Neonato abbandonato in un sacchetto, dopo tre anni deve tornare con la madre naturale

Il piccolo "Miele" è stato affidato a una famiglia adottiva dopo che i genitori lo hanno abbandonato. Ma un decreto del tribunale chiede di togliere il bimbo alla coppia affidataria "anche con la forza" entro il 28 dicembre

Neonato abbandonato in un sacchetto, dopo tre anni deve tornare con la madre naturale
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Un neonato abbandonato in un sacchetto, e poi cresciuto per tre anni con una coppia affidataria, dovrà tornare con la madre biologica che lo rivuole con sé. Lo ha stabilito il Tribunale di Catania con un provvedimento che prevede la ricollocazione del bimbo "anche con l'uso della forza pubblica" entro il prossimo 28 dicembre. La notizia, diffusa dal Corriere.it, ha scosso l'opinione pubblica. Al punto che su change.org è stata lanciata una petizione per il piccolo "Miele" - come viene soprannominato il bimbo nell'appello online - affinché possa continuare a restare con la sua nuova famiglia.

La storia del neonato abbandonato

È una storia di amore e sofferenza quella che raccontano i familiari di "Miele". Tutto comincia il 4 novembre del 2020, quando un uomo allerta le forze dell'ordine perché ha trovato in un sacchetto della spesa, in via Saragat a Ragusa, un bimbo nato da poche ore. Il piccolino, che ha ancora il cordone ombelicale attaccato, viene portato subito in ospedale per una grave ipotermia. I medici gli salvano la vita e scelgono per lui il nome che più gli si addice: Vittorio Fortunato. A venti giorni dalla nascita, il bimbo viene affidato a una coppia residente nella provincia di Siracusa con una condizione di "pre adozione". Per tre anni "Miele" cresce circondato dall'amore della nuova famiglia.

I genitori biologici

Nel frattempo si scopre che il padre biologico di "Miele" è lo sconosciuto che ha dato l'allarme il giorno del ritrovamento. Costui ha concepito il bimbo con una ragazza di Modica con la quale ha una relazione extraconiugale. La messinscena serve ad abbandonare il neonato evitando conseguenze irreversibili per il piccino. Sta di fatto che, all'inizio del 2023, l'uomo viene condannato a due anni per abbandono di minore. Lo stesso reato viene contestato anche alla madre biologica del piccolo che, però, è ancora sotto processo e ora rivuole il figlio con sé.

Il decreto del tribunale

La donna ha raccontato di non aver mai voluto abbandonare il bimbo, ma di averlo affidato al padre credendo che quel giorno di novembre del 2020 lo portasse in ospedale (il parto era avvenuto in casa). I giudici di Catania hanno sottolineato che non sarebbe stato verificato il ravvedimento dei genitori naturali e dunque hanno revocato la condizione di adottabilità del piccolo. In sintesi: "Miele" dovrà ritornare con la madre biologica. "Immaginate un bambino – scrivono nella petizione lanciata su change.

org i genitori affidatari - che ha già subito un rifiuto in grembo e un abbandono cruento alla nascita essere costretto a lasciare, dall’oggi al domani, tutte le sue certezze, il suo mondo, le braccia sicure e il calore di mamma papà, gli unici affetti che abbia conosciuto, per essere inserito forzatamente in un contesto in cui tutto è estraneo compresa la persona che dovrebbe iniziare a chiamare 'mamma'".

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