Cosche e voti di scambio, arrestato il consigliere del Pdl

Reggio CalabriaLa casa del boss Giuseppe Pelle era diventata come uno dei più venerati luoghi di culto della Calabria: aspiranti sindaci, consiglieri comunali, provinciali e regionali scendevano dalle auto e s’infilavano dritto in salotto a portare le loro preghiere e promettere al potente capoclan favori, appalti ed eterna riconoscenza in cambio dei voti utili a farli eleggere. Tra i dodici affiliati dei Pelle, arrestati ieri dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, ci sono cinque di questi politici. Il più noto, l’unico risultato effettivamente eletto nella consultazione del 28 e 29 marzo scorsi, è Santi Zappalà, medico fisiatra, ex sindaco di Bagnara Calabra, approdato con una montagna di voti, oltre 11 mila preferenze, in Consiglio Regionale nelle fila del Pdl. Gli altri quattro arrestati sono rimasti all’asciutto, ma erano già in prima fila per le prossime elezioni, a cominciare da quelle alla Provincia di Reggio. Come Antonio Manti, candidato col centrosinistra di Loiero nella lista Alleanza per la Calabria, uno che con Pelle elaborava anche la strategia elettorale della cosca. In manette sono poi finiti Antonio Pietro Nucera, Francesco Iaria e Liliana Aiello. Nucera, di professione medico, prometteva di curare i latitanti; Francesco Iaria, ben inserito nel Comune di Natile di Careri, metteva a disposizione ditte amiche per lavori in subappalto e finanziamenti bancari a condizioni vantaggiose; Liliana Aiello, dipendente regionale, garantiva che, una volta eletta, avrebbe manifestato «stima, riconoscenza, amicizia» ai Pelle. Le cimici piazzate dai Carabinieri dentro la casa del figlio di ’Ntoni Gambazza, il patriarca della ’ndrangheta morto un anno fa, che invano aveva tentato di spegnere la faida tra i Pelle-Vottari di San Luca, hanno registrato centinaia di conversazioni di Giuseppe Pelle, finito in carcere lo scorso aprile, con i politici, soprattutto in vista delle elezioni alla Regione. L'uomo di collegamento con quel mondo era l'imprenditore Giuseppe Mesiani Mazzacuva, lo stesso che accompagnava Santi Zappalà nel suo tour elettorale. Zappalà, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, viene ritenuto dagli investigatori uno che frequentava gli ambienti malavitosi per garantirsi voti e appoggi. In cambio, ai Pelle garantiva appalti. Giuseppe Pelle, l’erede al comando, quello che riceveva anche l’ex collaboratore dei Servizi segreti Giovanni Zumbo, che lo informava su tutte le inchieste in corso, aveva capito che per infilarsi nei palazzi del potere non si poteva più permettere di sbagliare candidato. Per questo ragionava che, in passato, avevano disperso i voti puntando su più uomini nei diversi centri del reggino. Il nuovo corso, per Pelle, doveva vedere l'individuazione di sei candidati da portare fin dentro il Consiglio Regionale. «La politica nostra è sbagliata - diceva in uno dei tanti summit per elaborare il nuovo corso - .

La prossima volta quei sei, se si portavano bene andavano a Roma e andavano altri sei al posto di quelli». Puntava alle politiche, Pelle, ma non voleva crearsi inimicizie e per tenere tutti buoni e ossequiosi aveva deciso di promettere comunque a tutti il suo sostegno.

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