Frode fiscale, condannato a 2 anni e mezzo Canio Mazzaro

L'imprenditore condannato per sottrazione fraudolenta di beni e dichiarazione infedele dei redditi. La sentenza relativa alla vendita dello yacht "Unica" nell'aprile 2019

Frode fiscale, condannato a 2 anni e mezzo Canio Mazzaro
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Due anni e mezzo di carcere e la confisca da 644mila euro. È stato condannato oggi a Milano Giovanni Canio Mazzaro, ex compagno del ministro del Turismo Daniela Santanché, imputato davanti alla seconda sezione del Tribunale di Milano, giudice monocratico Emanuele Mancini. Avrebbe utilizzato e venduto lo yacht "Unica" con lo scopo di "fare sparire l’unico bene aggredibile e il suo provento". La posizione della Santanché, che firmò gli atti della compravendita, era stata archiviata a gennaio scorso.

Stando all’inchiesta del pm Paolo Filippini, Mazzaro, a processo per sottrazione fraudolenta di beni e dichiarazione infedele dei redditi, con l’obiettivo di sottrarre all’Agenzia delle entrate, avrebbe venduto la barca Unica a una società di Malta, la Flyingfish Yachting Ltd, interponendo la società Biofood Italia srl di cui Santanché era all’epoca presidente e legale rappresentante. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni. "Ci aspettavamo un esito diverso, proporremo appello una volta lette le motivazioni", ha detto l'avvocato Matteo Mangia dopo la lettura del verdetto.

La tesi dell’accusa è che Mazzaro abbia fatto confluire tutti i compensi alla società M Consulting, al 99 per cento di proprietà della madre: una società "schermo" costruita ad hoc, nonché una sorta di "cassaforte personale" per evitare di dichiarare redditi e spese da privato cittadino. Tra queste, stando alla tesi accusatoria, segnaposti in argento, tre tappeti, vestiti di sartoria indicati come divise da lavoro, cure dentali e l’uso di una Ferrari. Avrebbe anche fatto confluire "le retribuzioni e gli emolumenti percepiti in relazione a cariche sociali e prestazioni professionali e manageriali", percepiti all’epoca in cui era presidente della società Pierrel. "Il modus operandi di Mazzaro - è in sostanza la tesi del pm Paolo Filippini, spiegata nella requisitoria - è creare scatole cinesi, scaricando così le sue spese e non pagare le tasse".

L’avvocato Matteo Mangia, nel chiedere l’assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste" per l’imprenditore 65enne, aveva sottolineato che "se noi diamo una lettura complessiva delle fatture, non ce n’è una che porta a dire che questi beni siano andati sicuramente a Mazzaro, quindi manca il reato presupposto dall’accusa". E anche che l’Agenzia delle Entrate ha analizzato solo nove fatture che sommate hanno un valore di 36mila euro.

"Anche se fossero riferibili a lui, siamo sotto la punibilità della tassa evasa". Sempre secondo il difensore, la vendita della barca non è stata "simulata, le trattative erano iniziate tre anni prima dell’arrivo delle cartelle esattoriali".

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