vuole circa un’ora prima che Derek Gee e Alex Baudin si uniscano alla fuga, seguiti poco dopo da Magnus Cort Nielsen. Una volta capito che il gruppo non ha intenzione di ricucire lo strappo, Konrad, Gabburo, Prodhomme e Pronskiy si uniscono alla fuga, dandole consistenza. Oldani e Hepburn, inseguiti da Mattia Bais, riescono ad aggregarsi proprio quando il gruppo rallenta vistosamente. Le montagne più avanti fanno paura a tutti, tanto da lasciar crescere a vista d’occhio il distacco. I dodici fuggitivi arrivano al traguardo volante con diversi minuti di distacco ma a Caprile è Derek Gee a battere Stojnic nella volatina: il canadese si porta a 148 punti ma la maglia ciclamino di Jonathan Milan è abbastanza al sicuro, visto che l’azzurro è ancora a 215.
In una giornata che potrebbe sconvolgere la generale, occhio anche a cosa succede nella classifica scalatori. Gee ha ben 161 punti di ritardo sulla maglia azzurra Thibaut Pinot, ma di punti in palio oggi ce ne sono ben 166. Con Bais, Rojas e Verona a circa un minuto, i fuggitivi iniziano la salita verso il Passo Campolongo a 5’30” di vantaggio sul gruppo, ancora in modalità risparmio energetico. Visto il pericolo, Healy e Pinot scattano all’inseguimento ma in avanti non mancano ciclisti di talento. L’ascesa del Campolongo continua senza grossi scossoni, con la fuga che continua ad allungare. Ad aggiudicarsi i primi 18 punti in palio oggi è l’azzurro Gabburo, che riesce a mettere le ruote davanti a Bais e Gee. Nonostante siano a quasi 6 minuti di vantaggio, la Ineos continua a lasciare andare la fuga. Tempo per recuperare non manca di sicuro. Sulla lunga salita del Valparola, Stojnic perde contatto mentre Carlos Verona incappa in una caduta senza conseguenze gravi, per fortuna. Pendenze non pesanti ma ascesa di oltre 13 chilometri che i fuggitivi affrontano con circa 8 minuti sul gruppo. Visto che mancano uomini pericolosi per la generale, difficile che una squadra arrischi un inseguimento serio. Presto per dirlo, ma la fuga potrebbe avere possibilità di arrivare fino al traguardo.
Il gruppo si marca, la fuga va
L’avvicinamento al Valparola procede seguendo il solito canovaccio: la fuga sale con regolarità senza grossi strappi, il gruppo se la prende decisamente comoda. Quando il distacco tocca gli 8’20” Santiago Buitrago risale fino al quinto posto nella generale virtuale: un salto non indifferente, visto che alla partenza era addirittura diciassettesimo. Gabburo e Bais partono prima di tutti a poche centinaia di metri dal GPM e il ciclista veronese sembra averne di più del friulano. A mettere d’accordo tutti, ancora una volta, è Derek Gee, che risale all’ultimo secondo e li frega proprio sul traguardo. 46 punti per la classifica scalatori finora, il canadese risale a 112 ma la distanza dal leader della maglia azzurra Pinot è ancora significativa: 115 punti, più dei 108 rimasti in palio in questa tappa. La discesa va senza grossi problemi, quello che ci vuole per tirare il fiato prima della salita verso il Passo Giau. Alle spalle il gruppo è ancora in letargo, controllato da Ineos, Jumbo and UAE. Arrivati in valle, continua il momento di calma piatta ma i fuochi d’artificio sono dietro l’angolo: la salita del Giau è forse la più temuta di questa tappa.
La svolta arriva negli ultimi chilometri prima della salita, quando la Jayco-Alula, per difendere il quarto posto di Eddie Dunbar dall’attacco di Buitrago, dà una mano alla Ineos per aumentare il ritmo del gruppo, finora abbastanza letargico. La mossa funziona ed i fuggitivi perdono quasi un minuto. Gee se ne accorge e incita i suoi compagni di fuga ad alzare il ritmo per conservare quanto più del tesoretto di minuti accumulato nella prima metà della tappa. Quando si accorge che il resto della compagnia non condivide la sua voglia di vendere cara la pelle, il canadese si mette d’accordo con Buitrago e Verona, staccando di qualche metro il resto dei fuggitivi. Capito che Gee non ha alcuna intenzione di mollare, Cort Nielsen e Hepburn si mettono di buzzo buono e raggiungono il trio di testa per venire su insieme ed evitare di accumulare troppo ritardo. Sul GPM è ancora il canadese a mettere la ruota avanti a tutti, mettendo nel carniere altri 40 punti e continuando il difficile inseguimento nei confronti di Thibaut Pinot.
Ci si gioca tutto nel finale
Il traguardo volante di Cortina d’Ampezzo vede ancora una volta il canadese più veloce di tutti: comprensibile visto il gran lavoro che ha fatto per trascinare la fuga nei momenti difficili. I fuggitivi si compattano nella discesa, con tutti che rientrano sui primi quattro tranne Bais e Baudin. I chilometri all’arrivo sono pochi, solo 21, ma saranno difficili come pochi altri al mondo. Prima di approcciare le Tre Cime di Lavaredo, infatti, ci sarà da salire sopra il Passo Tre Croci, ascesa non impossibile ma da affrontare senza poter tirare il fiato prima della salita che porterà al traguardo. Prima che la strada inizi a salire sul serio, Warbasse strappa deciso e se ne va. Nel gruppetto di testa ci si guarda per qualche lunghissimo secondo, tanto da far scappare l’americano di una trentina di secondi.
Last Climb of the day.
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Nel frattempo, giù a Cortina, Roglic decide di cambiare la bici per scelta tecnica, usando quella preparata per la cronoscalata di sabato. Per sua fortuna riesce ad accodarsi alle ammiraglie e riesce a rientrare presto nel gruppo maglia rosa. Uno scroscio improvviso bagna i bollenti spiriti dei fuggitivi che ci mettono parecchi minuti prima di decidersi ad inseguire l’americano: Buitrago rompe gli indugi e si trascina dietro Cort Nielsen. Mentre l’acquazzone lascia spazio ad un po’ di grandine, l’azione di Warbasse perde energia, tanto da essere recuperato dagli inseguitori e poi essere costretto a mollare il colpo. Derek Gee non si dà per vinto e si accoda al duo di testa, seguito a distanza da Hepburn. Alle loro spalle, 6’10” indietro, il gruppo continua a pedalare in maniera conservativa, con la Ineos pronta a rispondere al prevedibile attacco della Jumbo-Visma.
Il momento della verità
La Ineos spinge forte il gruppo ed il vantaggio dei fuggitivi si assottiglia mentre ci si avvicina al Passo Tre Croci, scendendo addirittura sotto i 5 minuti. Gran spinta da parte di De Plus, che si trascina dietro Thomas e causa qualche problema alla Jumbo, che inizia a perdere pezzi. Almeida e Caruso, invece, rimangono da soli prima dell’ultima salita, condizione certo non ideale. Come già successo, dopo il GPM, che si è aggiudicato ancora Derek Gee, i fuggitivi si ricompattano prima di un nuovo attacco da parte di Hepburn e Buitrago. Strappo non irresistibile, che causa l’immediata reazione del canadese, seguito a ruota da Pronskiy. Il gruppo, a 3’53”, vede Bouwman rientrare in testa, riportando a tre il numero di gregari a disposizione di Primoz Roglic.
La bagarre in avanti è interessante per la vittoria di tappa ma gli occhi di tutti sono puntati sul duo in testa alla generale, che per ora si sfida a distanza, risparmiando energie per l’ultima, brutale ascesa verso il traguardo. La gran folla saluta lo sforzo dei fuggitivi, che si continuano a sfidare a colpi di strappi per riuscire a piegare la resistenza dei compagni. Derek Gee prende un po’ di vantaggio e Buitrago sembra l’unico in grado di provare a riprenderlo. Alle loro spalle la Ineos non molla la testa del gruppo maglia rosa, con la Jumbo che prova un attacco ma senza riuscire ad impensierire i gregari di Thomas. Caruso e Zana provano a fare la loro parte, con Eddie Dunbar che prova a rispondere prima che la strada salga sul serio.
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Per il momento la grande qualità dei gregari del gallese sembra fare la differenza, visto che Roglic ha solo Sepp Kuss a dargli una mano sulle rampe più dure. Tre minuti più avanti Buitrago sembra averne di più del canadese e gli recupera secondo su secondo. La vittoria, probabilmente, se la giocheranno loro due. De Plus si fa da parte a 3 chilometri dall’arrivo, con Arensman che avrà il compito di portare Thomas fino al traguardo. Almeida tiene duro, marcando stretto i due leader della generale. Su uno degli ultimi tornanti, il colombiano mette uno strappo micidiale, lasciando Gee sui pedali. Strategia perfetta quella della Bahrain, che approfitta della crisi del canadese, a questo punto abbonato al secondo posto. L’ultimo chilometro è una passerella per Buitrago ma il vero spettacolo è nel gruppetto maglia rosa. Almeida si porta in avanti, Kuss e Roglic stringono i denti mentre Caruso approfitta della crisi di Eddie Dunbar per provare a riprendersi il quarto posto. L’attacco dello sloveno arriva a due chilometri dalla fine: Roglic va via agile, Thomas non aspettava altro e gli si mette alla ruota. Il lusitano spende le ultime energie per inseguirli ma la pedalata non è quella dei giorni migliori. L’ultimo chilometro è la sfida a tre che tutti si aspettavano ma lo spazio per guadagnare secondi pesanti davvero non c’è.
Per la gioia dei tifosi colombiani, Buitrago attraversa il traguardo a braccia alzate ma a 400 metri dal traguardo è la maglia rosa ad attaccare forte. Roglic risponde bene, Almeida meno ma il gallese mette un’azione irresistibile. Sul traguardo lo sloveno mette una mini-volata ma dal punto di vista psicologico la botta messa da Thomas è di quelle importanti. Alle loro spalle, Almeida perde ancora una ventina di secondi. Magari non saranno i verdetti definitivi ma la graduatoria dei valori nella top 3 sembra abbastanza definita.
A meno di prestazioni mirabolanti nella cronoscalata, il duello per la maglia rosa sarà tra Geraint Thomas e Primoz Roglic. Almeida a quasi un minuto, Caruso ritorna quarto. Sabato si saprà finalmente chi si porterà a casa il Giro 2023. Non vediamo l’ora.Classifica di tappa e generale
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