«Jeff Beck era su un altro pianeta. Alla fine degli anni '60 portò me e Ronnie Wood negli Stati Uniti con la sua band, il Jeff Beck Group. E da allora non ci siamo più guardati indietro. Era uno dei pochi chitarristi che, quando suonavamo dal vivo, mi ascoltava cantare e rispondeva». Sono le parole espresse a caldo da Rod Stewart, a poche ore dalla notizia della scomparsa del grande musicista britannico, che ha rivoluzionato l'utilizzo della chitarra nel rock.
Beck è infatti scomparso l'altra notte, dopo aver contratto una meningite batterica. Aveva 78 anni, ed era tuttora in attività. L'anno scorso aveva inciso con Ozzy Osbourne il brano Patient Number 9, e si era esibito dal vivo con Johnny Depp, assieme al quale aveva registrato l'album 18.
Jeff Beck faceva parte di quella generazione di ragazzi inglesi che, innamorati del rhythm & blues e del rock'n'roll, cominciarono a scimmiottare i maestri americani. Dopo aver ascoltato alla radio gli effetti della chitarra elettrica di Les Pauls, agli inizi degli Anni Cinquanta, aveva tentato di costruirsi un proprio strumento di fortuna, assemblando scatole di sigari e un palo sottratto a una recinzione, su cui aveva disegnato i tasti. Dopo essersi procurato una vera chitarra in prestito, si era dedicato allo studio dello strumento,abbandonando la scuola e impegnandosi in lavoretti saltuari. Intanto si faceva le ossa nei club di Oxford Street, prima con i Nightshift, poi con i Rumbles, che suonano il repertorio di Gene Vincent e Buddy Holly, e infine con Tridents, ispirati da Jimmy Reed. «Era solo blues a dodici battute, ma mi eccitava. Noi lo abbiamo sovralimentato e reso molto rock», raccontava.
All'epoca gli Stones erano ormai delle star internazionali, e gli Yardbirds li avevano rimpiazzati come band leader della scena londinese. Quando Eric Clapton abbandonò la band per entrare nei Bluesbreakers di John Mayall, Jimmy Page, individuato per sostituirlo, era bloccato dagli impegni già presi come musicista di accompagnamento. Era il marzo del 1965, e si stava consumando una spaccatura tra l'ala più conservatrice, che voleva rimanere fedele alla purezza del blues, e chi invece cercava di innovare e potenziare il suono, utilizzando nuovi accorgimenti ed effetti di chitarra. Page fece il nome di Jeff, che fece così degli Yardbirds straordinaria palestra di ardimenti, introducendo nella grammatica del rock la distorsione elettrica, caricando i pezzi di una nuova energia, senza perdere l'immediatezza della parte melodica, che aveva contribuito ad allontanare chi come Clapton temeva di scadere nel blues. Gli Yardbirds pubblicarono con Beck un solo album, Roger the engineer, nel 1966, dove Page, che sarebbe diventato il chitarrista dei Led Zeppelin, fu per brevissimo tempo la seconda chitarra solista, in una sperimentazione allora inedita.
Nel 1967 nacque il Jeff Beck Group. Il chitarrista voleva sviluppare un progetto focalizzato sull'idea di una musica amplificata, che saturasse lo spazio sonoro. Truth, uscito il 29 giugno del 1968, bruciò sul tempo gli stessi Zeppelin, il cui primo lavoro vide la luce il 12 gennaio 1969, e inventò di fatto l'hard rock, pur se ancora venato delle suggestioni per la moda della musica indiana e per la psichedelia che attraversava in quel momento tutta la musica pop britannica. La band era già rodata da un tour americano, con quattro date al Fillmore East, dove suonarono come secondi in cartellone dopo i Grateful Dead. La critica americana scrisse che avevano surclassato il gruppo di Jerry Garcia. «Quando sono arrivati all'ultimo pezzo, tra i fans si era scatenato il pandemonio, come non si vedeva dai tempi dei Beatles». Il suono dal vivo era già oltre il blues, e di lì a breve, nel 1969, con Beck-Ola, venne formalizzata la nascita dell'hard rock. Questa pietra miliare, oggi caduta nel dimenticatoio, costituisce il modello su cui si formò una generazione di chitarristi, interessati a esplorare tutte le possibilità dello strumento, oltre la sua stessa musicalità, a partire da Eddie Van Halen. Beck però non era ancora soddisfatto del proprio suono. «Tutti pensano agli anni '60 come a qualcosa che in realtà non erano. È stato il periodo di frustrazione della mia vita. L'attrezzatura elettronica non era all'altezza dei suoni che avevo in testa», disse in seguito. E se nel 1967 venne fatto il suo nome per rimpiazzare Syd Barrett nei Pink Floyd, due anni dopo venne contattato, dopo la morte di Brian Jones, per entrare nei Rolling Stones, convinti che Mick Taylor non fosse all'altezza. Beck preferì però accasarsi con la sezione ritmica dei Vanilla Fudge, composta da Carmine Appice e Tim Bogert. Sulla suggestione di Jimi Hendrix, si era convinto che il trio si prestasse di più alla centralità del suono della sua chitarra. Un grave incidente stradale, in cui si fratturò il cranio, lo costrinse però all'inattività per oltre due anni. Quando tornò in pista, il mondo era cambiato velocemente.
Iniziò allora a misurarsi con un genere che mescolava rock, jazz e talvolta elettronica, perdendo fatalmente il contatto con le folle oceaniche delle arene rock. I dischi di questo periodo, come Blow by Blow (1975) e Wired, si pongono al di fuori di qualsiasi moda.
Ancorché ridondanti di virtuosismo, nascondono gemme come la malinconia urbana di Cause We've ended with lovers, diventato uno standard per chitarra, e Goodbye Pork Pie Hat, straordinaria rilettura di una celebre pagina del sestetto di Charlie Mingus.
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