Conservare la natura è il nuovo libro di Francesco Giubilei. È molto interessante e utile. Non è possibile, scrive, da un punto di vista conservatore, lo scrittore-editore, che i temi ambientali siano lasciati alla sola cultura di sinistra. Non è possibile affidare al «globalismo» di Greta e dei suoi ispiratori socialisti e svedesi il tema del cambiamento climatico. Giubilei scrive, sostenuto da un'ampia letteratura, come l'ambiente sia un tema caro alla destra e ai conservatori: «l'obiettivo è ripercorrere con una prospettiva storica e filosofica, il pensiero, le opere, l'attività di pensatori, autori, scrittori e giornalisti che si sono spesi a favore della conservazione della natura con una prospettiva estranea al mondo progressista».
Uno dei passaggi più significativi, proprio nel capitolo che affronta i gretinismo, è il seguente: «è questo il punto che distingue l'ambientalismo di stampo progressista dalla salvaguardia della natura di matrice conservatrice, per i conservatori la tutela dell'ambiente è un fatto anzitutto individuale che deve partire dalla singola persona e dalle azioni di ogni individuo. In questo senso, il problema dell'inquinamento si risolve a partire dalle piccole comunità, dagli enti locali, dalla consapevolezza individuale prima che collettiva». In queste righe c'è la sintesi di un pensiero, che nel libro verrà ampiamente sviluppato, dei conservatori, a partire dall'ampiamente citato e apprezzato, da Giubilei, Roger Scruton. Molto efficacemente Giubilei individua una contraddizione nel pensiero ambientalista e dominante, «una visione della società e dei problemi che non ammette dialogo o suluzioni di buonsenso: c'è un'azienda che inquina ma dà lavoro a migliaia di persone? Per gli ambientalisti è bianco o nero». Per l'autore si tratta di una mancanza di consapevolezza sociale.
Il taglio del libro non vuole essere scientifico, non affronta il tema delle emissioni in sé, ma vuole essere filosofico e politico. E dunque rimprovera essenzialmente alla sinistra il suo ideologismo, la sua capacità, anche per demerito della destra, di egemonizzare culturalmente questo tema. Fa discendere il fanatismo verde dalle origini del marxismo, che denuncia la corruzione, anche ambientale, del capitalismo. Più morbido sull'approccio, che noi ovviamente sposiamo, dei liberisti che ne fanno una questione (partendo da Coase) di attribuzione dei diritti di proprietà, o per meglio dire di loro non attribuzione: se il mare è roba di nessuno, non c'è incentivo a tenerlo pulito.
Ebbene la prospettiva del testo è quella di un conservatore, ma che ha il coraggio di gettare un'ombra definitiva sull'arrogante presunzione della sinistra di essere l'unica a difendere il pianeta. Una presunzione che si scontra, scrive Giubilei, con la storia del pensiero antico, ma anche recente. Da leggere quando nei salotti vi considerano un inquinatore solo perché non siete di sinistra.
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