Il nuovo "Esorcista" è posseduto dal demone del politicamente corretto

Dopo aver visto L'esorcista - Il credente, ora in sala, seguito del capolavoro horror del 1973 diretto dal rimpianto William Friedkin, si capiscono molte cose

Il nuovo "Esorcista" è posseduto dal demone del politicamente corretto
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Dopo aver visto L'esorcista - Il credente, ora in sala, seguito del capolavoro horror del 1973 diretto dal rimpianto William Friedkin, si capiscono molte cose. La prima è perché Linda Blair, l'indemoniata Regan della pellicola capostipite, si sia defilata dal sequel, dopo aver letto la sceneggiatura, limitandosi, qui, a una consulenza e a una fugace apparizione nell'ultima scena, giusto per ricordare allo spettatore che, in teoria, questa sarebbe la continuazione, 50 anni dopo, di quel film. Hanno convinto, però, Ellen Burstyn, ancora presente col personaggio di Chris Mac Neil, l'allora mamma di Regan, ora 90enne, ma confinandola, cieca (beata lei, così non vede lo scempio), in un letto, per metà storia. La seconda è che anche i demoni si sono piegati al politicamente corretto.

Rispetto a 50 anni fa, sono meno volgari nel linguaggio e fanno il 2x1, ovvero, due ragazze possedute al prezzo di un biglietto. Rigorosamente una bianca e una nera, così non facciamo discriminazioni (anche se si sono dimenticati del ricco mercato asiatico). La terza è che anche gli esorcismi non sono più quelli di una volta, con i preti che, croce e acqua santa in mano, combattevano il demone di turno. No, ora, in questo sequel, bisogna stare al passo con i tempi. Così, come se fosse una barzelletta, ci sono un sacerdote, un prete protestante, una rootworker dell'hoodoo (da non confondere col voodoo), una laica e anche i genitori. Tutti insieme per cercare di esorcizzare le due malcapitate ragazze (con le quali viene da solidalizzare) alla viva il parroco, con questa armata Brancaleone della fede. La quarta cosa è che lo spettatore non si deve chiedere cosa ne sia stato dei due precedenti L'esorcista II - L'eretico (1977) e L'esorcista III (1990). Esattamente come nella riedizione di Halloween, quei seguiti non contano nulla, vengono ignorati, come se non fossero mai esistiti. La quinta cosa è che non si deve pretendere, nella trama, una qualsivoglia aderenza alla logica. Normale, perciò, che una indemoniata pianti una croce negli occhi della malcapitata Burstyn, accecandola e non venga, non si dice imprigionata, ma nemmeno rinchiusa in un ospedale psichiatrico, lasciandola a casa con i genitori.

La storia? Due ragazze vanno nel bosco per evocare non si sa chi. Scompaiono e, dopo tre giorni, le ritrovano in un fienile, ma non ricordano nulla. Che è quello che spera l'affranto spettatore. Poi, essendo indemoniate, arriva la classica escalation dell'orrore. Senza mai far paura, però.

Le due vengono esorcizzate legate a una sedia, con azione al minimo, dimostrando la pochezza della regia di David Gordon Green, soprattutto ripensando a Friedkin. Almeno, c'è la musica di Mike Oldfield e Tubular Bells a farci crescere la nostalgia.

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