
Biancaneve non è bianca e tantomeno neve, è color caffelatte (l'attrice è colombiana) e il principe è «praticamente uno stalker» (l'ha detto l'attrice) che non la bacerà per risvegliarla, chi se ne frega dell'amore, lei sogna di essere «una leader», quindi chi se ne frega anche dei sette tizi verticalmente svantaggiati che nel nuovo film neppure ci sono, se non in computer grafica per non offendere la categoria (i nani) diversamente dalla Regina cattiva, la matrigna, che invece ci sarà, ma è un'ebrea (l'attrice, Gal Gadot) che dopo l'attentato del 7 ottobre si è espressa contro la comunità internazionale e ha menzionato le donne uccise e prese in ostaggio da Hamas, questo in contrapposizione con Biancaneve che invece (l'attrice, Rachel Zegler) è una sostenitrice palestinese che di recente l'ha anche scritto, «e ricordate sempre: Palestina libera». Da temere che Gal Gadot potesse davvero avvelenare la mela.
Peraltro l'attore nano del Trono di Spade, Peter Dinklage, aveva appena rifiutato la parte del nano e si era chiesto: «Stai raccontando quella c... di storia dei sette nani che vivono in una grotta tutti insieme? Ma che c...». La Disney, in risposta, aveva annunciato che avrebbe assunto dei consulenti nani per sceneggiare i nani virtuali, che per non sbagliare appartengono a etnie svariate.
Pausa, anche perché tutto questo si sapeva già, era già precedente alla proiezione del remake di Biancaneve (senza nani) che la Disney ha proposto sabato scorso, a Los Angeles, senza invitare giornalisti. È da tre anni che montano polemicucce per il film in live-action di Marc Webb (regista) che arriverà sugli schermi italiani dopodomani. Il terreno era ben preparato: nel febbraio del 2016 un'università Usa aveva denunciato come scorretta e «irrealistica» la rappresentazione della classe lavoratrice, perché a suo dire era assurdo vedere dei minatori (i nani) entrare in miniera fischiettando e cantando allegramente come se andassero a fare una scampagnata. Nello studio, che fu ripreso dal Daily Mail, si leggeva che «perfino Brontolo appare troppo felice di lavorare in miniera», e invece doveva essere triste, e quel Cucciolo, insomma: sarà stato lavoro minorile? C'era inoltre da eccepire sulla disparità di genere che tra i nani accoglieva solo maschi (con qualche sospetto su Cucciolo) e intanto la costringeva a casa sempre a cucinare. Poi il sito SfGate di San Francisco, nel maggio 2021, scrisse due articoli sul fatto che il principe azzurro bacia Biancaneve per risvegliarla dal maleficio, ergo: lo fa mentre lei dorme, quindi senza il suo consenso. Le dinamiche mediatiche ne fecero un caso mondiale. Il commento di una femminista storica italiana, Natalia Aspesi, era stato questo: «Ma basta, Biancaneve faccia la puttana e si diverta». Era lo stesso dilemma sollevato per un'altra vetta inarrivabile, La Bella addormentata: nel 2016 alcune femministe si erano chieste «perché la bella addormentata non fa niente se non pungersi e aspettare di essere salvata», si lesse sul Washington Post. Lo stesso problema di Biancaneve: il mancato consenso. Una madre inglese voleva completamente bandire il film perché il principe bacia Aurora mentre appunto è addormentata (sennò mancava la favola) e senza il permesso di lei (lei la principessa, non la madre inglese) e insomma, forse bisognava lasciarla narcotizzata (la madre inglese, non la principessa) o, come nel caso di Biancaneve, morta: ma sarebbe stata molestia più necrofilia.
Tutto molto distante dalla fiaba originale dei fratelli Grimm del 1812, dove Biancaneve è descritta con «la pelle bianca come la neve» e ora è interpretata da un'attrice scura che, oltretutto, ha detto che non è mai stata una fan del film originale, e, anzi, di averlo trovato terrificante. Tra le autrici del remake anche Greta Gerwig, nota per aver trasformato il personaggio della bambola Barbie (film) in un'icona femminista contemporanea. David Hand, figlio omonimo di uno dei creatori della Biancaneve originale del 1938, ha dichiarato che suo padre e Walt Disney si sarebbero «rivoltati nella tomba».
Si diceva: polemiche vecchie, come l'ossessione per il politicamente corretto (wokismo) e come l'elezione statunitense di Donald Trump, che da un lato ne ha stroncato alcune derive e, da un altro, rischia di favorirne un rilancio su scala planetaria. Biancaneve sarebbe dovuto uscire a marzo 2024, ma la data era stata rimandata per lo sciopero di Hollywood.
Poi altre polemiche erano state rilanciate dalla sezione commenti sotto al trailer postato sui social: tutti a polemizzare con la strategia di Disney di riproporre i propri classici modernizzati, solo perché questi remake si sono sempre rivelati brutti e non all'altezza degli originali, solo perché sembra un modo facile di guadagnare facendo leva sull'effetto nostalgia, solo perché Biancaneve non è bianca e tantomeno neve, perché i sette nani sono marginali e fatti al computer, perché il Principe non la risveglia con un bacio, e che sarà mai: solo perché hanno stravolto il più importante film animato della storia del cinema, il primo che in assoluto pubblicò una colonna sonora, quello per cui Walt Disney ipotecò la propria casa e che registra, ancor oggi, uno dei primi dieci incassi della storia del cinema americano, uno dei due film d'animazione che compare nella lista dei 100 più grandi film di tutti i tempi (l'altro è Fantasia, sempre della Disney) ma così vecchio, così datato, così scorretto che in Kuwait l'hanno proiettato per la prima volta nel 1984.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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