Prima notte nell’infermeria del carcere di Verona per Turetta

Primo giorno in cella in Italia per Filippo Turetta, che nei prossimi giorni verrà trasferito dall'infermeria al reparto "protetti" in una cella doppia

Prima notte nell’infermeria del carcere di Verona per Turetta
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Prima notte in carcere a Verona per Filippo Turetta. Il 22enne accusato dell'omicidio e sequestro di Giulia Cecchettin è stato consegnato ieri mattina, ammanettato mani e piedi, alle autorità italiane presso l'aeroporto di Francoforte. Da lì ha fatto rientro all'aeroporto Marco Polo di Venezia dove, terminate le pratiche burocratiche, tra cui la comunicazione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, è stato preso in consegna dai carabinieri che l'hanno scortato nella città scaligera. "Quando posso vedere i miei genitori?", ha dichiarato agli agenti che terminavano le operazioni di ingresso.

Ha trascorso la prima notte nell'infermeria del carcere, dove rimarrà anche per il prossimi giorni. Questo è un passaggio necessario nel processo di immatricolazione del detenuto, che dev'essere sottoposto agli accertamenti medici, tra i quali il consulto psicologico e psichiatrico, prima di essere trasferito alla sua cella definitiva nel reparto "protetti". Si tratta di un reparto per detenuti per reati a "forte riprovazione sociale" che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati. Quando questo avverrà, presumibilmente all'inizio della prossima settimana, Turetta non sarà in una cella singola, come era stato inizialmente ipotizzato. Trattandosi di un detenuto normale, verrà trattato come tale e recluso in una cella insieme a un'altra persona, anche lui in carcere per reati molto gravi e dello stesso genere. Verrà monitorato h24 per il rischio che commetta atti inconsulti. In quel reparto sono recluse altre 60 persone, che conducono vite slegate.

Durante il volo di ritorno da Francoforte, Turetta non ha mai parlato con gli agenti che l'hanno scortato e anche una volta in carcere, come spiegato dal suo avvocato Giovanni Caruso, non ha parlato nel merito della vicenda. "È molto, molto provato, disorientato, anche se con lui sono riuscito ad avere un'interlocuzione accettabilmente comprensibile ed è in condizioni di salute accettabili", ha detto il legale. Che poi ha aggiunto: "Non ha detto sostanzialmente nulla, non abbiamo affrontato i dettagli. Di fronte a una vicenda così drammatica e tragica c'è stato un momento di presentazione reciproca".

L'unico avvocato sul quale ora Turetta potrà contare per la sua difesa sarà proprio Caruso.

Emanuele Compagno, primo difensore nominato dalla famiglia subito dopo l'arresto in Germania, nel pomeriggio di ieri ha rinunciato all'incarico: "Considero concluso con l'arrivo in Italia di Turetta il mio lavoro di difensore d'ufficio, anche se lui stesso mi aveva nominato quale difensore di fiducia. Adesso il processo andrà avanti. Fin dall'inizio avevo detto ai familiari che sarebbe servito un legale di fiducia, e ho depositato la rinuncia nel pomeriggio di oggi".

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