Filippo Turetta ha premeditato l'omicidio di Chiara Cecchettin? Questa è la domanda alla quale stanno provando a rispondere gli investigatori che indagano sull'assassino della giovane veneta. Il padre dell'ex fidanzato, che tornerà in Italia sabato mattina con un volo di Stato dalla Germania per essere rinchiuso in un carcere italiano, ha provato a offrire al figlio una via di fuga dall'ergastolo, asserendo che probabilmente il figlio voleva sequestrare la ragazza ma poi qualcosa è andato storto. Per la difesa di Turetta, la premeditazione è uno spartiacque fondamentale: se venisse riconosciuta, il 22enne rischierebbe l'ergastolo. In caso contrario la condanna sarebbe a 30 anni. È anche per questo motivo che la difesa batterà la strada della perizia psichiatrica, considerando che l'incapacità, totale o parziale, di intendere e volere diventano attenuanti in sede di giudizio.
Intanto emergono nuovi dettagli su quanto fatto nei giorni precedenti l'omicidio da Filippo Turetta. Il ragazzo, infatti, ha comprato online lo scotch che ha poi usato per impedire a Giulia di chiedere aiuto dopo la prima aggressione, quella avvenuta a breve distanza dalla sua abitazione. Non un nastro da pacchi ma un nastro argentato, di quelli a forte tenuta che si utilizzano nel bricolage e nel fai-da-te, che ha una presa molto più resistente. Mentre lui si procurava quello scotch, implorava la sua ex fidanzata di vederlo e di non lasciarlo solo, perché altrimenti si sarebbe ucciso. È con questa leva morale che ha sempre potuto tenere Giulia legata a sé, considerandola ancora la sua fidanzata, come ha dichiarato lui stesso alla polizia tedesca: "Ho ucciso la mia ragazza". Queste sono state le prime parole di Turetta quando è stato fermato in autostrada in Germania.
Mentre Giulia era inibita dal chiedere aiuto, visto lo scotch che le impediva di urlare, gli investigatori ipotizzano che Turetta possa averla ripetutamente colpita col coltello mentre i due si trovavano in auto. Una deduzione figlia delle grandi macchi di sangue trovate non solo nel bagagliaio ma anche nel sedile passeggero e nel divano posteriore. Ma anche del fatto che le telecamere di sorveglianza mostrano un solo colpo nel parcheggio di Fossò, mentre sul corpo di Giulia le coltellate erano almeno 20. Per questo non si esclude che l'assassino possa aver infierito anche sul cadavere.
L'arma del delitto sarebbe un coltello da cucina con lama da 12 centimetri. Perché Turetta è andato all'appuntamento con Giulia armato? Voleva intimorirla per tentare il sequestro, come hanno detto i familiari, o voleva incutere paura minacciando di uccidersi? Queste potrebbero essere le spiegazioni della difesa per scongiurare la premeditazione del delitto, ma l'arma si unisce ai sacchi neri che Turetta aveva in auto e con i quali ha coperto il corpo di Giulia e ai guanti, trovati sempre dell'auto. E il tutto va considerato in uno scenario in cui sono presenti anche le ricerche di tracciati secondari in alta montagna nelle zone che effettivamente Turetta ha percorso durante la sua fuga.
Inoltre, mentre la difesa ipotizza lo stato confusionale, pare che il ragazzo abbia effettuato anche un sopralluogo pomeridiano nella zona di Fossò prima di incontrare Giulia, il cui telefono ha agganciato per l'ultima volta la cella riconducibile al centro commerciale. Da quel momento, il cellulare della ragazza è risultato irraggiungibile.
Perché Giulia ha spento il telefono dopo la cena al centro commerciale di Marghera? Cosa è successo nel percorso fino al parcheggio a 150 metri da casa dove è avvenuta l'aggressione? Non si può escludere che ci sia stata una lite già al centro commerciale, dove la cena è stata pagata interamente da Giulia per entrambi. Ma a tutte queste domande risponderà l'indagato, che verrà ascoltato dai giudici probabilmente già nella giornata di lunedì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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