Persone che risultavano indigenti e quindi percepivano il reddito di cittadinanza sorprese con addosso anche 25mila euro in contanti. Quando uno dei requisiti per avere diritto all'aiuto di Stato è, se si è unico componente di nucleo familiare, non possedere più di 6mila euro in denaro. La Guardia di finanza ha scoperto 39 casi di «furbetti» del reddito di cittadinanza, che sono stati denunciati a piede libero.
L'indagine, coordinata in Procura dagli aggiunti Maurizio Romanelli e, poi, Tiziana Siciliano e affidata ai finanzieri del Gruppo di Linate comandati dal maggiore Marco Mendella, è nata dalle stranezze scovate negli ultimi mesi proprio nell'aeroporto cittadino. Viaggiatori appunto che avevano addosso molti contanti ma che allo stesso tempo risultavano poveri e dunque bisognosi di benefici statali. I soldi venivano nascosti un po' ovunque, in valigia, nello zaino, addosso, anche dentro la cucitura di una cintura. I 39 falsi poveri sono per lo più di nazionalità egiziana, risiedono tutti a Milano e provincia.
Le Fiamme gialle fanno quotidianamente controlli elle frontiere e in aeroporto sul traffico illecito di valuta, anche con l'aiuto dei «cash dog» che scoprono con l'olfatto i contanti nascosti. Se infatti si viaggia oltreconfine con più di 10mila euro, è obbligatorio compilare una dichiarazione al Fisco, altrimenti se scoperti si viene sanzionati e il denaro può essere sequestrato (sopra i 40mila euro). I 39 furbetti provavano nella maggior parte dei casi a portare i contanti nel proprio Paese d'origine. Quando sono stati fermati, non hanno saputo giustificare la provenienza delle cifre che avevano con sé.
Gli inquirenti hanno svolto numerosi controlli su di loro e sul loro reddito e hanno trovato numerose irregolarità nelle domande presentate per ottenere l'aiuto di Stato, con dichiarazioni o documenti falsi, come ad esempio la falsa attestazione sulla composizione del proprio nucleo familiare. Inoltre è emerso che alcuni dei denunciati sono anche proprietari di case date in affitto, altri hanno un'attività imprenditoriale o la partita Iva, altri ancora erano utilizzatori di beni intestati a defunti. Tutte condizioni che avrebbero fatto cessare l'erogazione del reddito e che però non venivano dichiarate. O comunque nessuna delle persone fermate aveva comunicato all'Inps una qualche variazione reddituale, come invece sarebbe richiesto dalla legge.
Gli uomini del maggiore Mendella hanno accertato un danno totale per le casse dello Stato di 456mila euro. L'intervento degli investigatori e l'avviso all'Inps dell'indagine in corso hanno bloccato l'ulteriore erogazione di contributi pubblici non dovuti per 120mila euro.
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