"Qui parte lo stupro...". I video choc che inguaiano Lucarelli e gli amici

I calciatori del Livorno Federico Apolloni e Mattia Lucarelli sono stati arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e si trovano agli arresti domiciliari. La violenza risalirebbe allo scorso 27 marzo

"Qui parte lo stupro...". I video choc che inguaiano Lucarelli e gli amici

"Qui parte lo stupro eh", è una frase, registrata in un video, di uno degli indagati per la presunta violenza sessuale ai danni di una studentessa americana. L’inchiesta in questione ha portato ieri all'arresto dei calciatori del Livorno Mattia Lucarelli e Federico Apolloni. Sempre negli audio dei filmati, che sono stati girati dagli stessi giovani, si sente, come riassume il giudice per le indagini preliminari di Milano Sara Cipolla, un altro degli indagati che "grida al Lucarelli di farsi da parte per reclamare il proprio turno, dicendogli che lui ha già avuto un rapporto sessuale invitandolo a lasciare 'spazio’ agli altri". La giovane, secondo il gip, sarebbe stata attirata in una trappola dal gruppo di ragazzi, che avrebbero approfittato del suo stato "di inferiorità psichica" di cui erano ben consci. La ragazza ha raccontato a verbale: "Non volevo assolutamente avere rapporti sessuali quella sera, con nessuno di loro (...) io gli ho detto che ho un ragazzo". Tutti gli indagati, spiega ancora il giudice, "partecipano al contesto di esaltazione e di condivisione dei comuni propositi criminosi del gruppo".

La ricostruzione dei fatti

Il 23enne difensore del Livorno in serie D avrebbe spesso nominato di un video che avrebbe potuto scagionarli, ma di questo filmato non c’è traccia. Il padre Cristiano, ex giocatore, ha chiesto più volte al figlio, intercettato, di quel famoso video introvabile e anche quanti ne abbiano in mano gli investigatori. Di video ce ne sono diversi in effetti, e proprio quelle immagini hanno portato i due indagati a essere accusati di violenza sessuale di gruppo e agli arresti domiciliari. Lo scorso 27 marzo una ragazza americana di 22 anni aveva chiamato la polizia affermando di essere stata violentata sessualmente da un gruppo di cinque giovani che aveva conosciuto all’interno della discoteca Gattopardo del capoluogo lombardo. Pochi giorni dopo la denuncia della giovane sono state avviate le indagini da parte della squadra Mobile, diretta da Marco Calì, e coordinate dai magistrati Letizia Mannella e Alessia Menegazzo.

I filmati in mano agli investigatori

La 22enne aveva raccontato agli agenti di essersi trovata ubriaca in piena notte e, quando una sua amica aveva deciso di tornare a casa, di aver accettato il passaggio in auto offertole dai cinque sconosciuti. Le immagini di quanto avviene quella notte vengono immortalate in diversi video riprese con i telefonini dei giovani. Nei filmati si vedrebbe l’americana non reggersi bene in piedi, mentre i suoi accompagnatori sarebbero su di giri: "Questa la si tr... in dieci", "Qui parte lo stupro eh". Invece di riaccompagnarla a casa, in zona di Porta Romana, l’hanno portata nell’appartamento che viene usato da Lucarelli a Milano, nei pressi di piazzale Libia. Nei filmati si vedrebbe la ragazza barcollare e fare fatica anche a salire le scale. In diverse occasioni si sentirebbe la donna chiedere di essere portata a casa e di non voler essere toccata: "Don’t stuck me... I’m not a fucking object", ovvero "non bloccatemi, non sono un fottuto oggetto". Ma il gruppo continua e si sente: "Ragazzi, se lei supera questa porta qui è finita".

I video choc della violenza

Poco dopo Apolloni comincia ad avere un rapporto sessuale, intanto Lucarelli si avvicina al viso togliendosi i pantaloni. Questi sono i due ragazzi che partecipano in modo più attivo alla violenza. Il cellulare viene messo dietro la borsa della giovane per riprendere quanto avviene di nascosto, perché "Se questa chiama la polizia c’inc... tutti". Come scrivono gli investigatori, "in due occasioni si sente la vittima dire che deve tornare a casa: i ragazzi non rispondono". La ragazza, che agli investigatori ha raccontato di ricordare solo qualcosa di quella notte, è però sicura di aver rifiutato qualsiasi rapporto sessuale con loro: "Sono rimasta congelata. Ho detto che ho un ragazzo, questo non poteva succedere perché ho detto di no. Stavo comunque muovendo la testa continuando a dire di no, che avevo un ragazzo".

Il testo della conversazione è riportato nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gip Sara Cipolla. "Mattia, levati dal cazzo, hai già scopato", dice Matteo B. prima di sentire dei rumori di serratura dalla stanza in cui Lucarelli e Apolloni si trovano da soli con la vittima. "Pezzi di merda", è l'insulto che viene rivolto ai due per essere stati esclusi. Sarà poi Lucarelli a riaccompagnare a casa la straniera.

L'ordinanza di 40 pagine

"Le parole dei ragazzi dimostrano come la vittima non ha mai rappresentato per gli stessi una partner con cui avere un rapporto sessuale consenziente, ma un mero strumento per soddisfare le fantasie del gruppo, 'un dono dal cielo’ di cui abusare a proprio piacimento", scrive il gip di Milano Sara Cipolla nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per i due indagati. In un video la ragazza barcolla e ha difficoltà a fare le scale. "Lo stato di inferiorità psichica al momento della violenza dunque, non solo era evidente e ben compreso, ma è stato dagli stessi indagati sfruttato proprio per soddisfare i desideri sessuali del gruppo ben sapendo che la condizione di menomazione in cui versava la vittima e la minorata capacità di difesa della stessa, avrebbe permesso, come in effetti è accaduto, di vincere qualsiasi resistenza della stessa ed avvincerla nella trappola dai medesimi predisposta in modo da concretizzare la violenza sessuale collettiva", scrive il gip.

Nell'ordinanza di 40 pagine si sottolinea come "la condotta di ciascuno dei singoli indagati ha contribuito alla formazione e alla realizzazione del reato: infatti, analizzando più dettagliatamente le azioni di ciascuno dei compartecipi emerge che tutti gli atti perpetrati dagli stessi sono univocamente orientati all'adesione al comune scopo criminoso collettivo e di esso ne costituiscono la progressiva costruzione e al contempo il simultaneo rafforzamento". Per il gip c’è il rischio di reiterazione e "incapacità degli indagati di comprendere appieno il disvalore delle proprie condotte, convinti della propria innocenza". Questa tesi è invece respinta dal legale di Lucarelli, l’avvocato Leonardo Cammarata: "Sono molto colpito dal fatto che le esigenze cautelari nascano dal fatto che nelle intercettazioni i due indagati si professassero innocenti".

Il padre sull'innocenza del figlio

Il padre di Mattia, l'ex calciatore Cristiano Lucarelli, si è detto però certo dell’innocenza del figlio, e lo ha ribadito anche ieri sera su Instagram: "Pensavate che scappassi, che mi nascondessi? Che non ci mettessi la faccia? Ho trasmesso dei grandi valori a mio figlio, se prima ero convinto della sua

innocenza dopo aver letto gli atti rafforzo ancor più l’idea. E inviterei a stare calmi, e ovviamente s’è buttata nel campo del processo mediatico che era quello che ci spaventava. Si rischia di dare giudizi affrettati".

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