Quota 103 e rivalutazioni: cosa succede alle pensioni nel 2023

Numerose novità in arrivo per i percettori dei trattamenti pensionistici

Pensioni
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Tante novità per le pensioni del 2023, dalla rivalutazione dei trattamenti a Quota 103: sono diverse le misure elaborate dal governo Meloni per quanto concerne l'uscita dal mondo del lavoro.

La rivalutazione degli assegni

Considerato il periodo di crisi economica che stiamo attraversando, con vere e proprie impennate dell'inflazione, il primo punto sul quale l'esecutivo è voluto intervenire è l'adeguamento dei trattamenti pensionistici.

La rivalutazione in base all'inflazione è stata fissata, come ormai noto, al 7,3%. Le percentuali stabilite sono progressive e il 100% verrà garantito solo alle fasce con reddito più basso, vale a dire quelle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (2101,52 euro lordi al mese). Si scende all'85% per gli assegni compresi tra 4 e 5 volte il minimo (2.101/2.627 euro lordi al mese), al 53% per quelli tra 5 e 6 volte il minimo, al 47% per quelli tra 6 e 8 volte il minimo, al 37% per quelli tra 8 e 10 volte il minimo e al 32% per le pensioni oltre 10 volte il minimo (superiori, cioè a 5.250 euro). Questa nuova determinazione, di fatto, sancisce la fine dei tre scaglioni che prevedevano l'applicazione del 100% per i trattamenti fino a 4 volte il minimo, del 90% per i trattamenti fino a 5 volte il minimo e del 75% per tutti quelli superiori a tale soglia.

Cambiano i parametri

Per quanto concerne le pensioni minime, dopo la perequazione, esse passeranno dai 525,38 euro mensili del 2022 ai 563,73 euro al mese del 2023. Con l'aggiunta in legge di Bilancio di un ulteriore 1,5% al 7,3% si raggiungerà la cifra di 571,61 euro. Tale somma sarà garantita a tutti i percettori di pensioni minime, indifferentemente dalla loro età anagrafica. Per gli over 75, invece, l'assegno raggiungerà i 600 euro al mese, ovvero all'incirca 29 euro in più rispetto al trattamento riconosciuto a tutti gli altri percettori.

Aumentano anche la pensione sociale, che s'incrementa fino a 414,76 euro mensili, per un totale di 5.391,88 all'anno, e l'assegno sociale, che raggiunge i 503,27 euro al mese (6.542,51 annui). Aumentano anche i limiti reddituali individuali previsti per l'ottenimento della pensione sociale (5.391,88 euro, 18.577,24 per il reddito coniugale) e per l’assegno sociale (fino a 6.542,51 quello individuale, e fino a 13.085,02 euro quello coniugale).

La perequazione viene riconosciuta anche a pensioni e assegni destinati a mutilati, invalidi civili, ciechi civili e sordomuti. Aumentano del 5,1% anche i limiti reddituali previsti per l'ottenimento di suddetti benefici.

Quota 103

Le riforme previdenziali si completano con Quota 103.

Stante il fatto che per accedere alla pensione di vecchiaia bisognerà aver compiuto 67 anni, la legge di Bilancio ha introdotto uno scivolo che permetterà l'uscita anticipata dal mondo del lavoro con un meccanismo che prevede il raggiungimento di almeno 62 anni di età e 41 di contributi: secondo le stime dell'esecutivo, tale possibilità dovrebbe riguardare circa 50mila lavoratori italiani.

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