I mille perché di un massacro che ancora non trova un vero movente. Gianluca Casseri, il 50enne che l’altro ieri ha ucciso a Firenze due senegalesi, ferendone gravemente altri tre, prima di togliersi la vita, studiava i punti in cui avrebbe potuto colpire. Gli inquirenti hanno trovato nel computer della sua casa di Cireglio (Pistoia), un collegamento con il mercato di Sesto Fiorentino (Firenze). Scoprendo anche che l’omicida era in cura per depressione. Probabilmente Casseri aveva previsto di compiere proprio a Sesto il suo raid, ma per qualche ragione ha poi annullato il piano. Elemento che rafforza l’ipotesi che la strage fosse preparata da tempo e non maturata in un raptus di follia. Ma sono tanti i punti oscuri nella ricostruzione dei suoi movimenti, a partire dagli orari: c’è un buco di 90 minuti.
Ragioniere quasi a tempo perso, figlio di una famiglia più che benestante (tra i beni immobiliari di «casa» c’è anche l’edificio che ospita la caserma dei carabinieri a Cireglio), il killer xenofobo con la passione per l’alchimia, la fantascienza e miti della destra più oltranzista, sembra avesse un alloggio anche a Firenze.
Una città in lutto. E dove si teme possa esplodere ancora la violenza. Il sindaco Renzi prova a placare gli animi, rivolgendosi non solo ai senegalesi ma a tutte le comunità straniere: «Siete parte integrante e fondamentale della nostra città e del nostro Paese» ha detto di fronte a cinquecento senegalesi nel corso del consiglio comunale straordinario al quale ha partecipato anche il ministro per l’integrazione Andrea Riccardi. Dopo il rituale inno nazionale italiano, è stato intonato a cappella, senza che ci fosse niente di programmato, l’inno senegalese e l’orazione funebre islamica.
Sarà il Comune a farsi carico delle spese per i funerali e per il rimpatrio delle vittime.
Da Dakar, parole durissime del governo: «Siamo indignati per questi brutali omicidi». Aggiungendo che il Senegal intende «far piena luce sulla vicenda al fine di assumere «le misure appropriate». Ieri, nel capoluogo toscano, Bandiere a mezz’asta, banchi del mercato di San Lorenzo chiusi e saracinesche dei negozi abbassate. Mentre un corteo di immigrati senegalesi sfilava per tutta la città Hanno urlato, pianto e, davanti al Battistero, anche pregato seduti a terra e in silenzio. Hanno chiesto giustizia e voluto pure vedere il corpo dell’assassino morto suicida: non ci credevano. Erano partiti in 200 poco dopo le 13 da piazza Dalmazia.
Una protesta che ha avuto momenti di tensione. Con due cameramen aggrediti.
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