Da Palombella rossa a Habemus Papam: Nanni Moretti fa 70 anni

Ironico, sarcastico, punto di riferimento della sinistra: il regista di Brunico continua a raccontare (e criticare) la società italiana senza scendere a compromessi

Da Palombella rossa a Habemus Papam: Nanni Moretti fa 70 anni
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O lo ami o lo odi, non esistono mezze misure quando si parla di Nanni Moretti. Il regista di Brunico festeggia oggi 70 anni, una ricorrenza che ci permette di ripercorrere la sua filmografia con i 5 migliori film realizzati. Tra alti e bassi – basti pensare al terribile “Tre piani” del 2021 – il cinema nannimorettiano si colloca all’incrocio tra la tradizione neorealista e quella della commedia all’italiana e c’è uno step in più. Il suo cinema è inscindibile dalla sua presenza d’attore e dalla sua maschera.

Nanni Moretti

C’è una straordinaria vicinanza tra l’uomo e il personaggio, con realtà e finzione che si mescolano senza sosta. Una maschera per leggere il presente, tra smarrimenti e fratture, tra certezze e preoccupazioni. Ma c’è anche molto altro. La sua linea politica fieramente di sinistra – come dimenticare i girotondi – e ancora la sua ineguagliabile capacità di polarizzare e sfruttare l’interesse dei media. Quasi cinquant'anni di cinema attraversati con passione e con qualche giro a vuoto, ma sempre nel segno della coerenza.

Palombella rossa (1989)

Sesto film di Nanni Moretti, “Palombella rossa” racconta la crisi di identità della sinistra italiana durante la fine dei due blocchi attraverso la perdita di memoria del protagonista Michele Apicella, funzionario del PCI. L’azione si svolge nel corso di una partita di pallanuoto e Michele/Nanni prova a recuperare la memoria tra il riaffiorare di ricordi e una realtà nella quale non si riconosce.

Caro diario (1993)

Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1994, “Caro diario” rappresenta la consacrazione internazionale di Nanni Moretti. In questo film diviso in tre episodi (In vespa, Isole, Medici), Moretti racconta se stesso come in un diario. E si tratta del suo primo lungometraggio senza “maschera”: il protagonista non è più Michele Apicella, ma Nanni Moretti. Menzione necessaria per la sublime colonna sonora, tra "Batonga" di Angélique Kidjo e "Didi" di Khaled

La stanza del figlio (2001)

Premiato con la Palma d’oro al 54° Festival di Cannes, “La stanza del figlio” è forse il film di Nanni Moretti che più di discosta dal suo cinema. Il regista di Brunico realizza un intenso dramma familiare, dimostrando di poter raccontare con sagacia una storia struggente (la morte di un figlio, ndr). Un film maturo, a tratti classico, degno del miglior Kieslowski.

Habemus Papam (2011)

“Habemus Papam” è una delle commedie più irresistibili della filmografia di Nanni Moretti. Il film accende i riflettori sulle dinamiche e i retroscena delle elezioni di un pontefice in un conclave. Viene eletto un Papa quasi per caso - interpretato dallo straordinario Michel Piccoli – che ha intenzione di abdicare al suo ruolo. Qui nei panni di uno psicanalista, Moretti sfodera alcune trovate geniali, a partire dal torneo di pallavolo tra cardinali.

Il sol dell’avvenire (2023)

Ultimo film – per il momento – del regista di Brunico, “Il sol d’avvenire” rappresenta il miglior Nanni Moretti dopo il tonfo di “Tre piani”.

Utilizzando l’espediente del film nel film – come in “Aprile” o “Sogni d’oro” – riflette su politica, amore, cinema, canzoni, stile e piattaforme digitali. Non è un film testamentario ma è un film che riflette sul cinema morettiano, senza remore di mettersi a nudo tra tic, passioni e idiosincrasie.

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