“Decision to leave”, un thriller sentimentale da antologia del cinema

Un film al contempo classico e contemporaneo, in equilibrio tra noir, thriller e melodramma. Premio alla Regia a Cannes, snobbato scandalosamente dall’Academy

“Decision to leave”, un thriller sentimentale da antologia del cinema

Decision to leave”, il nuovo film di Park Chan-wook uscito oggi nei cinema italiani, è un’opera in grado di avere più anime in maniera assolutamente armonica. Inizia come detective story, diventa noir introspettivo e infine sfuma in thriller sentimentale, andando a formare un mosaico narrativo solido, prezioso e coeso di cui non si percepisce la frammentarietà del disegno bensì solo la coerenza.

Un enigma da risolvere, una femme fatale di stampo hitchcokiano, un sentimento disorientante. Questi gli ingredienti di un film raffinato, in bilico tra classicismo narrativo e modernità di analisi e che tiene incollato lo spettatore allo schermo dall’inizio alla fine.

Moderna Corea del Sud. Un esperto scalatore è morto precipitando durante una sessione di arrampicata. Un detective esperto (Park Hae-il) si trova a indagare sulla dinamica dell’incidente perché non è escluso che l’uomo possa essere stato spinto giù. Tra i sospettati spicca da subito la giovane e bellissima vedova cinese della vittima, Song Seo-rae (Tang Wei). Si tratta di una donna indecifrabile, affascinante e pericolosa, di cui il detective a poco a poco si innamora pur sapendo di mettere a repentaglio l’indagine e la propria etica professionale. Del resto l'unica soluzione per sognare un futuro insieme alla giovane sarebbe quella di lasciare l'incidente irrisolto.

“Decision to leave” è la storia senza tempo di un’ossessione romantica. Da spettatori assistiamo alla genesi di una relazione impossibile e poetica, la cui tensione affettiva emerge attraverso sguardi pieni di significato e piccoli indizi di giocosa complicità. La chimica sessuale tra i due protagonisti è palpabile durante momenti che sono sfuggenti illusioni d’intimità: lei che mostra i graffi sulla gamba, lui che le sfiora le mani rovinate, lei che si mette il balsamo sulle labbra e poi applica lo stesso stick su quelle di lui e così via. Sono alcune delle situazioni in cui oltre allo struggimento amoroso si può apprezzare anche quello erotico.

La caratterizzazione psicologica dei due personaggi emerge in maniera progressiva e riesce ad avviluppare molto più del mistero in sé su chi sia colpevole di cosa.

La sceneggiatura intelligente, piena di depistaggi tortuosi e coinvolgenti, le interpretazioni toccanti e misurate, il sound design ora audace e ora malinconico, tutto concorre all’eccellenza in questo neo-noir.

Eppure, malgrado il meritatissimo Premio alla Regia conquistato all’ultimo Festival di Cannes, “Decision to leave” è stato escluso dalle nomination agli Oscar, il che la dice lunga su come oramai la kermesse statunitense faccia scelte guidate da logiche che poco hanno a che fare con la qualità cinematografica intrinseca delle opere.

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