Il commento Perché sbaglia chi vuole l’evento bucolico

(...) Certamente non vanno dispersi anche gli slanci un po’ anomali a far crescere il verde milanese, ma vanno inquadrati in un disegno dominato razionalmente e dal gusto, non da frenesie mediatiche. L’idea avanzata da Stefano Boeri, sul Corriere della Sera, di valorizzare il patrimonio di cascine del milanese come elemento centrale della preparazione dell'Expo 2015, è un’idea che contiene un’indicazione preziosa perché spinge a considerare come la costruzione di una cintura verde intorno a Milano, tale da ricucire ambienti sottoposti a una lunga e disordinata crescita, non sia una scelta da affidare allo spontaneità dei comportamenti, a pulsioni sentimentali, ma vada invece collegata alla valorizzazione di funzioni produttive come quelle che hanno sede tradizionale nelle cascine del milanese. Però se si facesse di questo obiettivo quello unico, o anche solo quello fondamentale, dell’esposizione, si andrebbe incontro a una pericolosa sconfitta. Milano è considerata capitale culturale, tecnologica, del gusto, trasformarla invece in una sorta di luogo bucolico capace per questa caratteristica di attirare milioni di visitatori, non è tanto sbagliato quanto impossibile. Mentre dunque la città deve dimostrare anche la sua sensibilità ambientale, valorizzando in questo senso pure il suo passato agricolo, non deve rinunciare a esibire «simbolicamente» i caratteri tecnologicamente avanzati della sua realtà. Si è rinunciato a una torre «marchio» dell'Expo? Benissimo. Ma non si può trascurare per una grande esposizione del 2015, stadi, stazioni, teleferiche, musei che rappresentino una città all’avanguardia nel mondo. Repubblicana, non imperiale come Shangai. Ma un po’ oltre slow food e cascine. Ai limiti del progresso si risponde con idee di progresso, non con impossibili ritorni all’indietro.

Anche un acuto commentatore di Milano come Giuseppe Turani su Affari & Finanza indulge in questa strana idea che i problemi ambientali milanesi si possano risolvere con formulette. E scrive che la città deve scegliere tra clima e traffico. Come spiegare a una persona che se si suicida, inquinerà molto meno.

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