Seppur si tratti di un fenomeno "silenzioso", gli scienziati sono preoccupati per quanto sta accadendo nelle praterie del Nord America, Canada in particolare, dove centinaia di cervi sono stati colpiti dalla patologia da deperimento cronico (CWD) chiamata comunemente con il nome di "malattia del cervo zombie". Si tratta di una patologia neurologica caratterizzata numerosi sintomi i più evidenti dei quali sono le bave, la letargia (ossia stanchezza e sonno profondo), inciampi e una sorta di vuoto nello sguardo. L'allarme è scattato nel Wyoming ma è diffuso anche ad altri Stati. È importante sottolineare che non esisono casi sull'essero umano, la malattia colpisce esclusivamente questi animali.
Le cause della malattia
I poveri cervi sono stati colpiti dai cosiddetti prioni: si tratta di particelle infettive proteiche (da dove deriva il nome) in grado di causare importanti danni neurologici al cervello. In pratica, questa proteina non si comporta come tutte le altre ma agisce da agente infettivo. "Il ripiegamento anomalo di queste proteine prioniche che causano malattie porta a danni cerebrali che fanno apparire il cervello come una spugna", spiegano gli esperti a The Conversation. L'enorme diffusione nei cervi è dovuta all'enorme resistenza dei prioni in grado di rimanere nell'ambiente animale anche per molti anni riuscendo a sfuggire anche ai tradizionali metodi di disinfezione. Infatti non si tratta di una malattia nuova e scoperta soltanto di recente perché in Canada già nel lontano 1996 si era palesata questa malattia che è tornata agli onori delle cronache americane soltanto per un nuovo aumento dei casi negli ultimi mesi.
Nessun rischio per l'uomo
Negli Stati Uniti e in Canada la preoccupazione maggiore è per gli animali ma soprattutto per la caccia al cervo considerata non soltanto un’attività ricreativa popolare ma anche una fonte vitale di sostentamento per molte comunità. "La proliferazione della CWD minaccia di interrompere questo delicato equilibrio, decimando potenzialmente le popolazioni di cervi e compromettendo la sicurezza alimentare nelle regioni colpite", affermano gli esperti da oltreoceano. Ma esistono rischi concreti per l'uomo? La risposta è no: uno dei più importanti studi in materia pubblicato su The Journal of Neuroscience sottolinea la trasmissione soltanto nei cervi e negli alci e si può evitare qualsiasi problematica non consumando carne infetta. Gli esami di laboratorio hanno dimostrato agli scienziati, infatti, che "esiste una sostanziale barriera di specie per la trasmissione della CWD degli alci agli esseri umani".
Situazione tranquilla in Europa
A differenza del Canada, la situazione è ancora più tranquilla in Europa: dati alla mano, soltanto nel 2016 fu diagnosticata questa malattia nel cervo selvatico in Norvegia con alcuni casi autoctoni e nessun focolaio.
Di sicuro, però, questi animali vanno messi in sicurezza rafforzando il monitoraggio per la diffusione di questa malattia "e l’implementazione di rigorose misure di biosicurezza per prevenire un’ulteriore trasmissione come il controllo degli spostamenti delle popolazioni di cervi e alci, l’esecuzione di test regolari per monitorare la prevalenza della malattia e la promozione di pratiche di caccia responsabili per ridurre al minimo la diffusione della malattia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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