Condannato a 23 anni dopo un mese è già libero

Antonella Mollica

da Firenze

È stato condannato a 23 anni per omicidio e occultamento di cadavere ma a un mese e mezzo da quella sentenza pronunciata dalla Corte d’assise di Firenze «in nome del popolo italiano» Luca Delli, pluripregiudicato, 27 anni, è già fuori dal carcere. A maggio, al termine della requisitoria per il delitto, il pm aveva chiesto 28 anni di condanna, ma non un nuovo ordine di custodia cautelare. Delli era già in carcere per due rapine. Ma a quel punto i suoi avvocati hanno fatto solo quello che la legge permette di fare: davanti al tribunale di Torino hanno chiesto la «continuazione di reato» tra due vecchie condanne per rapine, in modo da ottenere uno «sconto» di quasi un anno sul cumulo delle pene. Adesso l’imputato ha solo due obblighi: firmare tutti i giorni alla caserma dei carabinieri vicino casa e non uscire di notte. La procura potrebbe chiedere una nuova misura cautelare solo nel caso in cui si configurasse il pericolo di fuga ma il giovane, spiega l’avvocato Paolo Florio, da qualche giorno ha anche trovato lavoro in una cooperativa di facchinaggio e non ha mai sgarrato una volta a obblighi e divieti.
Luca Delli fu arrestato nell’aprile 2003 per l’omicidio di Margherita Bisi, una segretaria di 38 anni, che nel marzo 2002 era uscita dal suo appartamento di Bologna per andare a trovare un non meglio precisato amico di Firenze che avrebbe dovuto incontrare al casello di Firenze nord. Da quel momento della donna si sono perse le tracce. Un mese dopo venne trovata la sua Fiat Tipo in un parcheggio nella zona dell’aeroporto, a due passi dall’uscita dell’autostrada. Sotto il tappetino vennero trovati gli occhiali di Margherita. I carabinieri del Reparto Operativo arrivarono a quel giovane che aveva conosciuto Margherita in discoteca, grazie ai tabulati telefonici. Delli ha sempre negato di aver ucciso la ragazza. «Quella sera ci siamo visti ma poi l’ho lasciata alla sua auto», ha sempre raccontato. I carabinieri gli trovarono i due telefoni cellulari di Margherita, la donna che stava solo inseguendo il sogno di trovare un bravo ragazzo per sposarsi. Anche al processo che si è aperto nel marzo scorso Delli ha ripetuto la stessa versione ma la Corte d’assise non gli ha creduto e lo ha condannato a 23 anni per omicidio e occultamento di cadavere. Il corpo della donna non è mai stato trovato.
Delli aveva già conosciuto l’ebbrezza della scarcerazione: condannato a un anno di carcere, nell’aprile 2004, era uscito per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il gip aveva respinto la richiesta di proroga avanzata dal pm Alfonso Sabella, titolare dell’inchiesta sull’omicidio di Margherita e tutti i tentativi della procura di opporsi non avevano avuto successo. Nel maggio 2004 Delli è tornato in carcere in base a quell’ordine di carcerazione del tribunale di Torino, lo stesso che adesso gli ha riaperto le porte della prigione.
«Questa giustizia non è uguale per tutti - è stato il commento di Tonina Bisi, la mamma di Margherita - per far restare dentro il carcere una persona condannata a 23 anni cosa bisogna fare?», è l’amara conclusione.

Tonina e il marito hanno testimoniato al processo ma non si sono voluti costituire parte civile: «Tanto non serviva a niente - spiega lei con un filo di voce - la mia bambina non c’è più. E non abbiamo neppure una tomba dove andare a portare un fiore».

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