Era stato sorpreso dalle forze dell'ordine in possesso di quasi mezzo chilo di sostanza stupefacente, nascosta in due pacchetti. E si è più volte difeso dicendo di non conoscere il contenuto delle confezioni che doveva consegnare in un negozio. I giudici però non gli hanno creduto, visto che si sono espressi a suo sfavore in tutti e tre i gradi di giudizio. Protagonista della vicenda è un uomo di quarant'anni originario della Nigeria residente a Perugia, condannato nelle scorse ore in via definitiva a tre anni e sei mesi di reclusione per detenzione ai fini di cessione di sostanze stupefacenti. Stando a quanto riportato dal sito PerugiaToday, la storia risale a diversi mesi fa, quando lo straniero venne fermato dagli agenti della polizia giudiziaria nella zona di Fontivegge (una frazione del capoluogo dell'Umbria, ndr). Si trattava di un normale controllo di routine e ad insospettire gli operatori, stando alla ricostruzione degli eventi, fu l'atteggiamento mostrato dal quarantenne, che si guardava attorno con fare sospetto.
Come agiva lo straniero
E nemmeno quando i poliziotti gli chiesero la cortesia di favorire i documenti riuscì a trattenere un certo nervosismo apparso lì per lì inspiegabile. Tanto da opporsi al controllo protestando energicamente, perlomeno in un primo momento. I sospetti che portarono ad approfondire il quadro si rivelarono quindi fondati: l'africano aveva con sè poco più di 400 grammi di eroina, suddivisa in due panetti e avvolta in una busta di colore nero. E tanto bastò per la denuncia ed il successivo processo, celebrato presso il tribunale di Perugia. In aula, il nigeriano avrebbe confermato tramite il proprio legale la versione già fornita agli investigatori: avrebbe detto infatti di essere stato incaricato da una terza persona di recapitare nella zona sita a ridosso della stazione di Perugia i due pacchetti in cambio di un compenso ammontante a circa 200 euro, ma non aveva idea di cosa effettivamente contenessero.
A suo avviso quindi, si sarebbe trasformato in un vero e proprio "corriere della droga" a sua insaputa: avrebbe accettato l'incarico senza fare troppe domande, ma senza sapere della droga. Dichiarazioni che però non hanno convinto gli ermellini, soprattutto a causa della sua reazione dopo essere stato avvicinato dalla polizia giudiziaria. Dopo la condanna in primi grado infatti, anche in Appello la sua giustificazione era risultata poco plausibile.
E a chiudere definitivamente la questione ha provveduto proprio la Cassazione, confermando il verdetto ed addossando al nigeriano anche il pagamento delle spese processuali, oltre al versamento di 3mila euro in favore della Cassa delle ammende.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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