Case green. Che cosa cambia con la nuova direttiva europea

La nuova normativa, sempre più vicina al traguardo, prevede la riqualificazione del patrimonio immobiliare dei Paesi membri in un’ottica eco-sostenibile. Cerchiamo di capirne meglio termini, condizioni e costi

Case green. Che cosa cambia con la nuova direttiva europea

Manca ancora la fase di negoziati tra istituzioni europee che porterà al testo definitivo ma, salvo eventuali clamorosi dietrofront (vedi normativa sulla vendita di veicoli con motori termici dal 2035), la direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia, la cosiddetta normativa sulle Case green, dovrebbe presto entrare in vigore. Da parte sua il nostro Governo intende dare battaglia, quanto meno per rendere meno stringenti obblighi e tempistiche del provvedimento: in Italia il 74% degli immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e la sicurezza sismica e l’applicazione rigorosa della direttiva energetica entro breve termine richiederebbe la ristrutturazione di due edifici su tre. Che cosa accadrebbe quindi in caso di approvazione definitiva della direttiva così com’è? Cosa prevede, quali edifici coinvolge e quanto costerà? Procediamo con ordine.

Il provvedimento

Obiettivo della normativa è quello di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 derivanti dai consumi energetici delle abitazioni private, puntando alla ristrutturazione dell'intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile. Stando al testo approvato, gli edifici residenziali e non residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033. Nella classificazione di efficienza energetica (dalla lettera A alla G), la classe G dovrà essere ricoperta dal 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. Per quanto riguarda gli edifici nuovi, infine, tutti quelli costruiti dal 2028 dovranno essere a emissioni zero.

Cosa bisogna fare entro il 2023

Secondo quanto attualmente previsto, l’obbligo di ristrutturazione trova applicazione per tutte le case e gli edifici di classe inferiore a E. Entro il 2023 tutti gli edifici e le case di classe energetica inferiore a E (quindi F e G) dovranno migliorare la propria classe energetica. Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche andranno effettuati al momento della vendita dell’immobile o al momento della ristrutturazione dell’edificio.

Esonerate dal nuovo obbligo di ristrutturazione alcune tipologie di immobili, fra cui gli edifici all’interno dei centri storici, quelli vincolati dai Beni Culturali, le abitazioni unifamiliari di superficie al di sotto dei 50 metri quadri, le seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno, e ancora le chiese e gli altri edifici di culto, gli edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a difesa nazionale.

Che cosa sono le Case green e come si calcola la classe energetica

Con il termine Case green vengono indicati gli immobili con risparmio energetico ed emissioni di gas nocivi pari o vicini a zero. Le case sono attualmente classificate a seconda della prestazione energetica. L’efficienza di un immobile è ripartita in Classi Energetiche, dall’A4, più performante, alla G che è la peggiore. Gli edifici che rientrano nelle classi A e B sono considerate case green.

Andando più nello specifico, l’attribuzione della classe energetica deriva dal calcolo del fabbisogno di energia primaria per scaldare o rinfrescare gli ambienti e per la produzione di acqua calda sanitaria ed altro. Per definire la classe energetica, sono stati adottati alcuni parametri di fabbisogno per mq/annuo. I coefficienti energetici di una casa sono: A+ con un consumo inferiore 15 kWh/anno per metro quadro; A da 15 e 30 kWh per mq/anno; B da 31-50 kWh per mq/anno; C 51-70 kWh per mq; D 71-90 kWh per mq; E 91-120 kWh per mq; F 121-160 kWh per mq; G oltre i 160 kWh per mq/anno.

Secondo stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, sarebbe in classe energetica inferiore alla D. L’Italia si piazza invece al nono posto nella classifica pubblicata dallo U.S. Green Building Council (USGBC) dei 10 migliori Paesi al mondo per edifici certificati sostenibili nel 2022.

Classi energetiche: i criteri di valutazione

Al di là dei dati tecnici, ogni classe energetica indica anche gli interventi realizzati per rendere un immobile efficiente e sostenibile. Vediamo quali sono, classe per classe.

Classi A: vanno da A1 ad A4, rappresentano il quasi totale abbattimento dei consumi e annoverano al loro interno, come abbiamo detto, le Case green; sono dunque le più moderne, o che hanno adottato tutte le possibili migliorie. Tra queste, l’essere in linea con le norme antisismiche, un riscaldamento estremamente efficiente, un ottimo cappotto termico spesso almeno 10 centimetri e la presenza di un impianto fotovoltaico.

Classe B: ha ottimi consumi, tutte le accortezze della classe C più le migliorie possibili nella parte esterna della casa. Per passare alla A è necessario installare pannelli solari per la produzione di acqua calda a energia zero e pannelli fotovoltaici per l’energia pulita.

Classe C: presenta già edifici d’avanguardia. È ricca di dispositivi quali le valvole termostatiche a bassa inerzia con contabilizzazione indiretta del calore o una caldaia a condensazione. Per salire di classe sarebbe opportuna la sostituzione dei serramenti.

Classe D: oggi costituisce il requisito minimo per un nuovo edificio e vi rientrano quasi tutti gli immobili costruiti negli ultimi 15/20 anni. Tra le caratteristiche, una buona coibentazione del tetto e muri perimetrali spessi. Per salire di classe si può prevedere l’installazione di una caldaia a condensazione, insieme con un riscaldamento a pavimento o sistemi di energia autonoma come un impianto fotovoltaico.

Classe E: è probabilmente la più diffusa, pur avendo consumi sostenuti, questo perché nei suoi parametri rientrano tutte le case edificate negli anni ’90. Passare alla classe superiore significherebbe abbassare i consumi di circa il 25%.

Classe F: ha un alto consumo, tipico di molti edifici costruiti attorno agli anni ’80 e caratterizzati da infissi poco isolanti e una scarsa copertura dei solai. Tra i lavori consigliati, l’installazione di termostati intelligenti e la sostituzione dei vetri con modelli termici.

Classe G: è la meno efficiente e al suo interno solitamente rientrano gli edifici storici. Primi interventi da eseguire, la sostituzione degli infissi, la coibentazione dei muri (di solito inesistente) e l’installazione di un moderno sistema di riscaldamento.

Se come abbiamo visto, la classe E risulta essere la più diffusa, la D costituisce il “minimo” di efficienza e sostenibilità da raggiungere rispettivamente entro il 2033 per essere in linea con la normativa.

Le case in Classe D sono caratterizzate da un indice di prestazione energetica EPgl,nren tra 1,50 e 2,00, con un consumo compreso tra 71 e 90 kWh/mq all’anno, una buona coibentazione del tetto e un maggiore spessore dei muri perimetrali. Spesso queste case hanno già subito interventi, almeno parziali, di riqualificazione. Sono un buon punto di partenza per passare poi ad una classe superiore, migliorando il comfort ambientale.

Quali i possibili costi

Secondo una stima del Codacons, gli interventi di riqualificazione energetica previsti dalla nuova direttiva Ue determinerebbero un costo medio tra i 35000 e i 60000 euro ad abitazione, con una spesa per la collettività, considerando 1,8 milioni di edifici interessati dalla misura, tra i 63 e i 108 miliardi di euro. E questo senza considerare le possibili speculazioni legate alla “corsa alle ristrutturazioni”, come già accaduto per il Superbonus, con aumenti dei listini per prezzi e tariffe di materiali, installazioni, componentistica, ditte specializzate ecc. che rischierebbero di far crescere ulteriormente il conto per le famiglie.

Volendo fare qualche esempio pratico, sempre secondo calcoli Codacons il cappotto termico ha un costo medio compreso tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15000 euro. Per una nuova caldaia a condensazione, inoltre, considerando un’abitazione da 100 mq, la spesa varia dai 3000 agli 8000 euro, che può arrivare anche al doppio se la caldaia è ibrida e con pompa di calore. Per un impianto fotovoltaico da 3 kW, poi, la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, in base al tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati.

Non solo oneri: i vantaggi delle Case green

Le Case green non contribuiscono solo alla salute dell’ambiente, ma potrebbero presentare anche alcuni vantaggi per i loro proprietari. Anche se gli immobili costruiti o ristrutturati secondo la bioedilizia prevedono dei costi maggiori, nel lungo periodo potrebbero portare un risparmio energetico fino al 60% dei consumi; un aumento del valore del proprio immobile fino al 30% circa, incentivi e detrazioni fiscali da parte dello Stato. Per contro, l’assenza di lavori potrebbe comportare la svalutazione dell’immobile fino al 40%.

L’acquisto di una casa ecologica comporta in genere una spesa maggiore dell’8% rispetto alle abitazioni tradizionali. Lo Stato però mette a disposizione il Bonus Case Green, che compensa ampiamente questo costo maggiore.

Chi completa la compravendita di una casa di classe energetica A o B, entro il 31 Dicembre 2023, ad esempio avrà diritto ad una detrazione Irpef del 50% dell’IVA per l’acquisto. Questa agevolazione fiscale viene suddivisa in 10 quote a partire dall’anno in cui sono state sostenute le spese e nei 9 periodi d’imposta successivi.

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