Così la razza umana fuggirà dal gelido universo

Il fisico Michio Kaku elabora la teoria dei mondi paralleli

Narra la mitologia cinese che l’universo nacque quando l’uovo cosmico si dischiuse e il dio bambino P’an Ku, come un super-pulcino, iniziò a crescere a dismisura, due metri al giorno. La mitologia indù e buddhista ribatte che l’universo è sempre esistito - come il tempo - e non ha inizio, né fine. Ed è curioso constatare come oggi la fisica stia formulando ipotesi in grado di conciliare queste visioni antitetiche. L’universo potrebbe essere una bolla generata nel tempo su un oceano infinito ed eterno. Proprio dal concetto di multiverso parte Michio Kaku, professore di fisica dell’Università di New York, per puntare dopo poche pagine alla domanda centrale del suo ultimo libro, Mondi paralleli (Codice Edizioni, pagg. 16, euro 30): le leggi della fisica ci consentono di fuggire in un universo parallelo? Una domanda che pare bizzarra, ma presi per mano da questo brillantissimo fisico nippo-americano, possiamo ripercorrere l’evoluzione dell’universo proiettandola fino ai suoi destini ultimi. Quindi venne il tempo, circa 13 miliardi e 700 milioni di anni fa, in cui l’uovo si ruppe, forse non ne uscì P’an Ku, ma una terrificante esplosione, il Big Bang, che mise in moto la macchina cosmica. Le rilevazioni satellitari hanno spedito sulla terra, nel 2002, l’immagine dell’universo neonato, vale a dire la fotografia della carta del cielo a 380mila anni dal grande botto iniziale (ciò è possibile perché la luce che giunge dalle galassie più lontane può aver viaggiato per miliardi di anni luce, si tratta quindi di una sorta di onda elettromagnetica «fossile»).
Ebbene, com’era l’universo in fasce? Impressionante osservarne la forma ovoidale, con i puntini luminosi delle fluttuazioni quantistiche divisi a creare un guscio spezzato sulla linea mediana. Quindi a partire dal Big Bang, racconta Kaku, le possibilità future sono due: o il Big Crunch, un’inversione del moto dell’universo di nuovo al punto di origine. Oppure, tesi più accreditata, il Big Freeze, il «grande gelo» che segnerà la fine di un universo in eterna espansione, con temperature allo zero assoluto.
E quindi la domanda: come scappare da un universo gelido e moribondo? Le risposte sono sorprendenti come la personalità di Kaku, autore di numerosi libri, conduttore di «Science Fantastic», un programma radiofonico popolare trasmesso da novanta stazioni americane, e star di un documentario in quattro puntate sui paradossi del tempo appena trasmesso dalla BBC. Per scampare al Congelatore Cosmico, che in un futuro, per quanto remoto, attende la razza umana, occorre costruire una «scialuppa dimensionale», spiega in Mondi paralleli, e attraversare un wormhole, una sorta di passaggio fra due universi, per andare alla deriva in un universo molto più giovane e caldo. Oppure generare una distorsione temporale e viaggiare a ritroso in un tempo dalle temperature più miti.


Sembra Star Trek, ma è un fatto: ci sono gruppi al lavoro nelle migliori università del mondo che si domandano se i wormholes o i portali dimensionali siano troppo piccoli per l’esodo finale, nel qual caso si potrebbe, spiega Kaku, «ridurre a livello molecolare il contenuto totale di informazione di una civiltà intelligente e avanzata e iniettarlo nel passaggio, perché la civiltà si ricostituisca dall’altra parte». Liofilizzare una civiltà? Pazzesco. Eppure i calcoli e le teorie si moltiplicano e forse un giorno emergerà il calcolo finale per saltare da un universo all’altro, per viaggiare nel tempo, dentro la mente di Dio.

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